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VorticiDigitali. Il marketing persuasivo alla base della comunicazione digitale

di Andrea Boscaro |

Il marketing persuasivo, che non nasce con Internet, ma arriva dagli ambienti del marketing relazione e diretto, può offrire spunti interessanti per chi deve realizzare iniziative di comunicazione online. Ecco quali.

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4bizwww.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

 

Più mettiamo tecnologia nel rapporto con i clienti, più occorre valorizzare l’elemento umano. Ce ne rendiamo conto ogni qualvolta ci rivolgiamo ad un call center: se la persona che ci accoglie, è cortese ed attenta, la nostra esperienza sarà soddisfacente, altrimenti la comunicazione che il brand sta facendo nei nostri confronti sarà deleteria.

Allo stesso modo, anche nel marketing digitale, più vi sono elementi di automazione – dalla dimensione pubblicitaria a quella più editoriale e legata alla navigazione di un sito – più contano gli aspetti di copy e di content, altrimenti il rischio per l’azienda è non solo quello di non produrre effetti, ma anzi generare un effetto boomerang nei propri confronti. Anche in questo caso, l’esperienza quotidiana rivela quanto il retargeting soffre di errori di impostazione e di ripetitività del messaggio e rischia di risultare inopportuno ed invasivo.
Il marketing persuasivo, che non nasce con Internet, ma arriva dagli ambienti del marketing relazione e diretto, può pertanto offrire spunti interessanti per chi deve realizzare iniziative di comunicazione online, ad esempio:

– costruire landing page che sappiano trasmettere l’elemento della scarsità come sprone all’attivazione di una scelta;
– offrire, in sede di registrazione, non solo la sottolineatura dei benefici, ma anche la comunicazione della facilità e del relativo impiego di tempo necessario per intraprendere tutti i passi per portarla a termine;
– dare, soprattutto in caso di limitata disponibilità del bene, il senso dell’urgenza;
– trasmettere sempre la “social proof” data dalle recensioni, dai commenti, dai testimonial di cui gode un brand, un prodotto o un servizio;
– usare immagini e “storie” che sappiano calare nel concreto l’esperienza che l’utente sta per affrontare;
– personalizzare il più possibile le scelte possibili sulla base della sincronizzazione dell’attività web con altri dati quali il CRM e lo storico dell’account;
– intraprendere talvolta iniziative di reward gratuite, così da ingenerare “effetto wow”.

Tutte queste tecniche saranno poi inefficaci se a comunicarle saranno una grafica sciatta e un copy impreciso o asettico: la narrazione non è un’attività astratta, ma può essere portata a termine in qualunque scheda prodotto o manifestazione testuale di un marchio sul proprio sito.