Mobile Tv, scocca l’ora delle scelte: regole certe, standard unico, modello economico valido e contenuti di qualità

di Raffaella Natale |

Italia


Mobile Tv

La Mobile Tv è un business da svariati milioni di euro, che sta attirando l’attenzione di broadcaster, operatori telecom, ma anche dei semplici consumatori, incuriositi dalle possibilità televisive offerte dalla nuova tecnologia.

La Francia è in prima linea nella sperimentazione, con il sostegno del governo, dell’industria di settore, ma anche degli utenti, disposti a spendere dai 5 ai 10 euro al mese per accedere a questi servizi.

Nonostante i test siano già partiti, restano, però, da chiarire diverse questioni strettamente tecniche e regolamentari. Necessario che il governo si mobiliti e predisponga delle disposizioni complete e dettagliate per inquadrare questo nuovo modo di fare e fruire della televisione.

 

Lo stesso problema si è presentato in Italia, dove l’Autorità garante per le comunicazioni ha avviato un’indagine conoscitiva sulla tecnologia DVB-H (Digital Video Broadcast Handheld), che consente appunto la fornitura di servizi televisivi su terminali mobili di nuova generazione. Dalla sua, il Ministero delle Comunicazioni ha comunicato che avvierà una consultazione pubblica.  

 

Fino a non molto tempo, tutti applaudivano allo standard DVB-H, fortemente sostenuto da Nokia e dagli analisti che pensavano che sarebbe stato quello maggiormente utilizzato. Ma pare che adesso siano emerse le prime incertezze.

“La questione delle frequenze pone problemi“, ha spiegato Gilles Bregant, direttore tecnico del Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (CSA). Il DVB-H gioca d’anticipo, ma restano ancora tante cose in sospeso.

 

La spiegazione è semplice: il DVB-H usa la banda UHF che in Francia è ormai satura. Se mancano frequenze l’offerta di canali sarà limitata.

Ancora peggio, questo standard pone problemi per la ricezione indoor che risulta debole, specie all’interno degli immobili. Anche Didier Huck, vicepresidente di Thomson, sottolinea la necessità di una tecnologia alternativa.

 

Sono possibili due soluzioni. La prima consiste nel liberare le frequenze analogiche, ma questo pone un conseguente problema di regolamentazione, oltre che quello del pagamento delle frequenze liberate, come evidenzia Daniel Boudet de Montplaisir, autore del Rapporto “Télévision numérique et mobilité”.

La seconda possibilità potrebbe essere quella di optare per un’altra tecnologia. Più precisamente l’idea è di mixare DVB-H e satellite. “Questa tecnologia mista è stata già provata“, ha sottolineato Nick Stubbs, direttore generale di Astra France. “Consente una migliore qualità e una migliore copertura, più precisamente in indoor“.

 

Sulla stessa linea Olivier Coste, che si occupa di Strategy and Business Development per Alcatel Space: “Noi ci stiamo orientando verso un’offerta mista, satellite/terrestre che permette una copertura globale e un maggior numero di canali. Per altro, il satellite permette un uso anche in caso di catastrofe naturale per esempio, cosa che non è possibile con le reti terrestri”.

 

Per gli industriali è grande la tentazione di proporre le proprie tecnologie. Alcuni Paesi potrebbero, dalla loro, optare per una soluzione differente da quella del proprio vicino. Queste due possibilità potrebbero addirittura uccidere il mercato.

 

Da Eutelsat, sottolineano l’importanza per l’Europa di uno standard aperto e comune. “Si tratta di un principio determinante per assicurare la continuità del servizio e la solidità del modello economico della Mobile Tv“, commenta Bertrand Mabille, Direttore per la Strategia e la Regolamentazione per SFR.

 

Per molti, invece, a fare la differenza saranno i contenuti e non la tecnologia. Un buon numero di osservatori ritengono che sia proprio questo il cuore del problema. In alcuni Paesi, i servizi di Mobile Tv sono dei veri flop a causa della debolezza dei contenuti. E’ il caso del Giappone, che utilizza un sistema basato sul satellite.

“Solo 20.000 persone si sono abbonate al servizio dopo un anno di attività“, osserva Florence Le Borgne, analista di Idate.

“La mancanza di canali pubblici è un pesante handicap. L’offerta deve essere equivalente a quella proposta sulle reti classiche, con l’aggiunta di alcuni canali supplementari. La presenza di grandi nomi dei media è indispensabile, e bisogna sostenere le spese di marketing degli operatori“, precisa Le Borgne.

 

Infine, bisognerà mettersi d’accordo sulla distribuzione dei ruoli a livello di regolamentazione. In Francia si chiedono: il controllo del CSA sarà totale? Quanto conterà il parere dell’Arcep, l’Autorità garante delle tlc?

 

Secondo Informa Telecoms, nel 2010 si conteranno 124,8 milioni di utenti della Mobile Tv. Per l’autore del Rapporto, la tecnologia DVB-H, rappresenterà il 60% del mercato. I dispositivi combinati capaci di trasmettere la Tv in diretta raggiungeranno 83 milioni di unità nel 2010 contro i 130.000 del 2005.