ICT: la crescita dell¿Asia mette in pericolo le imprese europee? Studio KPMG

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L¿esplosione del settore IT in Asia potrebbe rivelarsi un vantaggio per le imprese europee, ma potrebbe anche rivelarsi deleteria sul lungo periodo.

Questo secondo un nuovo rapporto della KPMG Consulting – ¿Convergence Gathers Pace¿ ¿ che mette in luce l¿ottimo stato di forma del settore dell¿Information and Communication Technology asiatico e le sfide che l¿Europa dovr&#224 affrontare per competere con questa nuova realt&#224 mondiale.

I mercati ICT dell¿Asia Pacifico vanno incontro a una crescita annuale del 7%, contro il 4,5% atteso per quelli europei, mentre aumentano notevolmente nell¿area le spese nell¿IT e l¿outsourcing, il numero degli utenti mobili e della banda larga e gli investimenti nelle reti di comunicazione.

Secondo Crispin O¿Brien, head of technology di KPMG, ¿La regione asiatica nel 2004 ha speso 650 miliardi di dollari per software, hardware, soluzioni IT e servizi di comunicazione e i dati dimostrano che nel 2007 la spesa arriver&#224 a 800 miliardi¿.

Con circa 10 milioni di nuovi utenti mobili al mese e nove su dieci degli utenti 3G globali, l¿Asia &#232 il pi&#249 gremito mercato broadband mondiale e sta fissando gli standard di quello che diventeranno i servizi di prossima generazione.

Questa crescita, &#232 ovvio, ha importanti implicazioni per l¿industria ICT europea, dice KPMG.

Secondo le previsioni i mercati ICT dell¿area economica europea conosceranno ¿una crescita progressiva ma non certo spettacolare¿, attorno al 4% annuo.

I player europei, dunque, dovranno continuare a guadagnarsi accesso ai mercati asiatici, quello cinese in particolare, oppure ¿pagheranno il prezzo della mancata capitalizzazione sulle enormi opportunit&#224 di business offerte¿, avverte O¿Brien.

Tuttavia, la crescita sostenuta e rapida dei mercati ICT asiatici presenta sfide di non poco conto per l¿Europa, che dovr&#224 affrontare la concorrenza sulla commercializzazione dei servizi di prossima generazione e garantire la protezione della propriet&#224 intellettuale.

Mentre si moltiplicano gli abbonamenti ai servizi mobili e alla banda larga, gli operatori nostrani devono inoltre trovare un metodo adeguato per estendere i propri profitti oltre i servizi voce, a fronte della forte diffusione che i servizi dati gi&#224 registrano in Asia, dove sono stati lanciati in largo anticipo e riscuotono gi&#224 un grande successo.

Un altro trend sottolineato da KPMG &#232 il ri-posizionamento delle compagnie asiatiche da semplici produttori low-cost a brand riconosciuti a livello globale.

Basti pensare al successo di costruttori come Samsung e LG e alla recente acquisizione, da parte della cinese Lenovo, del business Pc di IBM.

Questa operazione ¿ spiega ancora O¿Brien ¿ ¿permetter&#224 alla Lenovo di raggiungere non solo il pubblico mondiale, ma anche i mercati high end, alla luce del fatto che 4 computer su 10 venduti in Asia sono destinati alla Cina¿.

L¿Europa dovr&#224 quindi correre ai ripari, competendo sul design e l¿innovazione, piuttosto che sui prezzi e sui volumi.

KPMG prevede anche che la tendenza all¿outsourcing in Asia andr&#224 a crescere ancora e non solo nei marcati tradizionali come la Cina e l¿India: la capacit&#224 di produrre a bassi costi si sta espandendo anche alle Filippine e al Vietnam, dove le aziende di servizi IT, prevalentemente indiane, hanno cominciato a regionalizzare le loro operazioni.

Diversi altri studi evidenziano che la crescita IT europea &#232 in ritardo rispetto all¿Asia: secondo lo European Information Technology Observatory (EITO) 2005, i mercati europei cresceranno del 4,5% nel corso di quest”anno e nel 2006, rispetto al 3,3% del 2004 e allo 0,9% del 2003.

Ovum e Indepen Consulting sono invece non proprio ottimisti: secondo l¿ultimo rapporto delle due societ&#224, sebbene i livelli di crescita dei mercati IT europei siano ormai pari a quelli Usa e asiatici, la loro spesa nel settore &#232 indietro di 20 anni.

Gli scarsi livelli degli investimenti, potrebbero inoltre minare la capacit&#224 dell¿Europa di competere a livello globale e mettere a rischio il mercato del lavoro e la crescita del continente, oltre che impedire all¿Europa di raggiungere gli obiettivi fissati con la Strategia di Lisbona.

Adottata nel marzo 2000 dal Consiglio europeo, la strategia si basa su un nuovo obiettivo strategico per l”Unione europea: rafforzare l”occupazione, la riforma economica e la coesione sociale nel contesto di un”economia fondata sulla conoscenza e mira a fare dell”Unione europea l”economia pi&#249 competitiva e dinamica al mondo, in grado di coniugare la crescita con nuovi e migliori posti di lavoro.

La strategia di Lisbona ha fissato l”obiettivo di raggiungere un tasso medio di crescita economica del 3% circa, di portare il tasso di occupazione al 70% e quello dell”occupazione femminile al 60%, entro il 2010.

Alessandra Talarico

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