Inghilterra-Italia 4-0. A Wembley? No, a Viale Mazzini

di di Raffaele Barberio |

Europa


Raffaele Barberio

Gli inglesi (o britannici che dir si voglia) vantano numerosi primati. Sono anche stati la potenza coloniale più grande e, fino a fine ‘800, i dominatori incontrastati dei mari, con la più efficiente flotta che si ricordi.

A loro piace molto di più ricordare se stessi (impropriamente, peraltro) come i fondatori del calcio moderno, perché questo gli permette di sottolineare il loro atteggiamento maschio nello scontro fisico sportivo (non a caso sono i numeri uno nel rugby).

   

Eppure a loro dobbiamo riconoscere la assoluta paternità di un Concetto mai usato più a sproposito di come sta avvenendo da qualche tempo a questa parte.

Il concetto, l’idea, il principio, infine la disposizione di legge è quella del Servizio Pubblico Radio Televisivo.

   

Fu l’ossessione di John Reith fondatore della BBC negli anni Venti, che con il motto Informare-Intrattenere-Educare definì la missione del nuovo mezzo di comunicazione. Una missione che divenne in seguito una sorta di manifesto programmatico per tutti gli enti radiotelevisivi pubblici europei.

   

In Gran Bretagna il principio fu tanto ineludibile, che quando nel 1954, a seguito di una aggressiva campagna d’opinione, fu istituita la Tv commerciale, Parlamento ed House of Commons stabilirono immediatamente che anche il nuovo sistema televisivo avrebbe dovuto rispondere ai sacrosanti principi di servizio pubblico, ben definiti in un Codice di comportamenti che aveva ben specificati contenuti e procedure cui attenersi.

   

Con uguale solennità, fu definita una prassi ultraottuagenaria in base alla quale Presidente, Direttore Generale e Governors (consiglieri di amministrazione) della BBC rispondessero a criteri di terzietà e dovessero interpretare il ruolo con la cultura del Civil Servant ovvero del servitore disinteressato e attento di un prezioso e delicato bene pubblico.
   
Ma passiamo alla cronaca, anzi alla telecronaca.

  

1-0

A seguito della nota vicenda Kelly, il fisico britannico morto tragicamente sull’onda delle vicende relative alla ricerca di armi di distruzione di massa in Iraq e della sua rappresentazione fatta dalla BBC, è stata disposta una Commissione di inchiesta presieduta da Lord Hutton, per far luce su eventuali responsabilità morali della BBC nell’orientare un certo stato d’animo dell’opinione pubblica.
Il Rapporto Hutton è stato poi sospettato di una certa accondiscendenza nei confronti del Premier Tony Blair.

Cosa c’è da osservare? Intanto si fa una Commissione d’inchiesta sulla televisione, per verificare se essa abbia o meno rispettato i principi tipici di un servizio pubblico.
Pensate alla bagarre se in Italia si proponesse qualcosa del genere.

1-0 per gli inglesi.

    

2-0

A seguito della pubblicazione del Rapporto Hutton, che solleva un ampio dibattito tra i sudditi di Sua Maestà, Presidente e Direttore Generale della BBC si dimettono in segno di protesta, accusando la Commissione d’indagine di aver svolto il proprio lavoro con discutibile accuratezza.
Bella prova di carattere, non c’è dubbio.
Qualcuno di voi immagina il Presidente o il Direttore generale della Rai, di oggi, di ieri e magari anche di domani, dimettersi per ragioni analoghe?
2-0 per gli inglesi.

 

3-0

A seguito delle dimissioni in segno di protesta del Presidente e del Direttore Generale della BBC, i dipendenti della Corporation, attraverso le proprie rappresentanze, approvano un documento per esprimere tutto il loro orgoglio aziendale, contro le intromissioni del governo. E per dir questo acquistano anche, autotassandosi, le pagine dei principali quotidiani del Paese.
Immaginate un analogo moto di orgoglio e di appartenenza da parte dei dipendenti Rai, in molti casi preoccupati dell’appartenenza a questa o quella congregazione?

3-0 per gli inglesi.

  

4-0

Intanto la BBC deve provvedere alla sostituzione di Presidente e Direttore Generale, dimissionari.
Riuscite ad immaginare come Parlamento e Corona abbiano provveduto a far scattare il meccanismo di selezione?

Semplicissimo.

Pubblicando annunci sui giornali nelle rubriche di selezione del personale.

Forse eccentrico, ma immaginate se una cosa del genere accadesse in Italia.
Da sbellicarsi dalle risate.

Inutile appellarsi, come accade in questi casi a problemi di arbitraggio.

Senza dubbio 4-0 per gli inglesi.
  

Civil Servant: una cultura del tutto britannica

Ancora oggi dopo 80 anni, i capi della televisione britannica devono rispondere ai principi morali di Civil Servant.

Una espressione che si riscontra solo nella tradizione britannica.

Chi volesse adottarla deve accortamente provvedere a non scindere i due termini.

Se uno di essi cade, il significato è del tutto opposto.

Viene quasi nostalgia della Rai di Filiberto Guala e di Ettore Bernabei.