Tlc e minori: il CNU chiede sanzioni più severe, fino alla revoca della licenza, per gli operatori che diffondono materiali pornografici

di Alessandra Talarico |

Italia


Telefonia mobile

Una normativa dell’Autorità con valore vincolante per gli operatori in previsione di sanzioni più severe rapportate al profitto realizzato, fino ad arrivare alla revoca della licenza.

Questo il punto centrale della delibera inviata dal Consiglio Nazionale degli Utenti all’Agcom per porre un freno alla diffusione e al commercio di materiali pornografici sui telefonini.

 

Diversi i punti affrontati dalla delibera del CNU, che chiede innanzitutto uno strumento più adeguato del Codice di autoregolamentazione  risalente al 2003, che – spiega il presidente Luca Borgomeo – “non ha mai funzionato” ed appare oggi quanto mai inadeguato alla tutela dei minori che possono accedere ai contenuti pornografici da una miriade di dispositivi e senza alcun controllo valido.

 

Perché l’intervento sia efficace serve infatti l’impegno di tutte le parti coinvolte: prima di tutto gli operatori, che dovranno fare in modo che i contenuti dichiaratamente erotico-sessuali non siano disponibili al momento dell’acquisto di una scheda telefonica, ma siano “oggetto di richiesta esplicita dell’utente nei confronti del gestore telefonico prescelto”.

 

Le società telefoniche – chiede ancora il CNU – dovrebbero fare in modo che l’accesso a contenuti per soli adulti divenga un’opzione esplicita del cliente, nonché impegnarsi a formulare contratti più chiari che indichino in maniera inequivocabile quali servizi sono disponibili solo per gli adulti.

E’ necessario inoltre che le aziende si impegnino o siano obbligate a realizzare un sistema che inibisca l’aggiramento delle limitazioni predisposte, “attuato attraverso il ricorso a fornitori esterni di servizi in grado di accedere ai contenuti vietati attraverso specifiche numerazioni”.

 

Tra gli attuali strumenti di tutela dei minori c’è infatti la possibilità di disattivare l’accesso a contenuti ritenuti sensibili, ma nessuno vieta a un minore di riattivarli con una semplice telefonata.

 

Agli operatori, poi, il compito di comunicare esplicitamente, all’atto di vendita, i  livelli di affidabilità dei sistemi di ‘parental control’ adottati e di realizzare una campagna informativa indirizzata ai genitori in cui si spieghi chiaramente che se il telefonino passa nelle mani di un minore, i contenuti porno vanno criptati, nel rispetto delle norme vigenti, nonché di pubblicizzare adeguatamente i diritti degli utenti in merito all’accesso a contenuti indesiderati.

 

L’Authority, da canto suo, dovrà indicare in maniera che non lasci margine di interpretazione quali sono i contenuti ‘sensibili’ e i parametri di valutazione che permettano di graduarne il livello di pericolosità per i minori, nonché elaborare divieti e sanzioni che impediscano ai gestori di effettuare lo ‘split’ da un normale numero telefonico a un numero a valore aggiunto senza esplicita richiesta e analoga conferma.

 

La delibera del CNU chiude un’indagine conoscitiva avviata in seguito a un esposto contro H3G, che aveva messo a disposizione sul suo portale una serie di video alcuni dei quali ritenuti inadeguati ai minori, di cui si incentivava la diffusione attraverso l’offerta di ricariche.

 

“L’offerta del menu dei servizi – ha spiegato il CNU – non soltanto non garantiva compiutamente i minori dal rischio di accedere a materiale comunemente indicato come ‘contenuti sensibili’, vale a dire immagini sia fisse che in movimento a dichiarato ‘contenuto erotico-sessuale’, ma ne incentivava addirittura la produzione in proprio da parte degli utenti, offrendo la ricarica gratuita del proprio telefonino in cambio di proprie fotografie ammiccanti o esplicitamente sexy da mettere in rete”.

 

Il CNU – ha spiegato il vicepresidente, Remigio Del Grosso – chiede anche “che questi video, spariti dai portali, non restino ancora accessibili attraverso numeri telefonici raggiungibili sia dai cellulari (48XXX) sia dai telefoni fissi (892XXX), che auspichiamo possano essere al più presto disabilitati gratuitamente dagli stessi utenti”.

 

Secondo un sondaggio Eurobarometro del maggio 2006, in Europa, il 70% dei giovani tra i 12 e i 13 anni e il 23% dei bambini d’età compresa tra gli 8 e i 9 anni possiede un telefono cellulare.

A luglio anche la Commissione europea è entrata nel merito dei potenziali rischi legati all’utilizzo dei telefoni cellulari da parte dei minori, lanciando una consultazione pubblica che si chiuderà il 16 novembre.

“I telefoni cellulari fanno parte della nostra vita quotidiana, non solo di quella degli adulti, ma anche di quella degli adolescenti e, sempre più, di quella dei bambini. La comunicazione mobile rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo delle economie e delle società europee. È necessario, tuttavia, continuare a garantire la tutela dei minori” ha dichiarato Viviane Reding, Commissario Ue responsabile per la società dell’informazione e dei media, secondo cui “la responsabilità della tutela dei minori nel campo della telefonia mobile spetta a tutti gli attori del settore: imprese, associazioni per la tutela dell’infanzia e organismi pubblici. Migliorando l’efficacia dell’autoregolamentazione si ridurrà la necessità dell’intervento statale”.

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