Telekom Serbia: Marini ripete i nomi di Prodi, Dini, Fassino. Presunte tangenti per 55 mld

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Questa volta Igor Marini, il superteste dell¿affare Telekom Serbia, non &#232 ricorso ai soliti coloriti nomignoli ma ha fatto nomi e cognomi veri. Prodi, Dini, Fassino. Secondo la deposizione del promotore finanziario, durata quasi otto ore, i tre uomini politici italiani avrebbero incassato tangenti per 55 milioni di dollari (pi&#249 di 47 milioni di euro). Gli interessati hanno gi&#224 attivato le necessarie pratiche di tutela.

Il procuratore capo Marcello Maddalena e l”aggiunto Bruno Tinti hanno ascoltato Marini a Berna, nell”ufficio del ministero pubblico della Confederazione, insieme a un collega elvetico. Un¿audizione a termini quasi scaduti, che si &#232 resa necessaria dopo la notizia che davanti alla Commissione parlamentare il promotore finanziario aveva parlato di tangenti.

Una somma enorme che lo stesso Marini avrebbe fatto spostare dalla Jugoslavia all¿Inghilterra, poi a Giakarta, a Lugano e a San Marino, e con destinazione finale a personalit&#224 politiche serbe e a funzionari italiani legati a quelli che in un primo momento ha chiamato ””Mortadella”” (Prodi), ””Ranocchio”” (Dini) e ””Cicogna”” (Fassino). Questa volta, per&#242, i pubblici ministeri hanno chiesto i nomi veri e Marini li ha accontentati. Ora dovranno decidere come proseguire l¿indagine. ¿Valuteremo¿, si sono limitati a commentare mentre partivano per l” Italia.

La figura di Marini, per&#242, continua a suscitare scetticismo, e negli ambienti investigativi svizzeri prevale la cautela. Non &#232 da escludersi, comunque, un approfondimento dell¿indagine ai personaggi citati, a partire da domani, almeno come atto dovuto. Potrebbe, inoltre, essere l”espediente che permetterebbe alla Procura di ottenere una proroga.

La credibilit&#224 del super-testimone, indagato per riciclaggio a Roma e arrestato per il medesimo reato il 9 maggio a Lugano, dove si era recato insieme a due parlamentari della Commissione per consultare delle carte, era gi&#224 stata messa in crisi con l¿interrogatorio di Fabrizio Paoletti, l¿avvocato civilista romano di cui Marini aveva detto di essere una sorta di factotum. Il legale aveva negato qualsiasi coinvolgimento in Telekom Serbia.

Luned&#236 19 il secondo atto, un interrogatorio durato dalle 10 alle 18, appena tre quarti d¿ora di pausa per il pranzo. In quelle lunghe ore il promotore finanziario ha ripetuto il suo racconto facendo anche delle puntualizzazioni. Secondo quanto riferito dall¿avvocato di Marini, il ticinese Stefano Camponovo, presente all¿interrogatorio, non ci sono stati momenti di tensione. ¿Marini ha confermato le sue dichiarazioni¿, ha poi aggiunto.

Le dichiarazioni shock di Marini hanno fatto prendere all¿inchiesta una piega diversa da quella iniziale, caratterizzata dall¿accusa di falso in bilancio e corruzione a carico dell¿ex amministratore delegato di Telecom Italia, Tommaso Tomasi di Vignano, e di un alto funzionario. I magistrati, che hanno lamentato il mancato arrivo di una serie di rogatorie, avevano individuato almeno tre passaggi di denaro: due agli intermediari dell¿affare e uno su un conto dell¿allora presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, il quale, comunque, non pu&#242 essere perseguito perch&#233 l¿eventuale reato sarebbe commesso all¿estero ai danni di uno Stato straniero.