TivùSat: soddisfazione utenti per apertura istruttoria sui canali Rai criptati. L’Agcom dà l’OK alla piattaforma, purché i canali restino free

di Raffaella Natale |

Italia


Antenne paraboliche

“Fa bene l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ad aprire un’istruttoria sulle scelte di criptaggio dei programmi Rai sul satellite, scelte che contrastano con il contratto di servizio e che creano malcontento tra i telespettatori che pagano il canone”. E’ il giudizio di Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd.

“Quanto all’altra istruttoria, quella sulla piattaforma Tivù, prendo atto della decisione, assai contrastata, della maggioranza del Consiglio – continua Gentiloni in una nota -. Una decisione che non cancella i rischi anticoncorrenza dell’operazione, sui quali mi auguro una severa vigilanza dell’Antitrust”.

 

L’Agcom ha deciso ieri di aprire un’istruttoria sui programmi satellitari della Rai, anche se non si è opposta all’avvio della società Tivù Sat, costituita dalla Tv pubblica (48,25%) in joint-venture con Mediaset (48,25%), e Telecom Italia Media (3,5%), dove sono confluiti tutti i canali dei tre broadcaster, prima distribuiti sulla piattaforma di Sky, diventata operativa dallo scorso 31 luglio.

 

L’istruttoria, scrive l’Autorità in una nota, “…dovrà accertare le modalità di distribuzione delle smart card (incluse quelle per gli italiani all’estero) i criteri per la distribuzione dei programmi televisivi privi di diritti per l’estero, la possibilità per tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea con quanto avviene in altri paesi europei. Questo, per dare risposta alle concrete esigenze manifestate dai consumatori e per consentire lo sviluppo della concorrenza in base ai contenuti offerti e non alle apparecchiature utilizzate”.

 

Il Consiglio dell’organismo di vigilanza, all’unanimità, ha deciso l’apertura dell’istruttoria “per verificare il rispetto, da parte della Rai, degli obblighi di servizio pubblico e del contratto di servizio. L’Autorità, sulla base degli elementi raccolti, ha infatti riscontrato un’insufficiente informazione agli abbonati sulle modalità di visione dei programmi Rai in simulcast via satellite, la mancanza di preavviso sulle scelte effettuate, la difficoltà di orientamento dei consumatori nella scelta degli apparati e una carenza di informazione sulla regolamentazione e le modalità di criptaggio dei programmi, la mancanza di tutela dei cittadini all’estero”, scrive l’Agcom.

 

Al contrario l’Autorità presieduta da Corrado Calabrò ritiene che non esistano “i presupposti per l’avvio di un’istruttoria relativa alla costituzione della società Tivù Sat ai sensi dell’art.43 del Testo Unico della radiotelevisione a condizione che le smart card Tivù Sat non siano utilizzate per la fruizione di programmi a pagamento e che la piattaforma offra i propri servizi a tutti i soggetti che ne fanno richiesta a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie. Qualunque modifica agli accordi notificati all’Autorità comporterà il riesame della decisione”.

 

Contestualmente, anche a seguito delle segnalazioni di alcune associazioni dei consumatori e della situazione d’incertezza venutasi a creare tra gli utenti, ha aperto un’istruttoria – conclude la nota – al fine di accertare le tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la loro conformità degli accordi di cessione delle licenze alla normativa di settore nonché tutte le iniziative utili all’adozione di un decoder unico.

 

La nuova piattaforma è stata presentata come un servizio integrativo al digitale terrestre: dovrebbe servire le aree in ombra non raggiunte dal digitale. Pochi giorni dopo la presentazione, i vertici di Rai e Mediaset, hanno deciso di mettere in discussione la concessione a Sky della loro programmazione in chiaro.

 

Tivù Sat parte con 22 canali, tutti free; per accedere all’offerta è necessario acquistare un decoder compatibile da affiancare al normale televisore tramite cavo Scart e una parabola orientata a 13° est. I decoder costeranno inizialmente meno di 100 euro. Poi i prezzi scenderanno.

 

L’obiettivo da raggiungere sono gli 1,5 milioni di famiglie italiane circa che hanno difficoltà con gli altri tipi di segnale.  

 

La nuova piattaforma offre ai canali che aderiranno alla piattaforma, e che potranno essere anche diversi da quelli azionisti, una serie di servizi che vanno dal coinvolgimento nelle campagne di comunicazione effettuate utilizzando il brand Tivù Sat, all’inclusione nelle Epg (guida elettronica dei programmi), al sistema di accesso condizionato Nagravision. La decisione di criptare o meno la programmazione, e in che misura, spetta solo agli editori a tutela dei propri diritti.

 

Tivù  – ha spiegato Luca Balestrieri presidente di Tivù Sat – è ‘ispirata’ a quello che è stato fatto in Europa: in Gran Bretagna il servizio di tv gratuita via sat è nato da una joint venture Bbc e Itv ed è stato commercializzato già nel maggio 2008; in Francia, invece sono due le piattaforme satellitari gratuite. Si tratta di Tnt Sat che trasmette dai satelliti Astra a 19,2° est e che permette la ricezione di 21 canali nazionali e di Fransat, il servizio lanciato da Eutelsat e trasmesso tramite il satellite Atlantic Bird 3.

 

Prossimamente toccherà alla Spagna. Il gruppo Hispasat, insieme all’operatore pubblico Rtve, ha proposto la governo spagnolo di utilizzare il proprio satellite per la diffusione dei canali in digitale terrestre. Il progetto partirà nel2010 inconcomitanza con lo spegnimento del segnale analogico.

 

“Abbiamo scelto di lanciare ora Tivù Sat per accompagnare gli switch-off che inizieranno a partire da settembre – ha rimarcato, Andrea Ambrogetti presidente di Dgtvi -. Dal 14 settembre al 16 dicembre saranno circa 7 milioni le famiglie italiane che transiteranno al Dtt, con lo spegnimento del segnale analogico di parte del Piemonte, della Campania e del Lazio”.

 

Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai, ha precisato che Tivù Sat “non è uno strumento di competizione tecnica, è una società comune che non è nata per fare business”.