Dall¿America all¿Italia, ora si investe sulle multisale in Cina

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L¿americana Warner Brothers ha siglato un accordo con una societ&#224 di Canton per aprire dieci cinema multisala in Cina. L¿idea nasce proprio per approfittare del grande interesse che il pubblico cinese sta dimostrando per le produzioni straniere. La notizia &#232 stata riporta stamani dalla China News Agency.

Secondo i termini dell¿accordo, siglato con Guangzhou Jinyi Film and TV investment company, le due societ&#224 vogliono costruire dei cinema a Pechino, Xiamen, Hangzhou, Fuzhou, Xi”an, come anche nella provinciale meridionale del Guangdong.

Warner Brothers fornir&#224 l¿assistenza tecnica per la progettazione e la costruzione delle sale, per la formazione del personale e la gestione dei cinema.

Si tratta del quarto accordo, chiuso in poco pi&#249 di quattro anni da Warner Brothers, divisione del colosso mondiale dei media Time Warner Inc.

Secondo quanto previsto dalle regole per l¿accesso della Cina alla World Trade Organization (WTO), gli investitori stranieri sono autorizzati dal 1° gennaio a detenere il 75% di una jointventure che opera sul mercato cinematografico.

Warner Brothers, quest¿anno, aveva gi&#224 chiuso un contratto con il gruppo immobiliare Dalian Wanda per costruire 30 cinema multisala in alcuni centri commerciali in Cina.

Nell¿ottobre scorso, Warner Bros International Cinemas aveva creato una jointventure con due societ&#224 di Shanghai per investire sul mercato del cinema nel Paese.

Il mese scorso, il distributore americano ha investito in Paradise Cinema, uno dei pi&#249 grandi complessi di Shanghai.

La Cina al momento conta non pi&#249 di 1.200 cinema e circa 2.000 schermi. Molte sale sono state costrette a chiudere davanti alla concorrenza della televisione e dell¿homevideo.

Nel 2003, il fatturato dei cinema &#232 arrivato ad appena un miliardo di yuans (circa 120 milioni di dollari), la cui met&#224 &#232 andata a film stranieri.

Il prezzo di un biglietto per il cinema va dai 30 ai 70 yuans a Pechino, mentre un Dvd pirata lo si trova sulla strada a 5 yuans.

La societ&#224 americana di Time Warner non &#232 l¿unica che ha dimostrato interesse a investire su questo segmento del mercato cinese.

Alcuni giorni fa, in Italia, &#232 stato annunciato da Cinecitt&#224 Holding (vedi scheda) un accordo di coproduzione con la Cina e un festival del cinema italiano nelle principali citt&#224 per preparare il terreno all”apertura di una multisala Mediaport a Pechino.

Nell¿occasione dell”Ischia Global Fest, dedicato quest”anno al nuovo cinema popolare cinese, il Direttore generale di Cineccit&#224 Holding, Alessandro Usai, si &#232 soffermato su questo progetto.

“Dopo l”accordo di coproduzione con l”India, che sar&#224 ufficialmente stipulato a Venezia in seguito al protocollo d”intesa firmato durante la Mostra del 2003 ¿ ha spiegato Usai – Cinecitt&#224 Holding sta percorrendo l”identico percorso verso la Cina. Parallelamente va avanti il progetto per l”apertura e la gestione di una multisala a Pechino. Un mese fa eravamo in Cina, proprio negli stessi giorni in cui l”Aip (Audiovisual Industry Promotion) organizzava con successo una rassegna cinematografica a Shanghai”.

Come ente pubblico ¿ ha aggiunto Usai – oltre a studiare i costi dobbiamo per&#242 fare i conti con la situazione delicata di un Paese dove viene praticata la censura e l”uscita di film stranieri, come accade in questo periodo, &#232 bloccata. Basti pensare che in Cina i film americani circolano solo sotto forma di copie pirata scaricate da Internet. Un aspetto che per&#242, paradossalmente, potrebbe addirittura avvantaggiarci. Gli spettatori cinesi non sono ancora ”assuefatti” al cinema americano e questo potrebbe in qualche modo favorire la penetrazione del prodotto italiano”.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale

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