Mercato discografico: l¿industria mette il P2p nella BlackList

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Tempi duri per le piattaforme del peer-to-peer. Le industrie discografiche hanno deciso di avviare una nuova azione, volta ad arginare il fenomeno del downloading illegale di musica dalla Rete, che sta mettendo in ginocchio il mercato dei Cd.

L¿industria di settore ha deciso di predisporre una BlackList per i servizi di file-sharing e impedito ad alcune societ&#224, come RealNetworks, di concludere accordi commerciali con le piattaforme in lista.

I tentativi delle case discografiche di isolare i servizi gratuiti di peer-to-peer, come Grokster e Morpheus, hanno fatto saltare accordi commerciali che avrebbero potuto generare un business da diversi milioni di dollari, hanno indicato delle fonti, e potrebbero essere in contraddizione con le leggi antitrust.

L¿industria discografica considera le piattaforme di scambio di file su Internet responsabili della crisi del mercato dei Cd, e hanno avviato diversi ricorsi, anche contro i singoli utenti, per violazione del diritto d¿autore.

Malgrado le procedure giudiziarie, diversi produttori di software P2p hanno avviato trattative con l¿industria di settore. Man fino a oggi, le case discografiche hanno mostrato poco interesse, e hanno riferito semplicemente che si rifiutano di lavorare con delle societ&#224 che considerano illegali.

Le aziende del P2p si sono scontrate con un muro anche quando hanno tentato accordi con i distributori di licenze di copyright. Lo scorso anno, il servizio britannico di downloading di musica Wippit ha annullato un programma pubblicitario e di vendita di musica su Grokster di fronte all¿opposizione di Universal Music.

¿Universal ha espresso delle riserve riguardo alla nostra relazione con la vostra societ&#224 e, anche se noi vi offriamo un servizio legale, non apriranno il loro catalogo a Wippit se concludiamo degli accordi commerciali con la vostra societ&#224 che considerano pirata¿, aveva scritto il Direttore generale di Wippit Paul Myers a Grokster in un eMail del maggio 2003.

¿Siamo stati privati di alcune opportunit&#224¿ importanti, ha aggiunto Myers, senza aggiungere altro.

“Abbiamo il diritto, e il buon senso, di non fare affari con delle persone che vogliono approfittarne o permettere il furto di musica dei nostri artisti¿, ha dichiarato Larry Kenswil, presidente della divisione eLabs di Universal in un comunicato.

Altri responsabili della casa discografica hanno indicato, restando anonimi, che i loro contratti erano spesso redatti in modo che le opere non potevano essere vendute accanto ai contenuti illegali o dubbi.

Lo scorso anno, RealNetworks ha abbandonato delle trattative che puntavano a integrare il lettore di file multimedia a Morpheus, che avrebbe potuto permettere ai propri utenti di comprare canzoni su Rhapsody, il negozio di musica online di RealNetworks.

“Le etichette discografiche ci metteranno sulla lista nera¿ questo vuol dire che io non dovrei avere pi&#249 spazio per Rhapsody“, ha spiegato il Direttore generale di RealNetworks Ryc Brownigg in un messaggio telefonico lasciato a StreamCast Networks nel settembre scorso.

Altre due piattaforme di downloading hanno rifiutato di lavorare con Morpheus a causa della pressione delle case discografiche, ha dichiarato il Direttore generale di StreamCast Michael Weiss, aggiungendo che le clausole di confidenzialit&#224 impediscono di fare i nomi.

Secondo un esperto di legislazione antitrust, Ernest Gellhorn, professore all¿universit&#224 George Mason, le case discografiche hanno il diritto di vietare ai partner commerciali di lavorare con delle societ&#224 nel campo del peer-to-peer, a condizione che lo facciano in modo individuale.

Ma, secondo un dirigente dell¿industria musicale, che ha chiesto di restare anonimo, le case discografiche stanno ¿segando il ramo sul quale sono appollaiati¿, ignorando un audience cos&#236 larga.

¿Se potessero ottenere un dollaro per ciascun utente del peer-to-peer (¿) ci sarebbero 10 milioni di dollari nel cassetto per gli artisti e gli autori. Sarebbe un progresso, e un brano venduto &#232 un brano che non &#232 scaricabile illegalmente¿, ha dichiarato questo responsabile.

Sony Music Entertainment, BMG e Warner Music non hanno voluto commentare queste affermazioni.

Questo stato di cose, che ha perfettamente illustrato l¿agenzia Reuters, riflette l¿attuale mercato della musica nel mondo. Le case discografiche hanno scelto di seguire la linea dura nei confronti del file-sharing, sperando cos&#236 di poter ridimensionare un fenomeno che da anni ormai ha messo in crisi il settore.

