iPod con virus: Apple se ne lava le mani. Per Microsoft, la vicenda dimostra la scarsa serietà del gruppo

di Alessandra Talarico |

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Per più di un mese, alcuni iPod hanno contribuito alla diffusione di un virus informatico sui computer e i drives esterni a essi connessi, rendendoli vulnerabili a eventuali attacchi hacker.

Il worm è conosciuto col nome RavMonE.exe e si diffonde su tutti i dispositivi connessi al computer, oltre ad aprire una back door che permette agli hacker di guadagnare accesso al computer infettato.

 

Il nome deriva da un programma assolutamente regolare chiamato RAV Anti-Virus. Gli hacker, infatti, utilizzano spesso i nomi di programmi innocui per generare confusione. Sia Sophos che McAfee ritengono che il malware appartenga alla famiglia RJump.

 

Il problema – che sarebbe già stato risolto – riguarda una piccola parte dei lettori venduti a partire dal 12 settembre e il worm avrebbe compromesso soltanto i Pc con sistema operativo Windows, i cui proprietari – ovviamente – non si sono resi conto dell’infezione.

Spiega infatti Edward W. Felten, direttore del Center for Information Technology Policy della Princeton University, che questi rischi sono molto comuni nei dispositivi di storage proprio per il fatto che “Windows è progettato per accettare programmi da questi apparecchi molto facilmente”.

Apple, da canto suo, fa sapere di avere ricevuto soltanto 25 segnalazioni, che si traducono però, aggiunge Felten, in “chissà quanti Pc infettati”.

 

La casa di Cupertino non ha richiamato gli iPod interessati al problema ma ha comunicato che il virus può essere identificato e rimosso utilizzando uno qualunque dei software anti-virus in circolazione, non mancando di lanciare una frecciatina all’azienda di Bill Gates che non sarebbe in grado di proteggere gli utenti da simili attacchi.

 

La smentita da Redmond non si è fatta attendere: Microsoft ha infatti risposto che dovrebbero essere i fornitori di terze parti a verificare un attento scanning sui propri prodotti, in modo da non esporre gli utenti a rischi inutili.  

 

“Non importa su quale piattaforma si sia originato il virus”, ha riferito a InfoWorld Jonathan Poon, responsabile della verifica dei software a Microsoft.

“Il punto è che è stato trovato sul lettore portatile e questo vuol dire solo una cosa: che la questione riguarda la qualità dei controlli, soprattutto in merito ai contenuti”.

 

“Il fatto che Apple accusi Microsoft – rincara il predecessore di Poon, James “Randy” Abrams – dimostra una mancanza di cognizione dei processi di messa in sicurezza che precedono la produzione. I virus sono solo un sintomo del problema, ma la cosa grave è che Apple non sapeva cosa stava per vendere”.

 

La questione riguarda dunque la messa in sicurezza dei prodotti prima della vendita.

“Gli errori possono capitare – aggiunge Abrams – ma le compagnie intelligenti accettano le proprie responsabilità, si comportano in modo corretto con i clienti e risolvono il problema”.

“Quelle meno serie invece – conclude – giocano a scaricare le responsabilità sugli altri”.

 

Per la serie: Apple incassi e porti a casa.

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