Il programma

15 miliardi di euro per un ecosistema Ue digitale ed ecologico, bandi dal 22 giugno

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Risorse che contribuiranno ad accelerare la transizione verde e quella digitale, concorrendo a una ripresa sostenibile dalla pandemia di coronavirus e migliorando la resilienza degli Stati dell’Unione alle crisi future. I primi inviti saranno pubblicati a partire dal 22 giugno prossimo.

La Commissione europea ha dato il via libera al principale programma di lavoro di Orizzonte Europa per il periodo 2021-2022, che prevede 14,7 miliardi di euro di investimenti per il raggiungimento degli obiettivi strategici legati alla transizione digitale ed ecologica.

Investimenti fondamentali per realizzare un ecosistema dell’innovazione, basato sulla ricerca e lo sviluppo tecnologico, ritenuto un passo decisivo anche per la ripresa e la resilienza degli Stati europei colpiti dalla pandemia di Covid-19.

Obiettivo: creare un ecosistema europeo dell’innovazione per la ripresa e le nuove sfide globali

Il programma di lavoro di Orizzonte Europa sosterrà i ricercatori europei nello svolgimento di attività di ricerca e innovazione di alta qualità ed eccellenza a beneficio di tutti noi. Coprendo l’intero ciclo di ricerca e innovazione dal laboratorio al mercato, riunirà ricercatori e innovatori di tutto il mondo per affrontare insieme le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi”, ha dichiarato in una nota ufficiale Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva di Un’Europa pronta per l’era digitale.

Con il 40 % del bilancio destinato ad rafforzare la sostenibilità in Europa, il programma di lavoro di Orizzonte Europa renderà il continente europeo più verde e più adatto alla trasformazione digitale. Orizzonte Europa è ora pienamente operativo: invito dunque i ricercatori e gli innovatori di tutta l’UE a rispondere agli inviti a presentare proposte e a trovare soluzioni che migliorino la nostra vita quotidiana”, ha commentato Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani.

Le risorse, è specificato nel comunicato della Commissione, serviranno a sostenere i ricercatori europei con borse di studio, corsi di formazione e scambi, ma serviranno anche a costruire e rafforzare “ecosistemi dell’innovazione europei più connessi ed efficienti”, con l’obiettivo di dare vita a infrastrutture di ricerca di eccellenza, oltre a favorire la partecipazione in tutta Europa e in tutto il mondo, rafforzando al contempo lo Spazio europeo della ricerca.

Transizione green e digitale, le aree di intervento

Una fetta di questi investimenti, circa 5,8 miliardi di euro, andranno a sostenere la transizione ecologica in Europa, quindi il “Green Deal europeo”, con particolare riferimento a quei progetti che mirano a favorire e accelerare il percorso di neutralità climatica del continente entro il 2050.

I progetti che potranno fare domanda di finanziamento dovranno essere relativi al contrasto e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche alla transizione verso l’energia e la mobilità pulite, alla promozione dell’economia circolare e della bioeconomia, nonché alla realizzazione e mantenimento dei pozzi naturali di assorbimento della CO2 negli ecosistemi.

Per lo sviluppo di tecnologie digitali di base verranno stanziati circa 4 miliardi di euro, con l’obiettivo di assicurare la crescita degli investimenti nella transizione digitale, permettendo, ad esempio, di usufruire del pieno potenziale degli strumenti digitali basati sui dati nei settori dell’assistenza sanitaria, dei media, del patrimonio culturale e dell’economia creativa, dell’energia, della mobilità e della produzione alimentare, sostenendo la modernizzazione dei modelli industriali e promuovendo la leadership industriale.

Quando e come partecipare

I primi inviti a presentare i progetti saranno resi pubblici sul portale finanziamenti e appalti della Commissione europea a partire dal 22 giugno prossimo.

I bandi saranno rivolti a ricercatori, scienziati, imprese, istituzioni o altri istituti interessati, dei Paesi dell’Unione europea, ma anche a Paesi terzi, tranne che per alcuni settori considerati strategici, per i quali la partecipazione sarà limitata “al fine di salvaguardare le risorse strategiche, gli interessi, l’autonomia e la sicurezza dell’Unione”.