Telecom Italia: Galateri, ‘Azienda sana, normale interesse stranieri’. Sulla banda larga serve più impegno. La PA sia protagonista

di Alessandra Talarico |

Italia


Franco Bernabe' Gabriele Galateri

Telecom Italia è un’azienda sana e con “i fondamentali a posto”. Normale quindi che “ci possa essere un interesse” di investitori stranieri.

È questo il pensiero che il presidente di Telecom Italia Gabriele Galateri  ha espresso a Palermo a margine della presentazione del nuovo modello integrato di servizi ICT per la pubblica amministrazione e le imprese della Regione Sicilia.

 

“Indubbiamente – ha dichiarato Galateri – la nostra è una bella azienda, sana e come tutte quelle aziende che operano nel mondo delle telecomunicazioni ha prospettive importanti, perché, come si è visto, i nostri servizi aiutano le aziende, oltre che la pubblica amministrazione a guadagnare in termini di produttività e competitività”.

 

Sull’interesse, in particolare, di investitori libici, però, le bocche restano cucite. Anche stavolta la società si è trincerata dietro un “non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto detto nell’ultimo consiglio di amministrazione”.

 

Riguardo invece i timori espressi dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sull’eventualità di OPA ostili su “molte validissime imprese italiane” che oggi hanno “una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore”, Galateri ha dichiarato di non sapere se il Governo consideri anche Telecom tra le aziende che potrebbero subire una scalata ostile.

“Ovviamente – ha però aggiunto – gli attuali prezzi sono molto bassi. Questo ci fa tenere gli occhi aperti e ci fa lavorare con ancora maggiore impegno: vogliamo riportare il titolo Telecom ai livelli che gli competono”.

 

Galateri ha quindi manifestato la volontà dell’azienda di aiutare la Regione Sicilia a giocare la carta delle nuove tecnologie per migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese e dare alla Regione nuove opportunità di sviluppo e di progresso.

 

Il nuovo modello integrato di servizi ICT per la pubblica amministrazione e le imprese della Regione, ha sottolineato Galateri, “è in grado di accrescere efficienza e produttività sfruttando le capacità trasmissive della banda larga”,  che, entro la fine dell’anno, dovrebbe raggiungere in Sicilia una copertura di circa il 97% della popolazione telefonica e permettere alla regione di segnare una crescita superiore di un punto percentuale rispetto alla media nazionale (96%).

 

Il problema, in Sicilia come nel resto d’Italia, resta però la scarsa domanda di banda larga: si parla di realizzare nuove reti spendendo decine di milioni di euro, ma i servizi disponibili risultano sotto utilizzati. In Sicilia, ad esempio, solo il 24% delle famiglie utilizza internet (su una media nazionale del 35% e del 27% per quanto riguarda il Mezzogiorno).

Stesso discorso vale per le imprese industriali e di servizi: “solo il 18,4% degli addetti in aziende con più di 10 dipendenti è connesso a internet, contro una media nazionale del 29,1%, mentre solo il 43% delle aziende ha un sito web, contro il 46% del Mezzogiorno e il 57% medio italiano”, ha spiegato ancora il presidente Telecom.

 

Galateri, sottolineando il sempre più stretto legame tra nuove tecnologie e miglioramento della qualità della vita, ha quindi ribadito l’urgenza di giungere al più presto alla giusta “valorizzazione delle nuove tecnologie di comunicazione”.

La domanda, insomma, secondo Galateri, cresce di pari passo con la percezione di un’alta incisività dei servizi e per questo l’esempio deve partire proprio dalla Pubblica Amministrazione, che ancora queste tecnologie le usa molto poco.

 

Telecom Italia si è dunque impegnata a rafforzare la sua collaborazione con le istituzioni locali e le imprese, mettendo a disposizione “tecnologie, servizi e soluzioni che le mettano in grado di rafforzare produttività e competitività e di integrarsi nell’economia digitale”.

Prevista, ad esempio, la possibilità per le aziende di richiedere applicazioni ‘on demand’ senza dover disporre all’interno della impresa di una infrastruttura dedicata.

Tra questi, “archivi digitali on line, soluzioni di gestione posta elettronica, sito web e rete intranet aziendale oltre a soluzioni per la formazione del personale addetto alle attività ICT”.

 

Per la PA, infine, previsti diversi servizi quali mappe digitali, per monitorare il territorio, facilitare le attività catastali e tributarie e anche soluzioni di video sorveglianza per il controllo di impianti di illuminazione pubblica ed edifici, tracciamento delle operazioni di smaltimento dei rifiuti urbani.

Bisogna, insomma, stimolare maggiormente la cultura informatica a tutti i livelli: esigenza ribadita anche dall’ad di Telecom, Franco Bernabè, che nel corso di un convegno dell’Istituto Bruno Leoni sulla banda larga, ha sottolineato che “…il problema oggi in Italia non è spingere su una nuova infrastruttura a banda larga, né su una maggiore apertura della concorrenza del mercato”.

Il problema è piuttosto che “non c’è domanda per la banda larga che già esiste“.

In Italia, secondo Bernabè, “nonostante i servizi registrino i costi più bassi in Europa, il tasso di penetrazione delle linee Adsl è il più basso a livello europeo”.

Ed è in questo contesto che il pubblico deve diventare protagonista di un’evoluzione virtuosa, procedendo, ha detto ancora Bernabè, all’informatizzazione della PA “attraverso lo switch off dei processi analogici”.

Positivo, ad esempio, quanto realizzato con il decreto per la regolarizzazione di colf e badanti che, effettuato per via informatica, “ha messo migliaia di famiglie di fronte al computer”.

Proseguire su questa strada, continuando a eliminare la carta e a spingere sui sistemi informatici, contribuirà a rafforzare la fiducia dei cittadini, che è il vero centro del problema: il mercato italiano, infatti, gode – secondo Bernabè – di un grado di concorrenza “adeguato”, grazie anche agli impegni “volontari” assunti da Telecom Italia contestualmente alla creazione di Open Access.

“Abbiamo scelto – ha concluso l’ad – la strada della trasparenza e della collaborazione con gli operatori alternativi, che consideriamo i nostri primi clienti’.