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Banda Ultralarga, Telecom Italia pronta a investire di più. Nuove città in arrivo?

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Mentre l'incumbent si dice pronta a investire di più, rimane in stallo il dossier Metroweb. Da una parte la chiusura da parte di Tamagnini (Fsi) a Telecom, dall'altra la riapertura, quasi in contemporanea, di Bassanini (Cdp) a un condominio con Telecom maggioritaria al 51%.

“Stiamo facendo un grande piano d’investimenti e siamo concentrati a farlo nell’interesse della società e del Paese” ha fatto sapere oggi il presidente Telecom Italia, Giuseppe Recchi, dopo il rifiuto di Cdp e Fsi alla proposta dell’incumbent di entrare nella compagine azionaria con una quota di maggioranza. Telecom Italia potrebbe quindi alzare la somma di 500 milioni stanziata per l’implementazione del Ftth, sempre però “valutando le condizioni di mercato” aggiunge Recchi.

Secondo indiscrezioni, Telecom Italia starebbe già lavorando per ampliare la lista delle 40 città dove intende portare la fibra in tecnologia FttH/B.

Il presidente di Telecom Italia  ha poi continuato. “Noi dobbiamo fare solo cose che abbiano una razionalità industriale e finanziaria, non possiamo fare cose ideologiche. Qualunque altra opzione che possa accelerare, noi la consideriamo sempre, preservando pero’ la capacita’ di creare valore di un’azienda come Telecom che deve operare sul mercato con dei ritorni”.

C’erano state, infatti, indiscrezioni su un’email del presidente Fsi (secondo azionista di Metroweb con il 46%) Maurizio Tamagnini inviata martedì a Patuano dove si notifica che Cdp e Fsi non sono in grado di procedere con le discussioni sul progetto della rete in fibra ottica alle condizioni prospettate dall’ex monopolista. A questo punto sembrerebbe quasi che quest’accordo ‘nun s’ha da fare’, ma ci sono molte carte in tavola e la posta in gioco è alta.

Quasi in contemporanea e  in netto contrasto con l’email inviata da Tamagnini ,  c’era stata ieri la riapertura  di Franco Bassanini, presidente Cdp a Telecom Italia.  “La soluzione migliore è una società dove siano coinvolti con noi tutti i maggiori operatori. In un’ipotesi del genere, Cdp non pone questioni di maggioranza. Se il contributo maggiore lo dà Telecom, può avere da subito la maggioranza” , aggiungendo che  “la presenza di tutti e con opportune regole di governance può anche permettere che Telecom abbia il 51%”.

Una proposta, quella del numero uno di Cdp, già lanciata a Telecom Italia, che però fa presumere un allentamento delle tensioni -che c’erano state nelle settimane precedenti- tra la società della fibra e l’ex monopolista.

Bassanini sembra quindi essere disposto a cedere la maggioranza (51%) a Telecom solo a patto che ci sia il condominio con gli altri operatori come Wind e Vodafone. Operazione piuttosto irrealizzabile, dal momento che l’opzione del condominio era stata già rispedita al mittente Telecom Italia  lo scorso 19 febbraio a seguito del Cda.

Da quel momento in poi (dopo il Cda del 19 febbraio ndr.) c’erano, sì, stati riavvicinamenti ma anche dei botta e risposta tra il presidente Giuseppe Recchi e lo stesso Bassanini. La causa principale è stata la proposta d’investimenti in solitaria consegnata a Infratel da parte di Telecom Italia per cablare in fibra 40 città e il conseguente impatto che la proposta ha avuto sull’erogazione degli incentivi statali.

Adesso la palla  passa a Telecom Italia. Il prossimo Cda è previsto per il 7 maggio e, come aveva già anticipato l’ad Marco Patuano, il board “si occuperà di trimestrale e di conti e sarà questo il leit motiv futuro” ,anche se questa nuova riapertura di Cdp può riportare in tavola il dossier Metroweb.

Ad ogni modo, bisogna considerare che l’eventualità di un doppio cablaggio è, infatti, l’ultima cosa che servirebbe al paese, anche perché significherebbe far rimanere in stallo i 6,5 miliardi messi dal Governo che non possono essere erogati a nessun operatore in quelle aree dove si è prenotato l’ex monopolista, per non andare incontro alla censura europea sugli aiuti di Stato.

A questo proposito è stata riaperta la consultazione pubblica del Mise che durerà un mese e servirà a definire le nuove ‘aree nere’, ovvero quelle che non avranno la necessità degli aiuti di Stato per raggiungere gli obiettivi della cablatura in fibra e le ‘aree a fallimento di mercato’ dove sarà possibile, invece, richiedere i -cosi detti- aiuti.