Il motore di ricerca mette il camice bianco: cresce l’utilizzo da parte dei medici

di Alessandra Talarico |

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Lo avranno fatto tutti gli ipocondriaci con accesso al web: niente viene più facile che mettere su un motore di ricerca i sintomi della propria malattia per avere una diagnosi veloce. Ma quanto affidabile?

La diagnostica in rete, infatti, può fare più male che bene, ma cosa ben diversa accadrebbe se la potenza degli attuali motori di ricerca fosse utilizzata dai professionisti della medicina.

 

Secondo i medici del Princess Alexandra Hospital di Brisbane, in Australia, ad esempio, Google è uno strumento che può tornare molto utile nella diagnosi di alcune malattie anche molto difficili da individuare.

Hangwi Tang e Jennifer Hwee Kwoon hanno condotto un test molto semplice: hanno selezionato da tre a cinque termini relativi a 26 malattie di difficile diagnosi apparse lo scorso anno sul New England Journal of Medicine e li hanno messi su Google.

 

Le risposte ottenute, in 15 casi, erano in tutto e per tutto corrispondenti a quelle pubblicate sulla rivista specializzata. Gli articoli medici elencati dal motore sulla base delle ricerche effettuate erano più di 3 miliardi.

 

Pur facendo gli opportuni distinguo, dunque, questi medici – che hanno pubblicato i risultati del test sul British Medical Journal – hanno riferito che “in alcuni casi complicati spesso può risultare utile andare su Google in cerca di una diagnosi”.

 

I motori di ricerca, di fatto, sono una miniera enorme di documenti – di interesse non solo medico – e in questo campo possono essere, se non certo un surrogato del parere di un medico, quanto mai un prezioso supporto al loro lavoro.

 

Certo, non tutti sono d’accordo: c’è infatti chi considera queste ricerche un nonsense, una pratica ad altissimo margine di errore in un settore dove ogni errore è, purtroppo, fatale.

Per il dottor Mike Hogart, ad esempio, si tratta di uno studio molto interessante, ma anche ‘vago’ riguardo i criteri di ricerca: “messa così sembra che basti mettere due parole su Google per avere una diagnosi corretta, e questo è ridicolo”.

 

Per Hogart, l’aiuto di Google in campo diagnostico può tornare utile al massimo ai tirocinanti, che attraverso la ricerca sul web possono accedere a una serie di documenti “adeguati a definire la condizione di interesse”.

 

Fatto sta che sono sempre più numerose le persone che, in tutto il mondo, ricorrono a internet per avere una prima – e a volte anche unica – idea delle proprie condizioni di salute.

 

Secondo i dati di un’indagine realizzata dal Censis per conto del Forum della Ricerca Biomedica, la quota di italiani che, nel complesso, usa internet per informarsi sulle questioni della salute, al di là della contingenza di avere effettivamente un problema da risolvere è del 25%.

 

“I motori di ricerca sono il primo punto di riferimento per due terzi degli utenti internet che hanno un problema di salute che li riguarda in prima persona o che riguarda un familiare o un amico”, ha spiegato Susannah Fox di Pew Internet & American Life Project.

“Oggi – ha continuato – gli utenti internet, quando vanno a trovare qualcuno che sta male, oltre ai fiori e agli auguri di pronta guarigione, grazie al web portano anche il dono dell’informazione”.

 

È ovvio che non si può prendere per oro colato tutto quello che viene elencato in una ricerca effettuata sul web, ma dal momento che sono tantissimi gli utenti che utilizzano i motori di ricerca per saperne di più sulla propria malattia, è evidente che l’interesse dei medici nelle possibilità offerte dalle nuove tecnologie di archiviazione digitale diventa più che plausibile, anche per poter mettere le società come Google nelle condizioni di offrire soluzioni su misura sempre più adatte alle esigenze delle diverse categorie professionali che si affidano alla rete anche per offrire servizi migliori agli utenti.

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