E dopo il processo agli internauti colpevoli di scambiare file musicali in Rete, i professionisti della musica, Universal in testa, si sono prefissi un nuovo obiettivo: isolare le piattaforme responsabili e ottenere la proibizione delle tecnologie peer-to-peer.

Il ragionamento che sottintende questa nuova proibizione &#232 semplice. Secondo le major discografiche, l¿offerta legale sul Web non potr&#224 mai svilupparsi normalmente se esistono ancora delle soluzioni di file-sharing gratuito di contenuti.

La Francia sta dimostrando di voler seriamente trovare un punto d¿accordo tra Isp e operatori del mercato discografico per fronteggiare, con la mediazione del governo, il grave problema della pirateria online. Ma la strada &#232 ancora lunga, e non sar&#224 facile mettere d¿accordo tutti.

Intanto la crisi del settore cresce. Recentemente l¿industria discografica ha comunicato i primi positivi risultati della campagna internazionale contro l¿utilizzo illegale delle piattaforme peer-to-peer e ha annunciato una nuova ondata di cause civili e penali programmate per i prossimi mesi.

I risultati evidenziano un incremento della consapevolezza dell¿illegalit&#224 del file-sharing e una diminuzione del numero di file illegalmente condivisi e messi a disposizione degli utenti. Nel frattempo il numero di servizi legali di distribuzione musicale online &#232 quintuplicato nel corso dell¿ultimo anno, raggiungendo la cifra di 100 unit&#224.

Il presidente di IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), Jay Barman, ha dichiarato che ¿i risultati annunciati dimostrano che la duplice strategia delle azioni legali e del lancio di piattaforme di distribuzione musicale legittime, sta avendo un grande impatto in termini di sensibilizzazione degli utenti e in termini di deterrenza¿.

Barman ha aggiunto che l¿industria discografica si sente incoraggiata da come il mercato si sta evolvendo e dai cambiamenti nella percezione dell¿illegalit&#224 da parte dei consumatori. Il presidente IFPI ha anche annunciato che, visti i risultati ottenuti in Italia, Germania e Danimarca, le azioni legali saranno presto estese in altri Paesi europei.

Barman ha spiegato che bisogna insistere ¿¿nel sottolineare che condividere illegalmente materiale musicale senza autorizzazione &#232 un reato che genera forti danni a tutto il settore musicale¿.

Il presidente IFPI ha poi posto l¿attenzione sul ruolo che giocano i governi in nella difesa del diritto d¿autore e nella lotta contro il file-sharing illegale.

¿Non va dimenticato ¿ aggiunge Barman – che l¿utilizzo illecito dei sistemi P2P non colpisce solo il settore musicale ma anche quello cinematografico e tutti quelli legati alla propriet&#224 intellettuale, settori che valgono complessivamente 1.000 miliardi di euro nel panorama del commercio mondiale¿.

L¿IFPI ha inoltre annunciato i risultati di una ricerca di mercato condotta in Francia, Germania, Regno Unito e Danimarca (la stessa ricerca era stata realizzata in gennaio, prima delle azioni legali). Una simile ricerca&#232 stata effettuata in Italia nel mese di aprile da FIMI e FPM in collaborazione con ACNielsenCRA.

Dai dati &#232 emerso che il 70% dei consumatori in Francia, Germania, Regno Unito e Danimarca sono consapevoli che il file-sharing &#232 illegale (a gennaio la percentuale era del 66%). L¿impatto maggiore si &#232 registrato nella fascia di et&#224 inferiore ai 30 anni.

Un¿ulteriore ricerca condotta in Francia da IFOP, ha mostrato che la percentuale di coloro che sanno che il file-sharing &#232 illegale &#232 cresciuta da 59% al 73% grazie ad una forte campagna di sensibilizzazione condotta sui principali quotidiani in aprile con lo slogan ¿la musica gratis ha un prezzo¿.

In Italia il 45% degli utilizzatori di sistemi P2p ha dichiarato che non condivider&#224 pi&#249 musica non autorizzata nei prossimi 3 mesi (il doppio rispetto a dicembre).La conoscenza dell¿esistenza di piattaforme di distribuzione musicale legali &#232 aumentata in maniera significativa; in particolare fra gli under 30 in Germania (57%) e Francia (45%).

&#169 2004 Key4biz.it

Raffaella Natale

Per ulteriori approfondimenti, consulta:

Archivio delle News sul Decreto Urbani, la Direttiva europea e la Proprieta¿ intellettuale

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