Inchiesta diritti Tv: Mediaset, la GdF sequestra centinaia di documenti

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Altra perquisizione per Mediaset. Ieri mattina, la Guardia di Finanza di Milano ha effettuato l¿ennesima visita agli uffici di Cologno Monzese, nell”ambito dell”inchiesta sulla compravendita dei diritti Tv in cui sono indagati, fra gli altri, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il presidente della societ&#224 Fedele Confalonieri, e i due figli del premier, Marina e Pier Silvio Berlusconi.

Al momento, Marina, 37 anni, &#232 vicepresidente Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, che controlla Mediaset, ma anche gli studios cinematografici Medusa e la casa editrice Mondadori

Pier Silvio, 35 anni, &#232 vicepresidente Mediaset, &#232 gioca un ruolo chiave nella scelta dei palinsesti e nella negoziazione dei diritti televisivi del calcio.

I finanzieri, nell¿ambito della perquisizione, hanno raccolto oltre 100 faldoni di documenti che riguardano acquisizioni da Gruppi esteri di diritti televisivi nel periodo che va dal 1994 al 1999.

L¿indagine riguarda la compravendita di diritti televisivi e cinematografici acquistati da due societ&#224 off-shore della Fininvest (Century One e Universal One), e poi rivenduti a Mediaset, per 470 milioni di euro, negli anni 1994-1996.

Secondo la procura di Milano, alcune major americane avrebbero venduto i diritti televisivi a due societ&#224 off-shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con maggiorazione di prezzo a Mediaset, che avrebbe ereditato dopo la quotazione in Borsa del 1994 il sistema operativo di Fininvest.

Il tutto, con l¿obiettivo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri nella disponibilit&#224 di Berlusconi.

I benefici sarebbero stati ottenuti attraverso la Legge Tremonti. Per questa stessa inchiesta, il gip Maurizio Grigo sta valutando la concessione della proroga delle indagini, chiesta dalla Procura della Repubblica, per Silvio Berlusconi. Altri indagati sono Giorgio Vanoni, Candia Camaggi e il dirigente della Arner Bank, Paolo del Bue.

Lo scorso anno, accanto all¿accusa di frode fiscale e falso in bilancio, si &#232 profilata una ulteriore ipotesi di reato: quella di appropriazione indebita aggravata, che allo stato attuale per la Procura non &#232 prescritta, e che si riferisce a 103 miliardi di vecchie lire prelevati in contanti dalla Banca della Svizzera Italiana di Lugano, in pi&#249 tranche e nel giro di un anno e mezzo, fino al luglio del 1994.

Autore dei prelievi, secondo le indagini e l”analisi della documentazione bancaria, fu Paolo Del Bue.

Ora gli inquirenti stanno cercando di capire dove sia finito quel denaro, sul cui utilizzo non sono state ottenute indicazioni. Gli investigatori tuttavia ipotizzano che Silvio Berlusconi, seppur allora non ricopriva alcuna carica nell¿organico di Mediaset, sarebbe dietro le operazioni e sarebbe stato l”ultimo destinatario della somma.

Nel maggio 2003, i Pm di Milano Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale avevano inviato al ministero, come prevede la legge, la richiesta di assistenza giudiziaria negli Stati Uniti. Il 10 giugno 2003, da Roma era arrivata a Milano la conferma: la rogatoria era stata regolarmente inoltrata all”autorit&#224 diplomatica statunitense.

La risposta da Roma arriv&#242 il 18 luglio 2003 e riguardava non solo la rogatoria statunitense, ma anche l”integrazione a un”altra richiesta rogatoriale in Svizzera, datata 20 maggio 2002: a causa dell”entrata in vigore della legge sull”immunit&#224 parlamentare per le cinque pi&#249 alte cariche dello Stato, il guardasigilli Roberto Castelli aveva deciso di acquisire un parere pro-veritate.

Tutti gli indagati hanno respinto le accuse. Secondo la difesa le societ&#224 off-shore erano estranee al Gruppo Fininvest.

In una nota diffusa lo scorso 14 luglio, in occasione di un”altra perquisizione della Finanza nell”ambito della medesima inchiesta, Mediaset aveva fatto sapere di non aver mai avuto fondi neri. ¿La gestione della societ&#224 dalla fondazione ad oggi &#232 sempre avvenuta nel pi&#249 assoluto rispetto delle regole di trasparenza e di tutela degli investitori¿.

Dagli uffici della Tv privata, spiegavano che la perquisizione ¿costituisce il 476° accesso effettuato dal 1994 ad oggi presso il Gruppo¿, con quello di ieri passiamo a 477.

Aggiungendo che ¿Si &#232 trattato di una sterile esibizione di muscoli da parte della Procura di Milano dal momento che il materiale sequestrato (in gran parte gi&#224 nelle mani degli inquirenti) poteva essere acquisito mediante una semplice richiesta di consegna di documenti¿.

Il Gruppo, della famiglia del premier Silvio Berlusconi, era ed &#232 del parere che si sia percorsa ¿¿la strada mediaticamente pi&#249 efficace, gettando cos&#236 discredito su Mediaset, attraverso l¿invasione dell¿azienda da parte di un nutrito drappello di polizia giudiziaria e consulenti della Procura che ha impiegato due giorni ad acquisire documenti che se richiesti sarebbero stati prodotti in tempi di gran lunga pi&#249 brevi¿.

Mediaset, nella nota, aveva comunque ribadito di non aver nulla da temere da questo procedimento, perch&#233 l¿acquisizione dei diritti si &#232 svolta nel pi&#249 assoluto rispetto del mercato e delle sue regole.

Aggiungendo che queste notizie ¿¿tendono ad infangare la reputazione di Mediaset¿.

L¿azienda di Cologno Monzese in conclusione aveva asserito che ¿Se solo una minima parte delle attenzioni riservate dalla Procura di Milano a Mediaset, fosse stata rivolta ad altre aziende tristemente agli onori di cronaca nei mesi passati, non solo gli investitori ma l¿intero sistema Italia ne avrebbe tratto grande giovamento¿.

Riguardo poi alla posizione dei due figli del premier, in un comunicato Mediaset aveva dichiarato: ¿E¿ fuor di ogni dubbio che Marina e Pier Silvio Berlusconi non possono aver avuto alcun ruolo nelle vicende su cui verte l¿indagine per cosiddetti diritti Mediaset, sia per la giovanissima et&#224 sia perch&#233 non avevano alcuna responsabilit&#224 nel settore all¿epoca dei fatti (inizio anni Novanta)¿.

In una nota, Niccol&#242 Ghedini, difensore del presidente del Consiglio, aveva spiegato che all¿epoca dei fatti Marina e Pier Silvio Berlusconi, poco pi&#249 che ventenni, si occupavano soltanto di terminare gli studi universitari e ¿non avevano alcun ruolo n&#233 diretto n&#233 indiretto per tutto ci&#242 che attiene i diritti¿.

Ghedini aveva aggiunto che l¿ipotesi di riciclaggio appare addirittura risibile essendo comprensibile a chiunque ¿la inverosimiglianza del poter ipotizzare che due giovani, poco pi&#249 che ventenni, si prestino a ripulire il denaro asseritamente loro affidato dal padre e asseritamente provento di illecito¿.

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Raffaella Natale

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

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