Antimafia sul web: firmato accordo tra Teche Rai e Libera Informazione per archivio digitale

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Sottoscritto oggi un importante protocollo di intesa tra Libera Informazione e le Teche Rai per l’utilizzo del materiale conservato negli archivi Rai da parte dell’osservatorio nazionale sull’informazione contro le mafie, presieduto da Roberto Morrione. La finalità è quella del perseguimento di percorsi di formazione e informazione sulle tematiche della legalità.

Un portale dell’antimafia, un luogo di incontro tra i media e le associazioni che si occupano di lotta alla criminalità organizzata, ma anche uno strumento di consultazione dei documenti più interessanti degli archivi Rai su questi temi.

 

Su richiesta della Fondazione, la Rai ha deciso di mettere a disposizione copia dei documenti dei propri archivi – foto, video, audio, sentenze, documenti, fino a un migliaio di ore – individuati d’intesa tra le parti, che andranno a costituire una sorta di archivio digitale dell’antimafia sul web.

Sarà la stessa Fondazione a custodirli, garantendone la gestione e l’uso per finalità non commerciali.

 

Claudio Cappon, direttore generale della Rai, ha parlato di “…iniziativa importante per valorizzare il patrimonio delle Teche, ma soprattutto l’informazione del servizio pubblico su temi come la mafia: senza la crescita della coscienza civile nella popolazione, piaghe di questo genere sono difficili da combattere”.

“E’ il nostro modo per lottare contro la criminalità – ha sottolineato – e insieme affermare il ruolo distintivo del servizio pubblico”.

 

Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, citando il giudice Antonino Caponnetto, ha detto: “La mafia teme più la scuola che la giustizia. La nascita di questo osservatorio ci consentirà di portare nelle scuole, nelle università e in altri contesti materiali molto importanti per far crescere il grado di consapevolezza della gente: una società responsabile ha bisogno di documenti”.

 

Un obiettivo sottolineato con forza anche da Roberto Morrione, presidente della Fondazione, che ha puntato il dito contro un’informazione che “ha acceso i riflettori sul processo al clan dei Casalesi solo perché c’era stato Gomorra, il libro di Roberto Saviano“.

 

Di qui l’invito del consigliere Nino Rizzo Nervo, già responsabile della sede siciliana della Rai, a realizzare anche un osservatorio quotidiano sui silenzi dell’informazione: “chi si occupa di questi temi sa che i periodi più pericolosi sono quelli in cui non ci sono i morti: per questo non bisogna mai distogliere l’attenzione, a differenza di quanto e’ stato fatto in questi anni”.

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