Mediaset e Telecom Italia smentiscono la fusione, ma gli ambienti finanziari insistono

di Raffaella Natale |

Italia


Marco Tronchetti Provera e Fedele Confalonieri

Mediaset al centro di questo caldo fine settimana italiano. L’ipotesi di fusione con il colosso delle tlc Telecom Italia è tornata a riempire le pagine dei giornali, con smentita da una parte e dall’altra.

Tutto è partito con un’editoriale, con il titolo “Silvio pronto a fondere Mediaset con Telecom”, del direttore di Libero Vittorio Feltri in cui si ventilava questa fusione tra le due grandi società.

Il gruppo di Cologno Monzese in una lettera ha smentito questa ipotesi: “Gentile direttore, Mediaset smentisce categoricamente l’esistenza di progetti o piani aziendali che prevedono l’ipotesi di fusione tra Mediaset e Telecom Italia“.

Per la società di Marco Tronchetti Provera, si tratta di una notizia “destituita di ogni fondamento“.

 

Non è la prima volta che le due società sono costrette a smentire voci di questo genere. Ma cerchiamo di capire cosa può esserci dietro. Il futuro economico dell’Italia dipende molto dal successo dell’industria delle comunicazioni: Mobile Tv, Video on demand, telefonini di nuova generazioni, sono solo alcuni dei segmenti su cui si costruiranno le future ricchezze, come confermano gli esperti, ma anche i primi dati di questo mercato.

E’ soprattutto la Tv in mobilità a muovere gli interessi delle telco e dei broadcaster. Rappresenta un esempio chiave della convergenza digitale, tra network, dispositivi e contenuti. Importante anche per le opportunità di business, di posti di lavoro, e di nuovi servizi a vantaggio dei consumatori che vanno creandosi. Queste sono le fondamentali ragione che hanno fatto della Mobile Tv il cuore del Piano i2010 per innovare la Società dell’Informazione.

 

La mobilità è un potente driver di crescita: all’inizio del 1990, le più ottimistiche previsioni per la telefonia mobile parlavano di 40 milioni di utenti su scala mondiale per il millennio. Oggi oltre 1,5 miliardi di persone usa i cellulari GSM (sono circa 430 milioni in Europa).

E il trend è crescente: ogni giorno un milione di nuovi utenti si abbonano ai servizi di GSM. Naturalmente l’industria europea ha tratto grande beneficio da questo business. Uno Studio della Deutsche Bank stima che il GSM rappresenta il 2% del PIL europeo. Si tratta di un risultato davvero significativo.

 

Forse è quindi anche ovvio che Mediaset e Telecom Italia ci ragionino insieme. Le indiscrezioni circolano negli ambienti finanziari da diverso tempo ormai ed esistono già accordi tra Mediaset e Telecom. Ma si può parlare di fusione?

In un’intervista a Repubblica del novembre scorso, il presidente di Telecom Italia ha commentato: una fusione “non ha alcun senso dal punto di vista industriale”.

“Telecom è un’autostrada sulla quale possono transitare in molti. Con Mediaset stiamo solo collaborando per ottimizzare la distribuzione dei loro prodotti“, ha spiegato, sottolineando che anche “per chi produce contenuti è più interessante avere più reti di distribuzione” e che le società televisive hanno peraltro “diversità di gestione non indifferenti” con le società telefoniche, “obbligate a investire molto in tecnologia e nello sviluppo delle reti“.

 

Subito dopo anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri è intervenuto sulla vicenda: Mediaset non ha “nessuna idea e nessuna velleità” di fare accordi con Telecom Italia. Con la forte liquidità, che alla fine del terzo trimestre ammontava a oltre 200 milioni di euro, Mediaset “é pronta a cogliere eventuali opportunità che si dovessero presentare”, ha sottolineato Confalonieri, concludendo che tuttavia “non c’é alcuna trattativa in corso“.  

Dichiarazioni che comunque dicono tutto, e il contrario di tutto.  

Oggi qualcuno azzarda l’ipotesi più accreditata negli ambienti finanziari competenti: “una probabile jointventure all’inizio, poi lentamente la costruzione di un grande gruppo che starebbe tranquillamente tra i primi cinque del mondo“.

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