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Web3D e metaverso, il caso di Colombo New Scal. Intervista a Dario Melpignano (Neosperience)

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Dario Melpignano, CEO di Neosperience ha approfondito le logiche del Web3D e il rapporto con il Metaverso, portando come esempio progetti operativi come quello realizzato per Colombo New Scal, realtà storica con sede nella provincia di Lecco che realizza prodotti per la casa.

Enterprise 4.0 è una rubrica settimanale dedicata ai processi di innovazione aziendale a cura di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Il 20 settembre 2022 si è tenuto un approfondimento verticale sul “rapporto tra Metaverso e Web3D” organizzato da Confindustria Brescia per la valorizzazione delle produzioni manifatturiere negli ambiti B2C e B2B.

In questa occasione Dario Melpignano, CEO di Neosperience SpA, ha approfondito le logiche del Web3D e il rapporto con il Metaverso, portando come esempio progetti operativi come quello realizzato per Colombo New Scal S.p.A., realtà storica con sede nella provincia di Lecco che realizza prodotti per la casa.

Sentiamo da ogni parte dire che il Metaverso sta arrivando: che cosa significa questa affermazione?

Dario Melpignano. Il Metaverso sta sicuramente arrivando, ma al tempo stesso sta ancora prendendo forma. Proprio come Internet a metà degli anni ‘90, al giorno d’oggi il Metaverso esiste in forme prototipali come Decentraland o Facebook Horizon, ancora per molti versi simili a videogiochi, ma prenderà presto forme diverse che ancora nessuno conosce. Anche così possiamo però già dare per consolidate alcune caratteristiche del Metaverso. È innanzitutto parte del Web3, ossia dell’iterazione del Web più recente: un’idea di Internet pervasivo, che supera i limiti degli schermi degli smartphone grazie a nuove piattaforme ed ecosistemi. Nel Metaverso, così come nel Web3D che approfondiremo tra poco, la tridimensionalità delle esperienze gioca un ruolo centrale. Grazie alla Realtà Virtuale e soprattutto alla Realtà Aumentata, combinata con ecosistemi di pagamento basati sulla blockchain, si dà vita a un nuovo modo di esperire il digitale, ma anche di rapportarsi alla realtà analogica.

Qual è la differenza tra Metaverso e Web3D?

Dario Melpignano. In estrema sintesi il Metaverso, almeno nella sua forma attuale, descrive delle piattaforme sociali e aperte, dove gli utenti possono interagire e creare i propri spazi con diversi dispositivi come i visori per la Realtà Virtuale o la Realtà Aumentata. Quindi il 3D, inteso come capacità di rappresentare oggetti o spazi tridimensionali, è una delle componenti abilitanti del Metaverso, ma esiste già da molto tempo. Il Web3D, da non confondersi con il Web3 citato prima, è un’evoluzione tridimensionale del Web che presenta molte più opportunità in chiave di business: superando le logiche videoludiche del Metaverso apre alle aziende la possibilità di creare un’area proprietaria e condividere un equivalente digitale dei prodotti o dei servizi offerti. Nello specifico, nel contesto del Web 3D gioca un ruolo cruciale la Realtà Aumentata, che permette non tanto di sostituire il mondo reale con qualcosa di alternativo, bensì di potenziarlo con un “layer” aggiuntivo di informazioni e contenuti.

Quali sono invece le tecnologie che sono al minimo comune denominatore tra Metaverso e del Web3D?

Dario Melpignano. Le differenze tra Metaverso e Web3D sono dunque tante, ma altrettanti sono i punti di contatto che accomunano queste nuove frontiere del digitale. Sono sette le categorie su cui si gioca questa partita ancora aperta:

  1. Hardware;
  2. Networking;
  3. Potenza di calcolo;
  4. Piattaforme virtuali;
  5. Standard di interoperabilità;
  6. Sistemi di pagamento;
  7. CRI: contenuti, risorse e servizi di identità.

Da un lato troviamo dunque un insieme di dispositivi di fruizione esperienziali, dall’altro una serie di tecnologie che abilitano un nuovo tipo di commercio anche grazie alla scarsità degli asset digitali. Tutti questi elementi possono e dovranno però convergere verso una visione aperta, libera e democratica: la forza dell’Internet degli albori, prima che il potere si concentrasse intorno alle piattaforme social.

Ultimamente si sente parlare molto di Web3: ora che lo abbiamo distinto dal Web3D, possiamo esplicitare anche questo concetto?

