Il progetto

Green IoT, la rete italiana di sensori biodegradabili per le eco smart home

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Progetto “Sensibile” dell’Enea per realizzare una rete di sensori sostenibili per smart home, “distribuiti e connessi tra loro”. Sensori biodegradabili, con l’obiettivo di ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla nostra salute e sull’ambiente, e più in generale il volume di rifiuti elettronici prodotti ogni anno proprio nelle nostre case.

Le condizioni meteo e climatiche, parametri come l’umidità e l’indice di calore, unitamente ai tassi di inquinamento, sono tutti fattori che in un modo o nell’altro condizionano ed influenzano la nostra qualità della vita, sia in strada, sia in casa.

E proprio riguardo ai tassi di inquinamento, oggi sappiamo che il 92% della popolazione mondiale trascorre la maggior parte del tempo in ambienti chiusi e che circa 3 milioni di decessi ogni anno sono riconducibili all’inquinamento indoor, secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.

Il progetto “Sensibile”

Per questo quando si parla di fonti di inquinamento, non bisogna mai dimenticare che le nostre abitazioni sono state costruite impiegando determinati materiali, che a loro volta hanno un certo impatto sia sull’ambiente, sia sulla nostra salute.

Per questo, in ottica smart home e smart city, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), sta portando avanti il progetto “Sensibile (Sensori autonomi e biodegradabili per il monitoraggio ambientale negli edifici).

Obiettivo smart home

Scopo del progetto, si legge nel sito dell’Agenzia, è arrivare a sviluppare “un sistema di sensori autonomi e biodegradabili per il monitoraggio dei parametri ambientali” all’interno di abitazioni, scuole e uffici.

Una sorta di green IoT (Internet of Things) per un nuovo concetto di abitazione, ma anche di ufficio o scuola.

Realizzare un ambiente di vita salubre, sicuro e confortevole per le persone, attraverso l’utilizzo di dispositivi intelligenti, biodegradabili, efficienti ed ecosostenibili, i quali permettano la misura e l’analisi dei parametri ambientali, per attuare il controllo e l’ottimizzazione degli impianti di climatizzazione e di depurazione dell’aria”, ha dichiarato in una nota il ricercatore Giovanni Landi, del Centro Ricerche di Portici (Napoli), che coordina il progetto.

Tali sistemi saranno distribuiti e connessi tra loro – ha spiegato Landi –  ma la loro biodegradabilità permetterà di ridurre l’impatto ambientale dello smaltimento della mole di rifiuti elettronici che si producono nelle nostre case”.

I materiali

La realizzazione di tali device eco-intelligenti per la smart home del futuro è legata alla ricerca dei materiali, di “biomateriali”.

I biomateriali sono ottenuti da risorse rinnovabili, come ad esempio la gelatina e la cellulosa, e sono intrinsecamente ecosostenibili, biodegradabili, abbondanti (essendo possibile ricavarli da materiali di scarto industriale).

Prossimi passi

Il progetto in una prima fase si propone di realizzare un prototipo biodegradabile, integrante un generatore di corrente che alimenti almeno un tipo di sensore (ad es. temperatura, umidità e CO2), al fine di dimostrarne la fattibilità tecnologica.

Successivamente, saranno inseriti progressivamente i dispositivi all’interno della smart home, per monitorare i parametri ambientali attraverso una rete di sensori autonomi distribuita in tutta la casa.

Sarà inoltre possibile progettare i sensori al fine di farli funzionare per un tempo di vita pre-programmato (giorni/mesi/anni), per poi degradarsi in maniera sicura per gli esseri umani e l’ambiente