Carte prepagate sotto la lente Antitrust. Catricalà: ‘Deriva da arginare’

di Alessandra Talarico |

Italia


Carte prepagate

La scadenza e il credito residuo delle carte prepagate – non solo quelle telefoniche – sono finiti sotto la lente dell’antitrust, che ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva al fine di verificare gli effetti sulle dinamiche concorrenziali dell’utilizzo di questi strumenti che, prevedendo un anticipo di denaro per un acquisto non ancora effettuato, pongono il consumatore in una posizione di debolezza negoziale.

 

Il presidente Antonio Catricalà lo aveva annunciato già nel corso della presentazione della relazione annuale dell’attività dell’Authority, sottolineando che l’indagine avrebbe riguardato le clausole vessatorie ricorrenti in alcune tipologie contrattuali di massa.

 

“Mi riferisco – aveva spiegato Catricalà – alle manifestazioni di scorrettezza commerciale nei confronti dei singoli consumatori”.

Scorrettezze che, a giudizio dell’antitrust, “a volte assumono vaste dimensioni ma sono praticate da aziende che, pur forti sui loro mercati, non rivestono posizioni di dominanza”.

 

Questa situazione impedisce pertanto, allo stato della legislazione, “l’intervento spesso invocato dell’Autorità, lasciando soli i consumatori e le loro associazioni di fronte ai tempi troppo lunghi della giurisdizione”.

” Si tratta di una pericolosa deriva da arginare”, ha quindi concluso Catricalà, sottolineando come con l’acquisto della carta prepagata il consumatore, “è esposto al rischio di comportamenti opportunistici da parte delle imprese che emettono la carta”.

 

L’indagine appena avviata si pone dunque come obbiettivo quello di valutare gli effetti delle regole relative alla scadenza e al rimborso del credito residuo. Temi  al centro di molte polemiche nel mercato della telefonia mobile dopo l’approvazione del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, che prevede l’abolizione della scadenza delle ricariche.

Anche se si decide di non utilizzare una scheda per un anno, dunque, il traffico telefonico residuo resterà utilizzabile, e non azzerato come avvenuto in precedenza, mentre in caso di portabilità del numero, la restituzione del credito residuo dovrebbe avvenire in modo del tutto gratuito per l’utente, senza costi aggiuntivi e senza raccomandate, balzelli che potrebbero costare più del credito residuo, e spingere quindi il cliente a rinunciare a tale diritto.

 

Gli operatori, tuttavia, hanno pensato bene di fare i furbetti e per questo, in seguito all’esame delle numerose denunce arrivate da clienti mobili (di Wind in particolare) che si sono visti notificare la modifica del proprio piano tariffario via sms, l’antitrust ha sottolineato che questi utenti devono poter cambiare immediatamente gestore telefonico con il riconoscimento del credito residuo, utilizzando la portabilità del numero.

 

L’Autorità ha quindi deciso di inviare le segnalazioni dei consumatori all’Agcom per gli interventi di sua competenza.

L’Agcom ha subito ribattuto di aver già avviato sulle medesime tematiche le attività di vigilanza e controllo che le competono e di aver informato il ministro Bersani il 24 aprile.

 

La scadenza del credito residuo delle ricariche telefoniche – del tutto ingiustificata – è costata agli utenti mobili circa 5.600.000 euro: secondo i calcoli delle associazioni dei consumatori, infatti, circa 800.000 utenti all’anno perdono in media 7 euro di traffico a causa di questo limite temporale imposto dai gestori non si sa per quale motivo.

 

L’antitrust dunque vuole dunque appurare se le norme vigenti siano sufficienti a tutelare i consumatori dalle continue vessazioni subite, in particolare in quei mercati nei quali le imprese godano, singolarmente o collettivamente, di una posizione dominante, e in cui “le norme regolamentari potrebbero anche tradursi nell’imposizione di prezzi e condizioni contrattuali eccessivamente gravose, dando luogo ad un abuso sanzionabile in base alla legge Antitrust”.