Bernabè: Telecom Italia ‘non è oggetto di scambio, vendita o acquisto. Serve progetto industriale’

di Alessandra Talarico |

Enrico Cucchiani (Intesa Sanpaolo): la nazionalità di un eventuale nuovo socio per Telecom Italia non è un fattore ‘fondamentale’. Sull’uscita da Telco la banca deciderà all’approssimarsi della scadenza del patto.

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Franco Bernabè

Il futuro di Telecom Italia continua a essere al centro di una serie di speculazioni e indiscrezioni relative, in particolare, al futuro assetto azionario in vista di due importanti date: quella del 19 settembre, quando si terrà il prossimo cda, e del 28 settembre, data entro la quale i soci Telco – Telefonica (46%), Generali (30,6%), Mediobanca e Intesa (11,5% ciascuno) – potrebbero chiedere la disdetta anticipata del patto di sindacato e procedere alla scissione delle azioni e del debito della holding.

Ieri sono circolate con insistenza voci sul possibile ingresso nel gruppo di un nuovo socio: c’è chi dice che il presidente Franco Bernabè potrebbe riaprire la porta al magnate egiziano Naguib Sawiris, chi ritiene che della partita potrebbero essere il colosso statunitense AT&T o anche America Movil di Carlos Slim.

Tutti rumors più o meno plausibili, ma il presidente Bernabè non ci sta a far passare l’idea che la società sia alla mercè di questo o quel compratore, protagonista passivo del consolidamento in atto nel settore.

Da Cernobbio, a margine del workshop Ambrosetti, Bernabè ha innanzitutto precisato che più che di un socio industriale, Telecom ha bisogno “di un progetto industriale che poi, eventualmente, vede la partecipazione di un nuovo azionista e in cui Telecom abbia pari dignità”.

Il manager ha quindi ribadito che l’azienda – “una delle prime 10 società di tlc nel mondo, nonchè società di grandissimo rilievo per l’Italia…non è oggetto di scambio, vendita o acquisto”.

Telecom – ha aggiunto – non ha bisogno di qualcuno che insegni agli uomini e alle donne del gruppo cosa si deve fare, perché è stata un’azienda all’avanguardia delle Tlc a livello internazionale”.

 

Secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano Il Messaggero, intanto, il governo italiano sarebbe propenso più ad avallare una fusione con gli spagnoli di Telefonica che l’ingresso di Naguib Sawiris. Il gruppo iberico non ha ancora sciolto la riserva sui suoi piani futuri. Certo è che nel caso di scioglimento del patto, se diventasse il maggiore azionista della società, o se veramente dovesse concretizzarsi una fusione, ci sarebbero non pochi problemi in Brasile, dove l’Autorità di settore – Anatel – tiene d’occhio i rapporti di forza tra le due aziende, che nel paese sono dirette concorrenti (Telefonica controlla Vivo, primo operatore mobile brasiliano; Telecom controlla Tim Brasil).

 

Che il nuovo socio sia egiziano, messicano, americano, non è una questione fondamentale, per l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani: la nazionalità di un eventuale nuovo socio per Telecom Italia non è un fattore “fondamentale”, essendo il gruppo parte di un mondo “aperto, internazionalizzato e globalizzato”, ha detto Cucchiani che a proposito della ventilata uscita della banca da Telco assicura: “decideremo quando saremo vicini alla scadenza”.

Quanto al futuro assetto azionario – su cui stanno circolando ‘le ipotesi più disparate, come ha affermato ieri Bernabè – “…il meglio sarà la soluzione migliore quella che porterà il maggiore beneficio agli azionisti e alla società”, ha aggiunto, sottolineando che è necessario attendere.

“Il presidente di Telecom – ha affermato – si è impegnato a presentare a breve programmi e soluzioni, quindi dobbiamo aspettare”.

 

 

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