Analisi

5G, maggiore spettro per avviare la fase 2: vertical e reti private

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Nelle prossime settimane consultazione su nuovo piano nazionale ripartizione frequenze su destinazione spettro 60 GHz, 6 GHz e bande millimetriche di 26 GHz per i servizi 5G.

L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad assegnare lo spettro 5G per favorire lo sviluppo della tecnologia mobile di quinta generazione. Con l’asta, che ha fruttato 6,55 miliardi alle casse dello Stato, sono state messe a gara 1.275 MHz di spettro nelle bande pioniere per il 5G. Più precisamente:

1.000 MHz nella banda a 26 GHz

200 MHz nella banda a 3.7 GHz

75 MHz in quella a 700 MHz

Si lavora per i servizi 5G standalone

Gli operatori mobili, che si sono aggiudicati le frequenze, stanno realizzando la propria rete 5G e iniziando a sviluppare i relativi servizi in diversi settori: agricoltura, sanità, turismo, industria 4.0, ecc. Oggi, sul territorio nazionale c’è circa il 10% di antenne 5G, “ma abbiamo una soluzione che si chiama non standalone in cui la rete 5G è costituita soltanto dalla parte radio e dietro si usa ancora la parte di rete 4G”, ha spiegato Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT, aprendo la 4^ edizione di 5G Italy. “È come avere una sala del ristornate totalmente rinnovata”, ha usato questa metafora il professore, “con la cucina dietro che invece è ancora di una generazione precedente”.

In sostanza, gli operatori, per lo sviluppo completo del 5G, stanno sviluppando la core network, il cloud e l’edge cloud. E per velocizzare la diffusione del 5G in Italia il PNRR stanzia 2 miliardi per garantire la copertura di rete in 12mila strade extraurbane.

5G, la fase 2? Reti private

Ora è giunto il momento di avviare la fase 2 per accelerare il 5G sul nostro territorio anche attraverso i Verticali, il riferimento è alle “fette” (“slices”) ricavate sulla rete 5G per i diversi servizi dedicati, che possono essere abilitati da: aziende, industrie, poli logistici, centrali e reti energetiche, ospedali, università, aree territoriali, distretti produttivi, del consumo, della cultura e dello spettacolo.

Tra i vantaggi di un prossimo uso privato dello spettro “assegnato ad una fabbrica, ad un porto, ad un ospedale si garantiscono privacy e sicurezza dei dati”, ha osservato più volte Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni. 

Con il 5G le reti possono essere costruite “attorno” ai servizi, diventando così “reti-servizio”.

Si tratta di un cambiamento strutturale anche nell’approccio regolatorio e di assegnazione dello spettro, finora ripartito tra frequenze con diritti d’uso nazionali e frequenze non licenziate ad accesso libero (come per il Wi-Fi).

Reti 5G private, dedicate a nuovi servizi in Italia?

Ma in che modo è possibile avviare reti 5G private, dedicate a nuovi servizi in Italia? C’è da dire che questa modalità di uso privato dello spettro, con porzioni di spettro dedicate, è già in vigore in altri Paesi. Per esempio sono già realtà nell’industria tedesca come le prime realizzazioni nel porto di Amburgo o nell’impianto di produzione 4.0 della Bosch a Dresda. Analoghe iniziative istituzionali per favorire l’accesso locale allo spettro sono in corso in Francia, Olanda, in Svezia, nel Regno Unito, Giappone, in Australia e Hong Kong. Negli Usa Amazon Web Services ha da poco lanciato un servizio pacchettizzato per le aziende per la realizzazione di reti private su spettro condiviso.

Proto (MiSe): “Mettere a disposizione maggiore spettro per favorire lo sviluppo e l’utilizzo di nuovi servizi 5G”

“Mettere a disposizione maggiore spettro, rispetto a quello disponibile, per favorire lo sviluppo e l’utilizzo di nuovi servizi 5G”. Questo uno dei punti chiave dell’intervento alla 4 edizione di 5G Italy di Donatella Proto, Dirigente, Div. II – Comunicazioni Elettroniche ad uso pubblico e privato, sicurezza delle reti e tutela delle comunicazioni, al Ministero dello Sviluppo economico.

“Sarà necessario”, ha spiegato, “prendere delle decisioni sulle nuove bande millimetriche, la banda 26 GHz è una delle più importanti per le applicazioni 5G e, allo stesso tempo, si dovrà tenere in considerazione le amministrazioni che sono titolari dello spettro”.

E poi Proto ha annunciato “Nelle prossime settimane sarà avviata la consultazione sul nuovo piano nazionale ripartizione frequenze (PNRF) che riguarderà un’altra banda fondamentale per il 5G, la 6 GHz, utilizzata in molte parte del mondo per il WiFi6, e sui 60 GHz, che potrà essere messa a disposizione degli operatori”, in particolare in ottica di FWA (Fixed Wireless Access).

La consultazione non tratterà i modelli di gestione e di utilizzo dello spettro che sono un aspetto regolamentare, ma su questo ci sono delibere Agcom, c’è già un quadro normativo che consente di dare accesso ai verticali che ne abbiano bisogno alla costruzione di reti non pubbliche. 

5G spettro

Reti private/reti non pubbliche “la killer application del 5G”

Si è da poco conclusa l’indagine Agcom sull’uso di frequenze locali da parte delle aziende per realizzare reti private 5G. 

“Si va sempre più verso una maggiore integrazione tra reti pubbliche e private, è la killer application del 5G”, ha detto Donatella Proto.

Oggi l’uso locale e privato dello spettro è già possibile per i Vertical in base alla normativa vigente. Tuttavia, nessuna domanda è ancora giunta per uno sviluppo del genere da parte del mercato.

“Già esistono reti locali 5G e questo non vuol dire che non si possa anche ipotizzare dello spettro dedicato alle reti private 5G e alla co-esistenza di reti private e reti pubbliche, però, partendo dalla situazione attuale di già assegnazione delle frequenze”, ha sottolineato la dirigente del MiSe.

5G

Il futuro – la seconda fase del 5G?

In base ai risultati dell’indagine Agcom si capirà “se seguire la Germania e destinare lo spettro 5G per la manifatturiera o scegliere il modello inglese che prevede un modello di gestione condivisa delle reti ibride oppure fare una scelta italiana, che parta dalla fotografia esistente delle frequenze 5G già assegnate con ingenti investimenti da parte delle Telco, che devono essere tenute in considerazioni”, ha detto Proto.

Per avviare le reti 5G non pubbliche “C’è la possibilità di studiare un percorso che veda un ruolo e uno spazio per tutti”, ha concluso Proto, “sia per gli operatori mobili, che hanno speso 6,5 miliardi di euro per acquistare le frequenze 5G, sia per i verticali, a cui si può dedicare uno spettro specifico e una gestione a modello di ‘affitto- leasing’ o cogestione. Il ruolo del regolatore è trovare il corretto bilanciamento tra gli interessi pubblici e i diversi stakeholder che si affacciano ad affrontare la nuova sfida”. 

Anche in Italia possono nascere reti 5G locali sia per abilitare nuovi scenari d’uso con impatto significativo in ogni settore sia per abilitare nuove opportunità di business e favorire lo sviluppo di nuovi operatori specializzati.

5G Italy 2021, l’intervento di Donatella Proto (Ministero Sviluppo Economico)

Per approfondire:

5G, perché cresce la rilevanza e il bisogno della banda a 6GHz