analisi di mercato

L’eCommerce in Italia supera i 41,5 miliardi di euro. Ma le PMI come sono messe?

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Il problema maggiore del mercato italiano è la sua grande frammentazione, con piccole e medie realtà che non hanno le competenze o le possibilità economiche per assumere un ruolo rilevante nel panorama nazionale. Allora come fare?

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

Il mercato dell’eCommerce in Italia è in crescita. Nel 2018, il valore del fatturato nel Bel Paese è stato stimato in 41,5 miliardi di euro, con una crescita del 18% sul 2017.

Nel 2019, anche se i dati non sono stati ancora resi pubblici, le ultime informazioni confermano una crescita in linea con quella dell’anno precedente.

eCommerce in Italia

Il mercato italiano rimane, però, uno di quelli più poveri, sia a livello di fatturato, sia per quanto riguarda la percentuale di acquirenti sul territorio, che si attesta attorno al 65%.

I settori che si dividono le quote di mercato maggiori sono: il Tempo Libero con il 41,3%, di cui fa parte anche il gioco d’azzardo, seguito dal Turismo al 28%. I Centri Commerciali (ovvero i player che vendono prodotti generici al dettaglio, come Amazon)  si posizionano in terza posizione, con una quota del 14,5%. Seguono: Assicurazioni (4,9%), Elettronica (3,3%), Alimentare (2,8%), Moda (2,2%), Editoria (1,9%), Casa e arredamento (0,8%) e Salute e Bellezza (0,3%).

Al momento, la maggior parte dei player attivi sul territorio italiano sono multinazionali straniere, come Amazon, Zalando, AirBnb, Uber, e gestiscono i volumi maggiori.

Il problema maggiore del mercato italiano è la sua grande frammentazione, con piccole e medie realtà che non hanno le competenze o le possibilità economiche per assumere un ruolo rilevante nel panorama nazionale.

eCommerce e PMI

Secondo lo studio dello scorso anno di Casaleggio Associati, le piccole imprese che vendono online in Italia, nel 2018, sono aumentate del 2%, raggiungendo una quota del 9%.

Confartigianato ha effettuato una survey su 400 piccole imprese a vocazione artigianale.

I risultati evidenziano che il 12% delle imprese è attivo sul web e vende online, il 72% è attivo sul web ma non vende online e il 16% non pratica nessuna attività in rete. Le imprese attive nell’eCommerce hanno una dimensione media di 6,5 addetti, 1,7 addetti in più di quelle di quelle non attive sul web. Rispetto al fatturato, il 55% delle imprese che vende online rileva un aumento nella produzione, fino al 6% in più della media.

Eppure, sebbene i risultati economici di un eCommerce siano quantificabili e notevoli, la diffusione fra le piccole e medie imprese è ancora lontano dalle percentuali europee.

Un passo avanti è stato compiuto l’anno scorso, anche se è da considerarsi più come una scorciatoia che come soluzione al problema.

L’Italia e il problema con Amazon

Nel 2019 il Governo, in particolare per mano dell’ICE, l’agenzia che ha la delega dell’esecutivo al sostegno del nostro export, ha siglato un accordo con Amazon per sostenere l’approdo sulla piattaforma di un gran numero di micro e piccole imprese, che in questo modo hanno la possibilità di vendere i propri prodotti online in Italia, ma anche all’estero.

Ovviamente l’iniziativa è lodevole, ma pone alcune questioni di carattere pratico e concorrenziale. Il rischio è quello di dare troppo potere in mano a una potenza privata. Inoltre, così facendo, le piccole imprese italiane finiscono per sacrificare sull’altare della visibilità la propria indipendenza.

A questa iniziativa sottende, probabilmente, la convinzione che implementare un eCommerce sul proprio sito internet, in autonomia, è troppo complicato e dispendioso dal punto di vista sia economico sia di tempo da doverci dedicare.

Come crearsi il proprio canale

Questo non è vero, dato che esistono una miriade di altri strumenti per la creazione di eCommerce, anche in totale autonomia, senza doversi rivolgere a soggetti esterni.

Prestashop, Opencart , WooCommerce (il plugin per WordPress) e Shopify sono piattaforme che, chi più chi meno, fanno di semplicità e chiarezza il loro punto forte. In questo articolo ci concentreremo sull’analisi di Shopify, l’eCommerce che è cresciuto di più nell’ultimo anno, sia per quanto riguarda l’uso che se ne fa, sia dal punto di vista della notorietà.

Il suo punto forte? Il fatto che sia un servizio SaaS (Software as a Service), e che quindi non ha bisogno di un servizio (costoso) di hosting. Garantisce inoltre un’esperienza di qualità sia a chi lo gestisce da back-end, sia a chi ci naviga e ci acquista.

Le sue unicità a livello esperienziale hanno permesso allo strumento di guadagnarsi, anno dopo anno, una quota di mercato sempre più grande a discapito dei competitors (è al momento l’eCommerce più utilizzato nel mondo).

Alcuni esempi

Per comprenderne appieno le potenzialità, vorremmo citare due esempi di eCommerce italiani creati con Shopify, di proprietà di due piccole imprese del territorio: il primo è il sito internet di una piccola ottica di Firenze, I Visionari, che è riuscita a interpretare con freschezza e giovialità il template di Shopify. Il secondo che vi invitiamo a visitare è l’eCommerce di Dolly Noire che, invece, riesce a portare l’aria colorata e folle dello StreetWear milanese nel design del template.

In definitiva, Shopify è uno degli strumenti migliori al momento per realizzare il proprio eCommerce in economia e autonomia.

Detto ciò, e per quanto un eCommerce possa aiutare un’impresa a crescere, non basta semplicemente aprirne uno per avere successo; è necessario anche dare il giusto tempo alla realizzazione dei contenuti da pubblicare, come foto e descrizioni dei prodotti. 

Aprire un eCommerce è, quindi, semplice in generale, ma nel particolare l’importante è scegliere lo strumento giusto e dedicare tempo/volontà alla realizzazione del progetto. L’obiettivo è uno solo: fornire alla tua azienda dei vantaggi competitivi difficilmente ignorabili, ma garantiti.