Spam: fenomenologia di un problema sempre più globale

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Europa



Il fenomeno dello spamming diventa sempre pi&#249 molesto e globale, come conferma uno studio secondo cui la maggior parte dello spam arriva dagli Stati Uniti, ma i siti reclamizzati nei messaggi sono per lo pi&#249 situati in Cina.

L¿indagine &#232 stata realizzata da Commtouch Software Inc– una societ&#224 israeliana rivenditrice di software anti spam – che ha scoperto che nel mese di aprile il 71% dei link contenuti nei messaggi commerciali non sollecitati riportava a web server cinesi, contro il 22% degli Usa e il 2,2% del Brasile, notoriamente patria di molti agguerriti hacker.

La maggior parte dei messaggi spam trasmessi via Internet contengono uno o pi&#249 link (url), utilizzati dagli spammer per fornire maggiori informazioni riguardo i prodotti o i servizi che cercano di pubblicizzare o anche per permettere agli utenti di effettuare l¿acquisto on line.

E, se la Cina ospita la maggior parte dei siti spammer, gli Stati Uniti continuano a essere il punto di origine per la diffusione dello spam: solo il 6,2% dei messaggi &#232 infatti inviato da indirizzi IP localizzati in Cina.
Il 60,5% dello spam parte dagli Usa e il 4,9% dalla Corea del Sud.

Il fatto che il 71% dei siti spammer &#232 cinese e il 60,5% dello spam &#232 inviato dagli Stati Uniti, conferma che lo spam &#232 un fenomeno globale e che i messaggi sono inviati da una nazione, mentre un¿altra &#232 usata come ¿host¿ dei siti, per chiudere il ciclo delle transazioni spam.

Questi escamotage aggiungono ulteriori livelli di difficolt&#224 e complessit&#224 alla messa in pratica delle normative anti spam in tutto il mondo.

¿I legislatori ¿ dichiara il vice presidente di Commtouch, Avner Amram ¿ dovrebbero considerare la natura globale del problema spam, quando cercano di intervenire per scoraggiare o punire i soggetti che cercano di farne business un redditizio, siano essi singoli individui o societ&#224¿.

Tra i primi 10 Paesi maggiori distributori di spam compaiono ¿ oltre a Cina, Usa, Brasile e Corea del Sud ¿ anche la Russia (1.5%), il Canada (0.6%), il Pakistan (0.24%), Gran Bretagna (0.07%), Romania e Germania (0.03%) e Francia (0.026%).

Nel mese di aprile, 88 Paesi hanno ospitato siti Internet di spammer, inclusi Iran, Zimbabwe, Bermuda, Liechtenstein e Azerbaijan.

Riguardo invece l¿origine dei messaggi, Commtouch ha identificato indirizzi disseminati in 155 Paesi, con Hong Kong che irrompe al settimo posto della classifica dei Paesi che hanno inviato i volumi pi&#249 massicci di spam.

Commtouch ha rilevato anche un incremento nel numero di eMail che rispettano le richieste del CAN-SPAM Act, varato negli Usa a dicembre 2003.

Secondo Amram, circa il 5% dei messaggi non sollecitati &#232 conforme alla legge, contro il 3% di marzo.

La nuova normativa messa a punto negli Usa non ha per&#242 avuto nessun effetto sui volumi di posta molesta circolanti in rete.

Analizzando oltre un milione di messaggi spam, Commtouch ha inoltre scoperto che sono in vertiginoso aumento le eMail fraudolente, quelle cio&#232 che utilizzano il nome di note aziende per carpire informazioni private degli utenti (il fenomeno &#232 noto come phishing, ndr).

Le eMail invitano il destinatario a collegarsi al sito di famose aziende (eBay, Microsoft, PayPal tra le pi&#249 ¿gettonate¿) per aggiornare informazioni personali quali password, numero della carta di credito o del conto corrente.

Si tratta per&#242 di siti fantasma, dietro i quali si nascondono aziende prive di scrupoli che riutilizzano i dati per scopi criminosi.

Alessandra Talarico

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