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Antitrust Usa, i democratici vogliono sciogliere i GAFA. Scontro con i repubblicani

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I Democratici americani antitrust sono pronti a proporre riforme radicali per bloccare giganti come Amazon, Google, Apple e Facebook. I repubblicani frenano ma ammettono che "i big del tech vanno fermati.

I Democratici americani che indagano sulla concorrenza nel settore tecnologico sono pronti a proporre riforme radicali per bloccare giganti come Amazon, Google, Apple e Facebook.

Le indiscrezioni, riportate prima da Politico e poi da Bloomberg News, provengono da un report antitrust della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sui quattro colossi tecnologici.

Il report contiene un “appello a sciogliere” le società, ha detto il membro del Congresso repubblicano Ken Buck. Nella bozza, Buck ha dichiarato di condividere le preoccupazioni dei Democratici sul potere delle aziende Big Tech, con la loro propensione per “acquisizioni killer“.

Il rapporto, scrive Buck, offre uno sguardo agghiacciante su come Apple, Amazon, Google e Facebook hanno usato il loro potere per controllare il modo in cui vediamo e comprendiamo il mondo. Questa proposta però è un appello velato a rompere le aziende Big Tech. Non siamo d’accordo con l’approccio della maggioranza “, ha dichiarato Buck.

La concorrenza nel mirino del Congresso

I colossi del digitale dominano sempre di più i mercati globali, creando oligopoli, superando ogni tipo di resistenza da parte della concorrenza, anche con sistemi illeciti e comportamenti scorretti. 

Secondo un articolo del Financial Times, dal 1995 ad oggi, Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft hanno speso più di 200 miliardi di dollari per acquisire aziende più piccole.

Sostanzialmente, ogni volta che emergeva un concorrente questo veniva acquisito per assicurarsi il dominio del settore. 

Per questo la sottocommissione per l’Antitrust, guidata da David Cicilline, ha come obiettivo proprio la valutazione dell’impatto dei GAFAM sul mercato americano e globale in termini di limitazione della libera concorrenza. Le cinque Big Tech assieme valgono più di 5mila miliardi di dollari e i capi di imputazione a loro carico sono contenuti in un documento di oltre un milione di pagine. 

La tesi accusatoria della sottocommissione è che queste multinazionali controllano ormai diversi mercati strategici, dai dati alle tecnologie emergenti, dal commercio elettronico ai sistemi di pagamenti online/digitali, abusando di un potere che sta crescendo anno dopo anno. 

Un potere troppo grande che si sta trasformando in minaccia non solo per la libera concorrenza, ma anche per la sicurezza delle persone e delle nazioni, per l’economia reale e per la democrazia. 

Lo strapotere delle big tech spaventa il mercato azionario Usa

Negli ultimi mesi di pandemia globale di Covid-19 si è più volte evidenziato il ruolo fondamentale giocato sul mercato e in borsa dalle grandi corportation del settore tecnologico. Senza le Big Tech il mercato azionario americano avrebbe avuto un trend medio più basso dell’8% rispetto ad oggi.

Questo perché le GAFAM rappresentano il 25% dei rendimenti dell’indice Standard & Poor 500 (S&P 500), più del doppio del dato di cinque anni fa.

Queste corporation hanno influenzato notevolmente l’andamento del mercato azionario degli Stati Uniti, condizionandolo anche in alcune fasi storiche, come nei mesi del lockdown, tanto che ad esse andranno ricondotti il 15% degli utili S&P 500 a 12 mesi e oltre il 20% di quelli stimati al 2023.

Da gennaio a settembre 2020, l’indice S&P 500 ha registrato un rialzo nei rendimenti del +6% circa, contro un +42% delle GAFAM, secondo quanto riportato in un articolo firmato da Sean Markowicz, Strategist, Research and Analytics di Schroders.

Tutto questo sta a significare che se da una parte le Big Tech hanno tenuto alto il mercato azionario americano, soprattutto negli ultimi drammatici mesi di questo anno difficile, dall’altra hanno concentrato nelle loro mani un enorme potere, tale da condizionare inevitabilmente il futuro di Wall Street.