Dario Melpignano. Mi rendo conto che i nomi assegnati in questo caso non ci siano per niente d’aiuto: il Web3 è l’ultima evoluzione del Web, che comprende e integra tante delle tecnologie che abbiamo appena elencato. Non bisogna confonderlo con il Web3D, che invece tocca l’aspetto della tridimensionalità e interviene nell’utilizzo di dispositivi di fruizione esperienziali per nuovi tipi di commercio, ma può supportare anche processi aziendali tradizionali.

Tornando appunto al Web3D, ci può fare qualche esempio di impiego strategico di questa tecnologia nel mondo imprenditoriale, sia Direct-to-Consumer, sia Business-to-Business?”

Dario Melpignano. Nelle imprese dell’oggi e del domani sarà sempre più necessario stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti, sviluppando spazi interattivi in cui abitare un’esperienza cinestetica, e dunque maggiormente pervasiva, dei prodotti e dei servizi offerti. Le potenzialità del Web3D sono scalabili e applicabili sia a grandi brand internazionali sia a piccole realtà, passando per le PMI Made in Italy. A proposito di queste ultime, per Colombo New Scal S.p.A., azienda storica produttrice di applicativi per la casa con sede nella provincia di Lecco, è stato implementato un progetto di Web3D che permette di visualizzare i prodotti all’interno di un ambiente in Realtà Aumentata. In questo modo i futuri clienti possono non solo visualizzare in 3D l’oggetto scelto, ma anche manipolarlo e collocarlo all’interno dell’ambiente reale in modo semplice e immediato. Il Web3D consente alle imprese di entrare in contatto con i clienti finali, ma in ottica B2B permette anche di far conoscere l’azienda e le caratteristiche dei prodotti anche senza bisogno di interagirci fisicamente, superando distanze e barriere.

Già diversi brand, soprattutto nel settore del fashion, hanno fatto esperienze all’interno del Metaverso. Come un’azienda oggi può integrare al meglio queste tecnologie, in particolare nel commercio?

Dario Melpignano. Ci troviamo in un contesto storico sempre più complesso, dove le imprese si trovano di fronte alla necessità di costruire e mantenere viva una community solida ed essere resilienti di fronte alle tante crisi che si susseguono. Il futuro apparterrà alle aziende che saranno in grado di stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti. Il Metaverso, nelle forme che assumerà nel prossimo futuro, potrà essere l’ambiente dove questa community si incontra. È necessario che le aziende sviluppino ciascuna il proprio Metaverso, entrando in contatto diretto con la propria customer base, come accade nella soluzione implementata per Colombo New Scal. La chiave di volta per superare i limiti di un mondo tecnologico che fino a questo momento ha privilegiato l’efficienza rispetto all’efficacia è l’empatia. Ciò si traduce in una serie di pratiche virtuose: mettere al centro il rapporto con la customer community, utilizzare le tecnologie più avanzate per evolvere verso nuovi modelli di business e comprendere le esigenze psicologiche del cliente senza manipolarlo.

Questo può avvenire anche nel caso delle aziende che hanno processi collaborativi B2B?

Dario Melpignano. Anche i processi collaborativi Business-to-Business possono beneficiare di questa evoluzione e diventare più stretti grazie al Web3D. Un imprenditore può condividere rapidamente un prototipo con i propri buyer, visitare a distanza un impianto industriale, presentare i propri prodotti in maniera interattiva e in alcuni casi formare il cliente sull’utilizzo degli stessi. La chiave, in questo processo di transizione digitale nel mondo delle imprese, è l’utilizzo accorto dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning. Lo sosteneva già Marshall McLuhan, ormai 60 anni or sono: ogni miglioramento nelle comunicazioni aumenta le difficoltà di comprensione. I dati devono essere processati e interpretati per poter apportare un vantaggio significativo.

Per concludere, quali sono i suoi auspici per il futuro delle imprese nel digitale?

Dario Melpignano. La concentrazione del potere nel mondo digitale è cresciuta troppo e gli algoritmi sono diventati troppo potenti nel plasmare le opinioni della società. Se vogliamo influenzare il cambiamento verso un futuro migliore, per i nostri clienti e per le nostre aziende, il tempo di agire è adesso. La chiave per un approccio alla tecnologia che superi il modello della Silicon Valley è l’incontro, tanto nella formazione accademica quanto nella pratica delle risorse aziendali, tra le discipline STEM e il capitale culturale del Mediterraneo e della sua cultura umanistica. Mentre iniziamo a passare dal Web2 al Web3, per noi imprenditori e non solo è il momento di informarci e di educare. Avere un’idea chiara di ciò che c’è dietro l’angolo è essenziale per essere informati: l’educazione permette di influenzare positivamente il mondo in cui viviamo – quello digitale così come quello analogico, che sono sempre più compenetrati in quell’unica esperienza formidabile che ci è concesso di sperimentare che è la nostra vita.