Portabilità e pratiche scorrette: da Agcom multe per 815 mila euro a operatori e centro servizi

di Alessandra Talarico |

Italia


Corrado Calabrò

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nell’ambito della sua attività a tutela dei consumatori, ha applicato sanzioni complessive di 815 mila euro a 4 operatori – Vodafone, Telecom Italia, Wind e Opitel – e al centro servizi Calypso.

 

Nello specifico, Telecom Italia è stata sanzionata per 360 mila euro, per la mancata osservanza delle norme relative alla di portabilità del numero: l’Agcom ha infatti appurato che la società, nonostante le formali contestazioni mosse dall’Autorità, “ha continuato ad utilizzare, a fini commerciali e promozionali e senza soluzione di continuità con il passato, i dati dei propri clienti”, impedendo o provocando vistosi rallentamenti al corretto svolgimento delle procedure di portabilità.

 

Raffica di multe anche per comportamenti scorretti: sempre Telecom Italia ha ricevuto una sanzione di 116 mila euro per l’attivazione di servizi non richiesti e un’altra da 20 mila euro per mancata risposta scritta ad un reclamo. Sempre per l’attivazione di servizi non richiesti sono state multate anche Opitel e Vodafone – rispettivamente per 116 mila euro ciascuno, ai quali vanno ad aggiungersi le multe per 20 mila euro ciascuno comminate per la mancata ottemperanza ad un provvedimento temporaneo del Corecom.

Al centro servizi Calypso è stata invece comminata una multa da 103 mila euro per mancata trasparenza delle condizioni tariffarie.

 

L’Agcom ha inoltre comunicato di aver approvato la proposta finale di impegni presentata da Wind a fronte di un procedimento sanzionatorio avviato in precedenza, mentre ha dichiarato inammissibile un’analoga proposta di impegni presentata da Vodafone, dando un termine di 15 giorni per la sua riformulazione.

 

Le pratiche commerciali connesse alla portabilità del numero fisso sono inoltre al centro di un intervento dell’Antitrust nei confronti di Wind che, secondo quanto appurato dall’Autorità, “non avrebbe consentito a diversi consumatori che avevano espresso la volontà di migrare verso un altro operatore di telefonia fissa di esercitare il diritto di recesso dal predetto professionista o avrebbe ritardato l’esercizio di tale diritto, attraverso una serie di comportamenti ostruzionistici”.

 

Diverse le ‘anomalie’ riscontrate nelle pratiche messe in atto da Wind: innanzitutto, la trasmissione del codice di migrazione – che i clienti devono ricevere per poter cambiare operatore – non sarebbe avvenuta affatto o con molto ritardo.

Wind, nota ancora l’Antitrust, “avrebbe inoltre tenuto indebitamente occupata la linea voce e dati per lungo tempo, impedendo all’operatore recipient di disporre della linea, nonostante la comunicazione del codice di migrazione al cliente e la volontà di procedere alla migrazione presso altro operatore”.

Wind avrebbe infine richiesto ai clienti pagamenti per servizi non più erogati a seguito di richiesta di disdetta.

 

Secondo le valutazioni dell’Agcm, quest’insieme di scorrettezze, costate a Wind una multa di 190 mila euro, hanno considerevolmente limitato, se non escluso, “libertà di scelta o di comportamento del consumatore”.