Europa 7 chiede al Tar di integrare il numero delle frequenze: ‘Una sola è insufficiente a coprire l’80% del territorio nazionale’

di Raffaella Natale |

Italia


Francesco Di Stefano

Nuovo capitolo nella vicenda che vede coinvolta l’emittente televisiva Europa 7 di Francesco Di Stefano. La società si è rivolta al Tar del Lazio per chiedere la sospensione prima, e il successivo annullamento in sede di giudizio di merito, del decreto ministeriale con il quale l’11 dicembre scorso, assegnando le frequenze televisive, ne ha affidato al gruppo una sola.

“L’assegnazione di una sola frequenza televisiva – ha spiegato Europa 7 – è insufficiente ad assicurare la copertura dell’80% del territorio nazionale e dei capoluoghi di provincia così come richiesto dalla normativa”.

Ieri, davanti alla III sezione Ter del tribunale amministrativo è arrivata la questione in discussione. Ma si è risolto tutto in un rinvio tecnico dell’udienza.

“…Abbiamo scoperto – ha detto un legale di Europa 7, Ottavio Grandinetti – che il nostro consulente, la società Irte , incaricata di sostenere tecnicamente l’insufficiente copertura territoriale in relazione alle frequenze assegnate, ha redatto una perizia sulla stessa questione su incarico del ministero nostro concorrente in giudizio. Il rinvio accordato dai giudici ci consentirà di venire a capo della vicenda e valutare il da farsi”.

 

Nei giorni scorsi, Di Stefano ha inviato una lettera al Commissario Ue alla Società dell’informazione e Media, Viviane Reding, chiedendole di intervenire, per quanto di sua competenza, per far rispettare il diritto Ue nella decennale vicenda giudiziaria di cui è protagonista dal luglio 1999, quando vinse una concessione per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale, senza aver mai ottenuto dallo Stato, in seguito, le frequenze necessarie.

 

Una copia della lettera, datata 27 febbraio, è stata inviata per conoscenza anche al presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Il 31 gennaio 2008, la Corte europea di Giustizia aveva emesso una sentenza a favore di Europa 7 concludendo che il regime italiano di assegnazione delle frequenze non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.

 

Di Stefano ha sollecitato alla Reding “…un Suo intervento, anche per le competenze che Lei ha nella politica dello spettro delle frequenze, affinché la sentenza della Corte venga applicata pienamente sia per l’assegnazione ad Europa 7 di frequenze idonee a realizzare una rete nazionale con copertura dell’80% del territorio e di tutti i capoluoghi di provincia, sia per interrompere il periodo transitorio per le reti eccedenti che nel nostro paese dura ormai da 15 anni”.

 

Il 20 febbraio, Di Stefano aveva già inviato una lettera simile, ma molto più dura, al Commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes, accusandola senza mezzi termini di non stare svolgendo le sue “funzioni istituzionali” di guardiana del diritto comunitario.

In quell’occasione, il proprietario di Europa 7 sottolineava che il mancato intervento dell’Antitrust Ue, nonostante una sentenza della Corte europea di Giustizia che gli dava ragione, sta causando “gravissimi danni” alla sua società televisiva.

“…Constatiamo per l’ennesima volta – scriveva Di Stefano alla Kroes – che la Commissione, fin dalla nostra prima denuncia del 2001, non sta svolgendo le sue funzioni istituzionali e la condotta della stessa, in questi anni, ha causato e sta causando alla nostra società gravissimi danni e pesanti violazioni dei diritti ad riconosciuti dall’ordinamento comunitario, come accertato dalla Corte di Giustizia con la citata sentenza”.

 

Come già per la lettera alla Kroes, Di Stefano ha inviato al Commissario Reding anche una copia del ricorso presentato dinanzi al Tribunale regionale per il Lazio contro il provvedimento emesso l’11 dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo economico, “che ha assegnato a Europa 7 un solo canale invece dei tre che le spettavano per aver vinto la gara del 1999″ .

 

Con la sentenza depositata lo scorso 20 gennaio, la Sesta sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che Europa 7 dovrà ottenere dallo Stato un risarcimento di poco più di un milione di euro perché, pur aggiudicandosi una licenza nazionale, non aveva potuto iniziare le trasmissioni per mancanza di frequenze.

La richiesta della società, dopo un lungo percorso giudiziario, era di 3,5 milioni di euro senza l’assegnazione di frequenze e di 2,1 milioni con le frequenze.

 

Lo scorso dicembre, il ministero delle Comunicazioni ha finalmente assegnato a Europa 7 il canale 8 in banda VHF, per l’attività di radiodiffusione televisiva nazionale, da utilizzare in tecnologia analogica e/o digitale, secondo la tecnica della SFN (Single Frequency Network) e nel rispetto di una serie di condizioni già previste per gli attuali concessionari nazionali.

 

Il provvedimento è stato emanato dopo l’adozione del decreto contenente il nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, nell’ambito del quale, in esecuzione delle risultanze della Conferenza internazionale di Ginevra del giugno 2006, è stato definitivamente introdotto per la radiodiffusione televisiva l’obbligo della canalizzazione europea, da attuarsi entro il 30 giugno 2009.

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