Rai: Petruccioli chiede l’aumento del canone, ma il governo respinge

di Raffaella Natale |

Italia


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Giorni caldi per la Rai che continua ad animare le discussioni della maggioranza e dell’opposizione che si sfidano a colpi di proposte per il futuro della Tv pubblica. Proprio questa mattina, il presidente della Commissione di Vigilanza, Paolo Gentiloni, in linea con il Ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, si è detto contrario alla possibilità che si decida un aumento del canone Rai “al buio”.

“Ne discuteremo in Commissione di Vigilanza la prossima settimana – ha detto Gentiloni che a Milano ha partecipato ad un convegno sul ruolo della Rai organizzato dalla Margherita -. Io non farei aumenti al buio. Certo che se la Rai descrive una sua missione che si rafforza e si precisa è difficile per il governo non rispondere con degli adeguamenti sia pur di lieve entità“.

 

Ma Landolfi non sembra così flessibile: “Non aumenterò il canone perché non è l’unica strada per la Rai di reperire risorse e non è giusto nei confronti dei cittadini“. Questa l’immediata risposta del ministro a una lettera ricevuta dal presidente Rai, Claudio Petruccioli, che segnala la mancanza di 300 milioni per l’espletamento degli obblighi del servizio pubblico

Il ministro ha aggiunto che attende di “conoscere gli atti: vogliono vedere nella separazione contabile simulata dalla Rai cosa è servizio pubblico e cosa no. Se per esempio ‘L’isola dei famosi’ è considerata servizio pubblico avrei qualche dubbio…”

“La Rai non percorra la strada della richiesta di aumento del canone per reperire maggiori risorse: trovi piuttosto soluzioni industriali come sta facendo il concorrente privato con gli accordi stretti con Telecom Italia per il passaggio di contenuti televisivi sui telefonini tramite il sistema DVB-H”.

“‘Ho già deciso che non mi pronuncerò per l’aumento del canone perché  non la ritengo l’unica strada percorribile”. “Trovo singolare – ha sottolineato – che un’azienda come la Rai invece di immaginare, pensare, progettare soluzioni al proprio interno per il reperimento delle risorse, decida che la strada da seguire è quella dell’aumento del canone”

 

Per il Ministro, la Rai può fare molto tagliando gli sprechi che sono fortissimi adottando soluzioni industriali e tenendo presente che rispetto al canone esiste una percentuale elevatissima di evasione. Secondo Landolfi, i vertici di Viale Mazzini devono mettere in cantiere “interventi strutturali”. 

“Perché invece di perdere tempo con interviste e contro-interviste non si mettono in atto strategie aziendali?”, si è domandato Landolfi.

 

Questa mattina intanto, al Convegno della Margherita, l’ex presidente, Roberto Zaccaria, ha presentato il progetto complessivo per una Riforma del servizio pubblico.

Per Zaccaria, “La Rai nel suo complesso dovrà configurarsi sempre di più come una holding comprendente al suo interno diverse società corrispondenti alle diverse vocazioni del servizio pubblico”.

“Nel settore editoriale – ha spiegato Zaccaria – dovrà innanzitutto separarsi la parte finanziata dal canone da quella finanziata dalla pubblicità. La prima società dovrà comprendere due reti, in ipotesi la prima e la terza. La seconda società potrà muoversi sul mercato con le stesse regole dei privati, controllerà la rete restante della Rai e potrà prevedere l’ingresso di privati fino a far scendere l’azionista pubblico al di sotto del 50%”.

 

Il progetto di Zaccaria mette al centro il digitale terrestre: “La Rai che si è vista sopravanzare da Mediaset, dovrà essere stimolata a riprendere un ruolo centrale ed esaltare questa prospettiva che è stata brutalmente interrotta dal ministro Gasparri”.

Questo piano societario illustrato da Zaccaria, consentirà di avere più risorse e trasmissioni. L’ex presidente Rai ha anche fatto riferimento alla possibilità di rivisitare una sua vecchia proposta che prevedeva la costituzione in alcune realtà del Paese di società miste per la produzione televisiva.

 

“Una società di questo tipo – ha spiegato – si potrebbe definire, riprendendo il titolo di una fortunata trasmissione di Gad Lerner, Rai Milano- Italia e forse oggi anche Europa“.

Per realizzare questo obiettivo, secondo Zaccaria sono necessari alcuni presupposti: un patto con Roma e con la stessa Rai, inoltre uno con realtà esterne affini, a partire dalle emittenti private, quindi un accordo con le istituzioni, con le realtà culturali e con le quelle economiche. Zaccaria ha spiegato che è proprio attraverso questo piano che sarà possibile potenziare il decentramento Rai a cominciare dalla sede di Milano che in questi anni è stata depotenziata: “Il problema è che si gestisce una vecchiaia dorata. La Rai era grande, poi un po’ meno grande, adesso ancora più piccola. Ci sono professionalità straordinarie, pensate alla trasmissione di Celentano dove il grosso della capacità produttiva era Rai. Però con tanti colonnelli e generali alla fine non si capisce più niente“.