IT: sempre più aziende spostano le proprie attività verso i Paesi emergenti

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Il 25% degli impiegati del settore tecnologico occidentale sar&#224 trasferito nei mercati emergenti da qui al 2010, con l¿India che resta indiscutibilmente tra i Paesi pi&#249 attraenti alla luce dei forti investimenti sostenuti dal governo nell”istruzione superiore, soprattutto nei settori ritenuti strategici per l”economia e l”innovazione tecnologica.

L¿ultima societ&#224 in ordine di tempo ad annunciare il trasferimento delle divisioni, &#232 la statunitense Motorola, che chiuder&#224 le proprie unit&#224 di progettazione di Singapore, Hong Kong e Taiwan per spostarle in India e in Cina.

In questi Paesi, infatti, la manodopera &#232 altrettanto qualificata ma meno costosa e permette alle aziende del settore tecnologico, fiaccate da alcuni anni di vistosa crisi, di restare competitive.

Secondo l¿istituto di ricerca Gartner, la tendenza ¿ cominciata massicciamente gi&#224 negli anni ¿90 ¿ proseguir&#224 nel prossimo futuro e gi&#224 nel 2005 il 30% delle imprese IT dell¿Europa occidentale sfrutteranno siti stranieri, sottolineando che lo spostamento verso l¿Asia rappresenta una grande opportunit&#224 di crescita.

L¿India resta il leader incontrastato della delocalizzazione offshore, mentre la Cina e la Russia continuano a essere degli avversari molto forti.

Anzi, secondo Andr&#233 Kudelski, presidente dell”omonimo Kudelski Group, con sede in Svizzera, l”India &#232 attualmente il Paese pi&#249 avvantaggiato, ma alla fine sar&#224 la Cina a prendere la leadership nei prossimi anni, proprio perch&#233 sta investendo sia nelle infrastrutture che nei cervelli.

Le 10 nazioni che si apprestano a entrare nell¿Unione europea non raggiungeranno i livelli di interesse della Cina e della Russia, ma giocheranno un ruolo molto importante. L¿Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca ad esempio, dovrebbero accogliere un numero sempre maggiore di imprese tedesche.

Nel 2003 il Paese pi&#249 attivo nel trasferimento verso l¿estero delle proprie imprese &#232 stato la Gran Bretagna che ha dato origine a 5 contratti di delocalizzazione per un montante di almeno un miliardo di dollari.

Per capire quanto la tendenza stia sempre pi&#249 prendendo piede, bisogna dire che solo nel corso del 2003 i contratti di questo valore sono stati una decina, contro i 14 siglati tra il 1989 e il 2002.

¿La Francia ha siglato 3 mega-contratti, fatto che indica che anche un Paese cos&#236 restio all¿esterofilia ha cominciato a vincere la resistenza culturale alla delocalizzazione¿I vantaggi commerciali in termini di costi sono cos&#236 convincenti che le imprese che non ne approfitteranno rischiano di fare un torto ai propri azionisti¿, spiega Gartner.

Le imprese europee, dunque, si apprestano a spostare sempre pi&#249 i propri affari verso i Paesi emergenti: a guidare gli altri, la Gran Bretagna, con il 35% del valore globale dei contratti portati a termine dall¿Europa. A seguire, la Germania, la Svizzera e l¿Austria (22,8%), la Francia (12,8%) e l¿Italia (7%).

Gli Stati Uniti, invece, hanno fiutato la tendenza molto prima dell¿Europa e infatti Texas Instruments ha aperto il primo call center a Bangalore gi&#224 nel 1985.

Poi sono sbarcati gli altri: IBM ha trasferito in India la divisione Application Management Services group per un totale di circa 5000 dipendenti, su 135.000 totali, mentre Computer Associates e Hewlett Packard hanno aperto le loro succursali a Calcutta e New Delhi.

Sono presenti sul territorio anche Cisco, Lucent, Oracle, SAP e Sun.

Gli investimenti sono notevoli: il centro di sviluppo indiano di Microsoft (Midc) ha investito per il periodo 2000-2003 circa 400 milioni di dollari, Compaq ha realizzato una rete di distribuzione e di assistenza che copre 110 centri urbani; Motorola spender&#224 40 milioni di dollari per costruire un nuovo centro per lo sviluppo delle tecnologie per la telefonia nello stato di Karnataka, nel sud dell”India.

Esistono in India 180 universit&#224 e 6000 college universitari, ma il top del sistema scolastico &#232 rappresentato dai cinque Indian Institutes of Technology: queste strutture sfornano ogni anno 525 mila ingegneri. Nella sola Bangalore, ci sono pi&#249 ingegneri e programmatori che in tutta la Silicon Valley: 150 mila contro 120 mila.

Tra le altre localit&#224 che stanno attirando gli investimenti stranieri, anche l¿Irlanda e Israele, diventati Paesi chiave per lo sviluppo di applicazioni informatiche, mentre la Russia si &#232 guadagnata una buona reputazione nel settore dei software di alta gamma.

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Alessandra Talarico