Tlc: via libera alla European Telecom Market Authority. La Reding appoggia la visione di Calabrò, ‘Nessuno spazio ai centralismi in Europa’

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Si chiamerà Etma – European Telecom Market Authority – la nuova autorità europea per le telecomunicazioni fortemente voluta dal Commissario per i media e la società dell’informazione Viviane Reding.

La creazione di un supervisore europeo per le tlc è stata al centro di una dura battaglia all’interno della Commissione, che ha visto due influenti Commissari – quello alla concorrenza, Neelie Kroes, e quello all’industria, Gunter Verheugen – criticare duramente il pacchetto di riforme della collega, che comprendeva anche la proposta di dare facoltà alle Authority nazionali di procedere alla separazione funzionale di reti e servizi per rimediare a eventuali storture della concorrenza.

Anche quest’ultima proposta – seppur tra mille polemiche – ha ricevuto il via libera del presidente della Commissione Jose Manuel Barroso.

Il discorso pronunciato dalla Reding ad Atene nel corso del meeting plenario dell’ERG resterà sicuramente indigesto a molti operatori ex monopolisti che hanno esercitato una forte pressione affinché la Commissione non approvasse le proposte di riforma presentate dalla Reding, definendole “inutili e dannose” per la competitività dell’industria e del sistema-Europa.

Il pacchetto verrà invece adottato il prossimo 13 novembre, con buona pace della Reding e degli operatori alternativi, secondo i quali la separazione funzionale rappresenta un rimedio supplementare in quei mercati in cui la non discriminazione non ha risolto gli squilibri dei mercato wholesale.

L’Etma, assicura la Reding rinviando al mittente l’accusa di voler aggiungere un nuovo livello di burocrazia, “si baserà sulle competenze delle autorità nazionali, funzionando in maniera simile all’Agenzia europea per i medicamenti”, con sede a Londra, consentendo cioè una reale partnership tra i regolatori e la Commissione.

La nuova Authority darà il suo parere sulle procedure inerenti la separazione funzionale, che potrà essere utilizzata come rimedio, ma solo in casi in cui sia necessario intervenire per bilanciare squilibri del mercato comprovati da apposite analisi condotte dai regolatori nazionali.

Il bicchiere, secondo la Reding, è mezzo pieno, ma bisogna fare ancora molto per risolvere importanti problemi di competitività.

“So bene che le riforme istituzionali si prestano sempre a sollevare controversie“, ha spiegato la Reding, sottolineando come in questi dibattiti le questioni di potere e di governance a volte “rischiano di diventare più importanti dei problemi sostanziali”.

La Reding ha quindi sottolineato che la Commissione “crede nell’importanza delle autorità nazionali”, che conoscono a fondo i player e i bisogni dei rispettivi mercati.

Per questa ragione, ha assicurato, “ogni sistema che creiamo per avere una regolazione migliore e più efficiente può e deve essere costruito sulla base delle conoscenze e dell’esperienza dei regolatori nazionali”.

La Reding ha quindi citato il presidente Agcom Corrado Calabrò, che spesso parla di un ‘Sistema europeo di regolatori indipendenti’.

“Sono d’accordo con lui – ha detto il Commissario – I centralismi non hanno spazio in Europa. La decentralizzazione è invece un principio guida della legislazione europea sia per quanto riguarda la competizione che la regolazione delle economie di rete”.

“Seguendo i principi di sussidiarietà e rispettando le differenze nazionali, costruiremo su queste aree in base a quanto di buono raggiunto a livello nazionale dalle autorità indipendenti”, ha spiegato ancora il Commissario, sottolineando che non esiste una soluzione valida per tutti allo stesso modo.

La Reding ha anche lanciato una frecciatina alle lobby che vorrebbero fare intendere che il livello di competizione nella Ue è “perfetto”. I fatti sono un’altra cosa, ha spiegato, mettendo in evidenza i dati relativi alla concorrenza nell’accesso diretto, un’area cruciale per lo sviluppo della banda larga.

Secondo i dati Ue, solo il 10,5% del mercato è attualmente in mano agli operatori alternativi, con poche eccezioni, quali ad esempio Gran Bretagna e Danimarca, dove più del 20% degli utenti utilizza provider alternativi.

Ci sono però anche Stati (Malta, Slovacchia, Finlandia, Grecia, Cipro) in cui la percentuale di mercato degli operatori alternativi corrisponde a zero.

“Questo dimostra – ha spiegato la Reding – che c’è ancora molto da fare per raggiungere una reale competizione soprattutto nel settore delle infrastrutture” e che c’è ancora bisogno di regolazioni ex-ante.

Riguardo la separazione funzionale, il Commissario lo considera uno strumento che, “se usato bene e nelle circostanze appropriate può risolvere i problemi di concorrenza eliminando colli di bottiglia e incoraggiando allo stesso tempo gi investimenti non solo degli incumbent ma anche dei new entrant”.

Le cifre dimostrano che nel Regno Unito, come diretta conseguenza della separazione funzionale, le linee in unbundling sono cresciute a quota 2,42 milioni rispetto alle 105 mila del settembre 2005.

“La Commissione collaborerà con quegli Stati che vorranno seguire l’esempio della Gran Bretagna – Italia, Svezia e Polonia – assicurando che questo processo, che spesso porta con sé controversie politiche, sia portato avanti in maniera equilibrata, nel pieno rispetto delle leggi comunitarie e della necessità di assicurare effettiva competizione e investimenti nelle reti di nuova generazione”, ha concluso la Reding.

Secondo molti, quella della Reding può essere considerata una vera e propria dichiarazione di guerra agli operatori storici, che parlano già di “reazione anacronistica” del Commissario che trasporrebbe, a torto, riflessioni fatte per il settore dell’energia in quello delle telecomunicazioni, rischiando di provocare il tracollo degli investimenti nel settore.

La Kroes, da canto suo, ha deposto le armi a una condizione: che fosse ritirato dal campo della regolazione un mercato in più: nel nuovo pacchetto, che dovrebbe entrare in vigore dal 2010, solo 7 dei 18 mercati attualmente regolamentati dovrebbe continuare a esserlo.

La prima battaglia, dunque, è andata alla Reding, che però ora dovrà far valere le sue ragioni davanti ai 27 ministri e agli eurodeputati, in quella che sarà sicuramente una partita infuocata.