Il Ranking

Brand globali, primi cinque posti alle Big Tech: concentrano un terzo del valore dell’intera classifica

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Il nuovo podio mondiale: Apple, Amazon e Microsoft. Google scende al quarto posto, Samsung sale al quinto. I rischi di questa super concentrazione di ricchezza per i mercati e le democrazie. Per l’Italia in classifica Gucci, Ferrari e Prada.

Pubblicata la classifica mondiale dei 100 brand più importanti in termini di valore. La Best global brands 2020 che mette assieme tutti questi marchi che più di altri hanno registrato performance elevate durante gli ultimi 12 mesi.

Caratteristica di questa edizione dell’indagine è il contesto di emergenza sanitaria in cui negli ultimi sei mesi si sono trovate a lavorare queste grandi imprese, tra lockdown e smart working, distanziamento sociale e dispositivi di protezione individuale.

Come spesso accade, le situazioni più critiche ed emergenziali decretano il fallimento di alcune strategie imprenditoriali e il successo di altre. Ad aver superato meglio la prima fase della pandemia di Covid-19 troviamo certamente i social media, le piattaforme di delivery, i mezzi di comunicazione di massa, i media brand e le grandi corporation tecnologiche.

Basta dare un’occhiata ai primi venti posti della classifica. In top 5 troviamo solo big tech e se allarghiamo lo sguardo ai primi 20 posti ecco che compaiono i media brand e anche le grandi case automobilistiche, oltre che l’industria alimentare.

I brand più forti del 2020

Apple si conferma al vertice dei Best Global Brands, con un valore del brand pari a 322,999 miliardi di dollari. D’altronde, in sole 24 ore sono stati già ordinati più di 2 milioni di iPhone 12.

Segue in seconda Amazon, con 200,667 miliardi di dollari, che è anche top performer con una crescita del 60%, sale di un gradino, dal terzo al secondo posto,

Sale anche Microsoft, che conquista il podio di bronzo, grazie a un aumento del 53%, arrivando a 166,001 miliardi di dollari.

Google si accontenta del quarto posto, con 165,444 miliardi di dollari, uscendo di fatto dal podio, cosa che non succedeva dal 2012.

In quinta troviamo invece Samsung, con un valore di 62,289 miliardi di dollari, che per la prima volta nella sua storia e di quella della classifica entra tra i migliori cinque al mondo.

La top ten si completa con Coca-Cola al sesto posto (56,894 miliardi di dollari), Toyota al settimo (51,595

miliardi di dollari), quindi Mercedes-Benz (49,268 miliardi), McDonald’s (42,816 miliardi) e Disney (40,773 miliardi).

Interessante il debutto di alcuni nomi celebri, tra cui Instagram al 19° posto, YouTube al 30° e Zoom al 100°. Facebook non fa oltre il 13° posto, con una perdita di 12 punti percentuali.

Netflix conquista il 41° posto, con un tasso di crescita tra i più alti +41%, superato solo da Spotigy (+52% al 70° posto e Amazon).

Anche quest’anno l’Italia è rappresentata da tre brand: Gucci (32° posto, con 15,675 miliardi di dollari) Ferrari (79° posto, con 6,379 miliardi) e Prada (99°, con 4,495 miliardi).

Cresce la concentrazione di ricchezza in pochi marchi

I primi cinque posti concentrano un terzo del valore complessivo espresso dalla classifica, mentre se prendiamo in considerazione i primi 10 brand arriviamo a oltre il 50% del valore dei 100 brand presi in esame dallo studio.

Un dato allarmante, perché significa che poche multinazionali continuano ad accentrare su di sé una ricchezza enorme, in grado di condizionare borse e mercati di ogni latitudine.

In un contesto del genere, è chiaro che emergono seri problemi legati alla libera concorrenza e alla sicurezza dei dati di cui dispongono in maniera esponenziale, alla raccolta di risorse finanziarie sui mercati e alla possibilità di fare libera impresa, senza considerare le inquietanti possibilità in termini di “privatizzazione” e condizionamento della vita democratica di un Paese.

Sempre più spesso queste multinazionali prendono accordi con Governi ed Istituzioni nazionali, che in cambio di costose e complesse tecnologie cedono progressivamente sempre maggiore sovranità in settori delicatissimi, come la sicurezza, la sanità, la scuola, il welfare sociale, i servizi pubblici.