Olivetti-Telecom: Mediobanca e Generali sotto il 2% nella nuova società

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Per effetto della fusione Olivetti-Telecom, i due soci rilevanti di Olivetti, Mediobanca e Generali, scenderanno sotto il 2% del capitale della nuova societ&#224. Lo rende noto Telecom Italia nella relazione agli azionisti in vista della prossima assemblea generale.

La nuova Telecom Italia, sar&#224 infatti una societ&#224 contendibile con nessun socio ad esercitare posizioni di controllo, cos&#236 come pianificato dal Presidente Marco Tronchetti Provera che ha fortemente voluto l¿accorciamento della catena di controllo del Gruppo Pirelli-Telecom.

La partecipazione di Olimpia, come gi&#224 ampiamente anticipato, dovrebbe scendere dall¿attuale 29% al 14% massimo dal momento che, come dichiara Tronchetti Provera, ¿¿non credo che gli azionisti di Olimpia abbiano intenzione di fare altri debiti per aumentare la quota¿.

La societ&#224 che nascer&#224 dalla fusione manterr&#224 gli obiettivi gestionali di Telecom Italia, in previsione di una crescita media dei ricavi del 4-4,5%, del margine operativo lordo del 5-5,5% e del risultato operativo dell¿8-8,5%. Invariati anche gli obiettivi di riduzione del debito e la politica dei dividendi.

L”operazione dovrebbe inoltre produrre un disavanzo da annullamento delle azioni che verr&#224 in parte attribuito agli asset di Telecom – in particolare alle azioni Tim in portafoglio ¿ e in parte iscritto nella voce ”avviamento” e ammortizzata su un arco di 20 anni.

Il ministero dell”Economia, intanto, rende noto di voler mantenere gli attuali poteri di veto e la clausola di gradimento per l”acquisto di partecipazioni rilevanti (quelle pari ad almeno il 3% del capitale) di Telecom Italia. Secondo lo statuto della societ&#224, infatti, il ministero pu&#242 esercitare poteri di veto se vengono adottate delibere di scioglimento delle societ&#224, trasferimento azienda, fusione, scissione, trasferimento sede sociale all”estero, cambiamento dell”oggetto sociale. Ieri il ministero aveva comunicato di non avere intenzione di utilizzare il proprio diritto di veto per impedire la fusione.