Data economy

Portale Open Data Emilia Romagna: Lepida, “liberare i dati per creare valore”

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Per far davvero decollare l’economia open data sul territorio serve “l’evidenza del ritorno”, in termini di maggiori servizi erogati e maggiore efficienza di quelli già resi disponibili, a fronte degli investimenti comunque necessari per liberare i dati.

I dati sono il motore dell’economia europea. lo hanno detto più volte a Bruxelles e anche in Italia il concetto è stato ribadito dall’Agenzia per l’Italia digitale. Per arrivare a questo, però, servono dati che siano il più possibile aperti (open data) e accessibili a tutti: “occorre che il dato sia affidabile, aggiornato, diffuso, disponibile, anche programmaticamente, tenendo sempre conto della privacy”.

È un tema che in Europa è sempre più presente nelle agende dei gruppi tecnici e politici, ma anche a livello nazionale e regionale, come in Emilia Romagna, dove Regione e Lepida ScpA da tempo ad una vera liberazione” dei dati: “si capisce che le condizioni per poter davvero far decollare l’economia open data sono mature – si legge in una nota diffusa dalla società in house della Regione – cosa manca allora? Certamente l’evidenza del ritorno in termini di maggiori servizi erogati e maggiore efficienza di quelli già resi disponibili, a fronte degli investimenti comunque necessari per liberare i dati”.

Sono sempre di più gli enti del territorio dell’Emilia Romagna che intraprendono questa strada, supportati dalla Regione e da Lepida, con la possibilità di sfruttare uno strumento fondamentale quale il Portale regionale Open Data: “Un primo passo importante per far conoscere sempre di più il mondo open data ad amministratori e i cittadini; ora è giunto il momento di identificare strategie e azioni affinché il dato open crei valore, possibilmente evidente”.

Il Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione 2019-2021, curato da AgID e Team Digitale, indica le ricadute positive che questo approccio può portare e indica la necessità di completare l’azione di razionalizzazione e centralizzazione delle banche dati sul territorio nazionale.
Il piano dedica una sezione specifica alla tematica degli open data che riporta la necessità di intercettare più efficacemente i bisogni. Da qui la volontà di dare seguito, da parte del gruppo di lavoro nazionale “Data e open data management, all’azione di popolamento del catalogo nazionale dati.gov.it nel quale sono documentati, sulla base del profilo di metadatazione nazionale DCAT-AP_IT, i dati aperti resi disponibili dalle amministrazioni.

In uno degli studi più dettagliati sugli open data (Capgemini, “Creating Value through Open Data”), si stima che le dimensioni del mercato europeo legato agli open data potrebbe esser pari a 325 miliardi di euro per il periodo 2016-2020. Il documento indica l’aumento delle transazioni sul mercato come uno dei fattori trainanti dell’economia generata dai dati aperti così come la creazione di posti di lavoro attraverso la fornitura di servizi e prodotti basati sugli open data, il risparmio sui costi e una maggiore efficienza derivante da una più profonda conoscenza condivisa.
Nel 2020 i risparmi accumulati sui costi per le pubbliche amministrazioni europee che utilizzeranno gli open data dovrebbero raggiungere 1,7 miliardi di euro. Però, è precisato nel documento, per poter davvero sfruttare i vantaggi derivanti dai dati aperti e realizzare le previsioni nella loro ipotesi più ottimistica è necessario che l’adozione di politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico attraverso l’open data continuino, fino a raggiungere un più alto livello di maturità.