Operatori mobili virtuali vs big delle tlc: per Codacons danni per 150 mld di euro. Gli utenti ora sperano nell’Antitrust

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All’indomani dell’apertura dell’istruttoria contro i tre big della telefonia mobile italiana, Codacons ha stimato in almeno 150 miliardi di euro il danno provocato ai consumatori dal mancato ingresso nel mercato della telefonia italiana degli operatori mobili virtuali.

 

l’associazione dei consumatori denuncia inoltre come il blocco dei MVNO abbia per altro contribuito a mantenere le tariffe telefoniche a un livello che è tra i più alti d’Europa e si è unita alla denuncia contro Tim, Vodafone e Wind presentata lo scorso anno dall’operatore svedese Tele2, assieme a StarTel, ReteItaly e Trans World Communications.

 

Da qui la decisione dell’Agcm di avviare un¿istruttoria nei confronti dei tre operatori mobili italiani, al fine di accertare eventuali abusi di posizione dominante nel mercato dell’accesso alle infrastrutture di rete mobile e nei mercati della terminazione su singole reti mobili, nonché nel mercato dei servizi finali di comunicazione mobile e nelle offerte commerciali all’utenza business.

 

l’Autorità vuole proprio accertare se, tra le altre cose, Tim, Vodafone e Wind abbiano rifiutato di negoziare accordi di accesso, al fine di impedire l’ingresso nel mercato al dettaglio dei servizi di comunicazione mobile da parte di operatori alternativi quali MVNO (Mobile Virtual Network Operator), ESP (Enhanced Service Provider) e Reseller.

 

L’istruttoria è volta ad accertare i presunti abusi posti in essere dai tre operatori, ciascuno dominante sulla propria rete mobile, consistenti nell’offerta di servizi ai propri concorrenti ad un prezzo superiore a quello che gli stessi gestori fanno pagare ai propri clienti aziendali per l’intero servizio integrato fisso-mobile.

 

In particolare tutti e tre applicherebbero condizioni economiche o tecniche di favore nei confronti delle proprie divisioni commerciali nella vendita di servizi di terminazione, al fine di escludere qualsiasi concorrente dal mercato dei servizi integrati all’utenza finale business, in violazione dell’art. 82 del Trattato CE.

 

I tre gestori mobili, inoltre, avrebbero attuato comportamenti commerciali volti ad impedire agli operatori di telecomunicazioni l’utilizzo dei contratti business per la rivendita di servizi all’utenza finale, così ostacolando qualsiasi forma di concorrenza nel mercato retail dei servizi mobili.

 

Tali comportamenti, omogenei negli effetti escludenti, potrebbero costituire il frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza, a tutto danno degli utenti italiani, costretti a subire tariffe telefoniche molto elevate. 

Se si comparano i dati italiani con quelli degli altri paesi industrializzati, emerge tra l’altro che i prezzi del traffico voce in Italia scendono meno rispetto agli altri mercati.

 

Al contrario di quanto sta avvenendo in Francia, dove il mercato è vivacizzato dalla presenza di due operatori mobili virtuali – la tedesca Debitel che utilizza la rete di SFR (gruppo Vivendi Universal) e Breizh Mobile (gruppo Carphone Warehouse) che utilizza la rete di Orange (gruppo France Telecom) ¿ nel nostro paese l’ingresso sul mercato è stato bloccato da una delibera dell’Autorità per garanzie nelle comunicazioni.

 

Secondo stabilito nella Delibera n. 544/00, sulle condizioni regolamentari relative all’ingresso di nuovi operatori nel mercato dei sistemi radiomobili, infatti, l’introduzione dei MVNO limiterebbe la concorrenza sulle reti, disincentivando la realizzazione di reti alternative a quelle dei maggiori operatori e causando problemi in termini di utilizzo della capacità rispetto alle maggiori esigenze qualitative delle piattaforme infrastrutturali.

 

l’introduzione di operatori mobili virtuali, secondo l’Autorità, ¿costituirebbe un grave pregiudizio all’aumento della numerosità delle reti esistenti e di fatto costituirebbe una limitazione della concorrenza sul mercato dei servizi, aumentando il potere di mercato e la capacità contrattuale degli operatori dotati di proprie infrastrutture¿.

 

Non solo, l’introduzione di MVNO ¿ridurrebbe l’incentivo alla realizzazione di infrastrutture alternative non consentendo o rendendo incerto il recupero degli investimenti infrastrutturali, nonché del costo amministrativo di entrata¿.

 

Mentre il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ritiene che l’ingresso sul mercato italiano di operatori mobili virtuali ¿E¿ un’ipotesi che oggi non è praticabile né in termini tecnologici, né tanto meno finanziari: bisogna seguire le procedure e andare con i piedi di piombo. Dobbiamo avere cose reali e non virtuali, ci vuole molta saggezza, non possiamo creare illusioni. Bisogna seguire criteri molto rigorosi. Ci sono norme che riferiscono al futuro questa ipotesi”.

 

Il bando di gara per le licenze di terza generazione, infatti, esclude l’apertura del mercato a MVNO prima del 2011.

 

Tuttavia, ricorda Codacons, ¿l’evoluzione del mercato italiano dei servizi radiomobili dimostra come sarebbe risultato più opportuno ormai da tempo favorire lo sviluppo della concorrenza per mezzo di un¿apertura sul versante dei servizi piuttosto che su quello della rigida protezione regolatoria degli investimenti infrastrutturali¿.

E ciò favorendo l’ingresso sul mercato almeno agli ESP, (fornitori di servizi avanzati), quegli operatori, cioè, che rivendono il servizio del gestore della rete mobile utilizzando il proprio marchio, pur non possedendo una numerazione propria.

 

¿Come mai in Italia l’ESP non ha avuto attuazione? Quale lobby ha impedito di far partire il ¿Fornitore avanzato di servizi¿? Si domanda il Codacons.

 

Nel nostro paese, nel corso dell’ultimo anno, i prezzi sono scesi del 3%, rispetto ad una discesa del 18% negli USA, e al -10% della Francia (dove in valore assoluto le tariffe medie per minuto di conversazione sono già il 10% inferiori ai livelli italiani) e al -8% della Germania.

 

l’Italia si conferma anche il Paese occidentale dove gli operatori hanno la redditività più elevata: i margini operativi lordi per gli operatori sono in media del 49%, contro il 31% della Gran Bretagna, il 36% della Germania, il 41% della Francia.

 

In Francia è significativo il fatto che i regolatori si siano decisi a rivedere le regole, per favorire l’ingresso nel mercato dei Mvno, giungendo alla conclusione che è necessario un intervento sul mercato per obbligare i proprietari delle reti a dare ¿priorità a ogni ragionevole richiesta d’accesso proveniente da un operatore virtuale che vuole stabilirsi sul mercato al dettaglio¿.

 

La patata bollente passa ora nelle mani del nuovo presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, che andrà a sostituire entro aprile Giuseppe Tesauro, il cui mandato scade formalmente il prossimo 8 marzo. 

 

Alessandra Talarico