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Vorticidigitali. eCommerce: troppi ostacoli per gli acquisti da siti esteri

di Andrea Boscaro |

Quali sono i limiti e quali sono le aree che occorre affrontare per aiutate le imprese a cogliere le opportunità del commercio elettronico internazionale?

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4bizwww.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Solamente il 12% degli acquisti online europei sono stati fatti al di fuori del proprio mercato nazionale ed è evidente che questo limite testimonia l’inefficacia del commercio elettronico non solo come leva per un vero mercato unico comunitario, ma anche come strumento di crescita per le aziende.

Quali sono i limiti e quali sono le aree che occorre affrontare per superare questo limite?

– l’analisi della domanda porterà a definire  correttamente i Paesi target ed in questo sono utili tool come Facebook Audience Insights, Google Market Finder, Consumer Barometer e, per i marketplace, Terapeak;

– la molteplicità delle normative sui diritti dei consumatori (data protection, comunicazioni commerciali, recessi, …) determina una complessità non facile da superare;

– la mancata trasparenza delle condizioni e dei costi delle spedizioni è tale da aver richiesto alla Commissione Europea la proposta di azioni sulla “Parcel delivery”;

– l’uso tattico dei marketplace – e in qualche caso dei loro servizi di fullfillment – per ridurre la complessità di fronte a nuovi mercati che si intende affrontare.

– il marketing digitale, anche di fronte a orizzonti comuni come i motori di ricerca, richiede un’attenzione particolare nel caso di attività estere: un corretto uso dei tag href_lang e un’appropriata mappatura dei contenuti rispetto alle url e ai suffissi dei domini aiuterà Google a indicizzare correttamente il sito, anche grazie a Google Search Console.

Solo un lavoro di coordinamento e di controllo svolto dall’Unione Europea potrà veramente aiutate le imprese a cogliere le opportunità del commercio elettronico internazionale, ma è responsabilità delle associazioni di categoria nazionali creare terreno fertile perché il cambiamento avvenga.