Ricerca Censis: gli italiani sempre più online, ma ancora pochi i risultati in termini di Sistema Paese

di Raffaella Natale |

Italia


Internet

“Concentrazioni e flussi di potere nelle reti telematiche” al centro della presentazione della Ricerca Censis, elaborata nell’ambito dell’iniziativa estiva (Un mese di sociale) per discutere e approfondire i temi della società italiana. E’ intervenuto il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, il direttore generale Giuseppe Roma, e Gianni Dominici responsabile del Settore Innovazione del Censis.

 

Lo Studio è incentrato sul sistema della tecnologia informatica e delle telecomunicazioni (Ict), secondo il quale, come in tutto il resto del mondo, è diviso in due: da un lato “ci sono i grandi oligopoli – Microsoft, Google, Telecom Italia – dall’altra c’é una moltitudine che queste tecnologie, dal cellulare ai blog, le usa e, nel suo piccolo, le produce”.

 

Nell’ambito delle reti telematiche e mediatiche vi è stata nel nostro paese una considerevole moltiplicazione di soggetti negli ultimi anni:

– nella diffusione delle reti civiche, nel 1996 i comuni capoluogo online erano il 30% del totale, nel 1999 il 63% e nel 2002 la telematica è stata adottata dal 100% dei comuni capoluogo, e oggi anche dall’86% dei comuni non capoluogo;

 

– nello sviluppo di soluzioni open source, già nel 2002 la comunità italiana era, per numerosità, la quarta a livello mondiale subito dopo la Francia, la Germania e gli Stati Uniti;

 

– nella diffusione dei blog, dall’ultima indagine Technorati sull’universo dei blog (aprile 2007) viene confermato che l’italiano è la quarta lingua parlata a livello mondiale nei blog, ben lontana dopo il giapponese, l’inglese e il cinese ma decisamente  più diffusa dello spagnolo, del russo, del francese e del tedesco.

 

Perché se l’Italia è forte di tante soggettualità tecnologiche e innovative i risultati in termini di sistema, di Paese, sono così modesti?

 

La percentuale di mercato per la banda larga detenuta da aziende monopoliste o ex monopoliste spesso è ancora abbastanza elevata, e in Italia è pari al 69%, subito dopo la Cina nella quale raggiunge l’83%, e prima di Spagna (al 55%) e Germania (al 51%). Dei quattro operatori di telefonia mobile, dove abbiamo un record mondiale di diffusione, tre sono saldamente in mano ad aziende che hanno la testa all’estero.

 

L’UMTS ha fruttato molto allo Stato nell’asta per le concessioni, talmente tanto che i concessionari non hanno poi investito per realizzare il servizio. Inoltre i dati OCSE al 2007 evidenziano come nella diffusione dell’ADSL l’Italia sia in ritardo rispetto agli altri Paesi e va diffondendosi soprattutto in ambito urbano.

Non è sufficiente, dunque, essere un  popolo di inventori se non si completa il “network dell’innovazione” composto anche da chi fa trasferimento tecnologico (i transformers), da chi finanza l’innovazione (i financiers) e da chi fa da facilitatore ed elemento di connessione tra questi attori (i brokers).

 

Anche nei media vige un sistema “duale” che oggi appare un po’ inceppato. Da un lato un sistema di emittenti locali e nazionali e di testate giornalistiche variamente ramificate sul territorio che assomma circa 2.700 soggetti, sempre quasi sotto la linea della visibilità. Dall’altro grandi soggetti, oligopolistici, ben visibili e dominanti sulla scena nazionale.

 

L’Italia è sempre più online e l’italiano è tra la quarta lingua su internet per quanto riguarda i blog. Ma non riesce ad essere innovativa sul fronte delle tecnologie informatiche legate alla rete.

A differenza con l’estero, dove i piccoli prodotti vengono assorbiti dalle grandi aziende, in Italia “…gli oligopoli si sono trasformati in un rigido sistema oligarchico, incapace di creare innovazione“, ha precisato De Rita nel proprio intervento.

 

Il sistema delle reti in Italia, ha detto il presidente del Censis, si muove su un doppio binario: “…da un lato le oligarchie che hanno in mano le tecnologie. Dall’altro la moltitudine di persone che utilizzano quelle tecnologie in maniera creativa. Tra l’uno e l’altro binario c’è una mancanza di dialogo, nel senso che chi detiene le tecnologie non è portato ad innovare nemmeno in presenza di singole persone che sviluppano le loro idee individualmente”.

 

Su quest’ultimo aspetto del fenomeno, De Rita si è soffermato per analizzare ciò che l’utilizzo di blog e siti web 2.0 produce nell’utente: “…da una parte questi utenti, questi creativi, non hanno più bisogno di essere rappresentati: chi vuole rivolgersi ad un politico o a un amministratore lo fa senza bisogno di intermediari. Dall’altra parte si nota la perdita di un meccanismo identitario. Chi utilizza il blog, chi utilizza siti di foto-sharing, lo fa in maniera anonima e, in tal modo, scompare”.

 

Secondo Dominici, autore della ricerca, a questo va sommata la lentezza della burocrazia, la mancanza di investimenti e il ruolo poco chiaro dello Stato. Sebbene tra gli italiani la rete sia utilizzata, “…non riesce a nascere minoranza creativa trainante. Non è sufficiente essere un popolo di inventori se non ci sono finanziatori e intermediari”.

Gli italiani – è rilevato – amano quindi spendere per gadget tecnologici, ma è raro trovare che uno di questi prodotti sia firmato ‘made in Italy’. Si tratta di un paese-consumatore più che di produttori e innovatori.

La ragione di questo fenomeno, ha sottolineato Dominici, “…sta nel fatto che le aziende grandi e piccole non sanno fare scouting, ovvero non sanno andare a scovare i veri talenti che operano nella rete, attraverso il blog od operando su siti come Flickr, e investire su di loro”.

 

Una tendenza confermata anche da Giuseppe Roma, che ha affermato: “…Il settore non ha fatto scouting e non ha investito sul mercato come avrebbe dovuto“. Per il direttore del Censis la ragione non è da ricercare solo nell’oligopolio nelle reti telematiche che caratterizza la realtà italiana: “…l’esistenza di oligopoli, nazionali e multinazionali, negli altri paesi non è un dato di freno: in altre realtà – diverse da quella italiana – si ha la capacità di prendere dal mercato ed investire su piccole realtà. In Italia questo non accade”.

 

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Concentrazioni e flussi di potere nelle reti telematiche

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