Tv senza Frontiere: cosa cambierà per l’industria audiovisiva? La sfida è in atto e passa per l’Europa 

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Seminario ‘Industria Audiovisiva e Innovazione: competere nel mercato globale’, Roma 11 dicembre 2006.

Italia


Commissione europea

Un anno fa, il 13 dicembre 2005, la Commissione Europea aveva adottato la proposta legislativa per la revisione della Direttiva “Tv Senza Frontiere“.

Il lungo lavoro di consultazione avviato in tutti i Paesi dell’Unione approdava dunque a un testo su cui il Parlamento ha poi discusso, essendo chiamato a co-decidere insieme con il Consiglio. 

 

Quattro le Commissioni poi incaricate di formulare un parere, Industria, Economia, Mercato Interno e Libertà.

Gianni De Michelis è stato il relatore per la Commissione Industria, unica presenza italiana tra i relatori. La commissione Cultura del Parlamento Europeo, cui competeva il merito, ha adottato quindi un rapporto conclusivo sulla revisione della direttiva “Tv senza frontiere” in data 13 novembre 2006, che ha recepito le proposte delle Commissioni coinvolte, in concomitanza con la riunione del Consiglio dei ministri responsabili per le politiche audiovisive

Il rapporto raggiunge un orientamento di accordo generale pur con la riserva di alcuni Paesi. L’Italia, che ha confermato formalmente il proprio accordo, ha annunciato che allegherà una “dichiarazione di contrarietà ad un’eccessiva liberalizzazione delle norme per la pubblicità televisiva”.

 

Ora, dopo il voto della Commissione Cultura, si è alla tappa conclusiva dei lavori in Parlamento Europeo, che il giorno 13 dicembre voterà in sessione plenaria.

 A quel punto, essendo il nuovo testo in co-decisione con il Consiglio, si aprono due scenari: 

  • il testo licenziato dal Parlamento è in sintonia con la volontà del Consiglio (allora in breve termine si avrà la pubblicazione del nuovo testo, verosimilmente già a febbraio o a maggio);

  • il testo del Parlamento non è in sintonia con il Consiglio: in tal caso il Consiglio deve presentare una sua proposta (che di consuetudine rappresenta una mediazione) ed il parlamento entro tre mesi è chiamato ad esprimersi su di essa.

Prima del voto del Parlamento, Gianni De Michelis propone un seminario di riflessione (Roma, 11 Dicembre 2006) con l’industria e per l’industria.

L’appuntamento, “Industria Audiovisiva e Innovazione: competere nel mercato globale – La sfida è in atto e passa per l’Europa“, mira a marcarne la consapevolezza nella direzione di una più marcata competitività dell’industria (italiana ed europea) coinvolta dal nuovo quadro normativo che si sta delineando in Europa.

 

I lavori verranno aperti da Mario Landolfi, Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza. Introduce Gianni De Michelis.

La Prima sessione riguarda La competitività dell’industria audiovisiva e i nuovi scenari dell’innovazione tecnologica nel quadro normativo europeo e nazionale“.

Previsti gli interventi di Gabriella Cims (Cims Comunicazione), Francesco Carducci Artemisio (Cinecittà Holding), Maurizio Beretta (Confindustria), Giuliano Berretta (Eutelsat), Armando Caltabiano (Simple), Marco Comastri (Microsoft), Marco De Benedetti (Carlyle Group), Luca Josi (Einstein Entertainment), Matteo Maggiore (BBC It), Gianluca Paladini (Digicast), Agostino Saccà (Rai Fiction), Andrea Salvati (Google), Stanislao Smiraglia (TILS), Luca Barbareschi (Casanova).

Modera Guido Salerno Aletta, direttore generale FUB e membro dell’Advisory Board di Key4biz.

 

I lavori riapriranno con la Tavola Rotonda “Creatività per competitività: quali scelte per un sistema europeo dell’offerta“.

Prevista la partecipazione di Marco Bassetti (Endemol), Tullio Camiglieri (Sky Italia), Vittorio Campione (TILS), Sandro Curzi (Rai), Fabiano Fabiani (Apt), Giulio Malgara (Upa), Gennaro Malgieri (Rai), Gina Nieri (Mediaset), Angelo Maria Petroni (Rai), Nino Rizzo Nervo (Rai), Carlo Rognoni (Rai), Stefano Parisi (Fastweb), Riccardo Perissich (Telecom Italia), Tarak Ben Ammar (Dfree). Modera Alessandra Ravetta, Prima Comunicazione. I lavori verranno chiusi da Gianni De Michelis.

 

Nella sessione plenaria prevista mercoledì 13 dicembre, il Parlamento esprimerà la sua posizione sulla proposta adottata dalla Commissione europea un anno fa.

Nel corso dei numerosi dibattiti sia nelle commissioni parlamentari che nei working groups dei relatori, si é progressivamente formata una convergenza su alcuni punti fondamentali della direttiva tra cui il campo di applicazione, il principio della giurisdizione del paese d’origine delle trasmissioni, il diritto a brevi estratti, protezione dei minori, co- e auto-regolamentazione, disabili e produttori indipendenti.

In merito alla semplificazione delle norme sulla pubblicità e l’inserimento di prodotto, un accordo tra i diversi gruppi al Parlamento é tuttora in corso nonostante le diverse sensibilità e i differenti interessi.

