Adsl: entro il 2008 la Sardegna prima in Italia a essere interamente collegata. Soru, ‘Grande sfida per superare il digital divide’

di Raffaella Natale |

Italia


Renato Soru

La Sardegna sarà la prima regione in Italia che potrà contare sulla connessione a banda larga in tutti i suoi comuni. Entro la fine del 2008, con il Progetto SICS, anche i più piccoli comuni dell’Isola saranno serviti dall’Adsl attraverso la fibra ottica o ponti radio.

Lo hanno annunciato, in una conferenza stampa, il presidente della Regione, Renato Soru, e l’assessore regionale degli Affari generali, Massimo Dadea.

 

Con sei mesi di anticipo, il 31 dicembre 2007 si è conclusa la prima parte del progetto, finanziata con 6,192 milioni di euro al 50% da fondi Cipe e da quelli regionali.

Il primo intervento ha riguardato 105 comuni su 377 permettendo di superare la situazione di arretratezza tecnologica del 2005.

 

“…La condizione di partenza è mutata favorevolmente – ha spiegato Dadea -. Nel 2005 solo il 25% dei comuni era servito dall’Adsl che raggiungeva il 67% della popolazione, mentre linee e centrali di banda larga si attestavano rispettivamente al 73% e 27%. Ora la banda larga raggiunge il 57% dei comuni, l’82% della popolazione e centrali e linee arrivano al 60% e 88%”.

In Italia attualmente sono serviti dall’ Adsl il 45% dei comuni a fronte del 90% della popolazione.

 

“…Il secondo intervento, finanziato con 14 milioni di euro – ha chiarito Soru – porterà a compimento questo processo di grande infrastrutturazione della rete digitale e per il superamento del digital divide”.

Nei comuni con popolazione superiore a 1.500 abitanti sarà realizzata la rete in fibra ottica che raggiungerà anche i consorzi industriali e tutti i presidi ospedalieri, in quelli con popolazione al di sotto dei 1.500 abitanti e nelle due isole maggiori (La Maddalena e S. Antioco) saranno realizzati ponti radio tra centrali in alternativa al WiMax, utilizzando le vecchie frequenze dell’esercito.

 

Nel sottolineare come anche i 14 milioni del SICS II, provengano per metà da fondi Cipe e per l’altro 50% dalla Regione, l’assessore Dadea ha rimarcato come “questo intervento fosse stato inizialmente considerato dalla Ue come un aiuto di Stato e, come tale, considerato illegittimo. Dopo otto mesi di interlocuzioni condotte dai funzionari regionali – ha precisato – l’intervento è stato riconosciuto del tutto legittimo. In questo modo abbiamo offerto un modello anche per le altre regioni italiane, coma ad esempio la Lombardia e la Toscana”.

 

“….L’abbattimento del digital divide – ha ribadito l’assessore – rappresenta un risultato importante che si inserisce nel progetto di modernizzazione della Regione. La Sardegna, ormai, rappresenta un modello di riferimento in campo nazionale per l’utilizzo delle tecnologie digitali”.

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