 

Una nuova definizione di programma è stata introdotta. Essa limita il campo di applicazione della direttiva in modo tale che un livello minimo di regole comunitarie si applica ai servizi non-lineari su domanda (video on demand)  cosiddetti “TV-like“, cioè aventi immagini secondo forma e contenuti caratteristici delle trasmissioni televisive come già proposto nel parere di Gianni De Michelis in commissione Industria.

 

Giurisdizione/principio del Paese d’origine: rappresenta il punto cardine della direttiva per consentire un più semplice ed efficace mezzo di regolamentazione del “cross-border broadcasting“.

La commissione Cultura, e similarmente il Consiglio, ha proposto una nuova procedura a 2 tappe per ovviare alle preoccupazioni di alcuni Stati Membri, specialmente i più piccoli, rispetto a questioni di circonvenzione della normativa. Posto che  la direttiva stabilisce all’art. 3.1 la facoltà per uno Stato Membro di adottare regole di interesse pubblico generale più dettagliate o più restrittive, il testo prevede una sorta di meccanismo di cooperazione bilaterale tra Stati Membri per trovare una soluzione al problema. Di fatto se un’emittente sotto la giurisdizione di un altro Stato membro dirige una particolare trasmissione televisiva verso il territorio di un altro Stato Membro e quest’ultimo ravvisi un’infrazione di una normativa nazionale di interesse pubblico generale, per risolvere la questione, il Paese ricevente puo’ contattare il Paese avente giurisdizione che richiederà all’emittente di rispettare tali regole. Se non viene raggiunto un risultato soddisfacente, il Paese ricevente potrebbe prendere misure appropriate nei confronti del fornitore dei servizi media previa notifica alla Commissione europea che stabilirà la compatibilità con il diritto comunitario delle azioni da prendere.   Il testo del consiglio prevede anche la possibilità di ricorso al comitato di Contatto previsto dalla direttiva.

 

Nell’articolo che definisce le “opere europee“, come proposto nel rapporto De Michelis in commissione Industria, vengono inseriti i criteri di definizione di “Produttori Indipendenti” che gli Stati Membri devono prendere in considerazione, in particolare riguardo alla proprietà dei diritti secondari, alla proprietà dei diritti dell’industria di produzione, al numero dei programmi forniti alla stessa emittente

 

La commissione Cultura del Parlamento ha approvato un compromesso che prevede che il PP é proibito come principio generale ma per deroga gli SM possono esplicitamente introdurlo per determinate categorie di programmi o in caso di aiuti alla produzione dove non é prevista una remunerazione ma solo la fornitura di beni e servizi. Inoltre esclude che si possa effettuare PP x “news and current affairs programmes, documentaries, advisory programmes” e stabilisce la presenza di un segnale ogni 20 min che identifichi il PP.

Rispetto al testo del Consiglio, che non prevede né il concetto di “aiuti alla produzione”, né le esplicite esclusioni delle categorie di programmi sopraccitati né infine il segnale identificativo, aggiunge la categoria del “light entertainment  programme” alla lista dei programmi dove PP può essere autorizzato dagli Stati Membri mentre concorda con il Parlamento sul divieto di effettuare tale tecnica all’interno dei “children’s programmes“.

Inoltre é importante sottolineare che le due Istituzioni introducono entrambe una “sunset clause” che esclude l’applicazione di tale divieto per i programmi prodotti prima della trasposizione della Direttiva al fine di consentire agli operatori di trasmettere i programmi già acquistati. Infine, rispetto al testo del Consiglio, appare importante notare che nel compromesso del Parlamento é assente la disposizione che prevede la possibilità per gli Stati Membri di non ottemperare all’obbligo di informazione dello spettatore circa l’esistenza di PP nel caso non ci sia pagamento diretto al fornitore di servizi di media.

 

La commissione Cultura del Parlamento ha votato un emendamento che  propone un periodo minimo di 45 min tra i successivi intervalli pubblicitari per le seguenti categorie di programmi: “films made for television, cinematographic works concerts, theatre plays and operas“. Propone 30 min per “children’s programmes” and “news programmes” se durano più di 30 min. La commissione Cultura raccomanderebbe pertanto regole ancora più restrittive rispetto all’attuale regolamentazione in vigore (regola del 45+45+20) dal momento che verrebbe prolungata la durata minima dei programmi precedentemente menzionati prima di poter contenere un break pubblicitario.

 

Il Consiglio propone un periodo minimo di 30 min per le stesse categorie di programmi della proposta della CE (films made for television, cinematographic works […]and news programmes) con esclusione di “series, serials, and documentaries”. La categoria “light entertainment programmes” non vengono però esclusi ma omessi.

Per i  children’s programmes”  ipotizza 30 min se durano più di 30 min.

Il testo della proposta della Commissione europea propone invece 35 min per tutte le categorie di programmi (films made for television, cinematographic works, […]children’s programmes and news programmes) con esclusione di “series, serials, light entertainment programmes and documentaries”.

Sono attualmente in corso accordi tra i gruppi politici al Parlamento per modificare l’emendamento sui tetti pubblicitari passato in commissione Cultura.

 

Viviane Reding – Why Europe needs to modernise its TV without Frontiers Directive

 

i2010 – A European Information Society for growth and employment

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