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Vivendi-TIM, la Commissione Ue prende tempo? Il nodo Mediaset

La Commissione Europea potrebbe decidere di prendere tempo, altri 90 giorni rispetto alla deadline fissata il 30 maggio, per completare l’indagine in corso relativa al controllo di fatto del gruppo TIM da parte Vivendi notificato dal gruppo francese il 4 maggio scorso.

Vivendi-Tim, altri tre mesi per decidere

Lo scrive il Sole 24 Ore, analizzando la posizione di Vivendi, che con il 24% di TIM e 10 consiglieri su 15 in Cda sta cercando di incassare il via libera al controllo di fatto dell’ex incumbent italiano senza incorrere in violazioni antitrust a livello europeo.

Secondo il quotidiano finanziario, Vivendi ha proposto come rimedio a Bruxelles la cessione del 70% di Persidera (il 30% è in mano al Gruppo L’Espresso), la società che detiene i mux per il digitale terrestre, anche se il Gruppo TIM in un comunicato ha dichiarato di non saperne nulla e per questo la vicenda è all’attenzione della Consob.

Questione Persidera

Quindi, a quanto pare la questione Persidera non sarà risolta entro il 30 maggio, perché la Commissione Ue intende aprire la seconda fase d’indagine sulla posizione di Vivendi sul mercato italiano, guardando da vicino la sua posizione di secondo azionista alle spalle di Fininvest in Mediaset, con una quota vicina al 30% dei diritti di voto.

In questo caso, l’analisi dell’Antitrust Ue si sovrappone a quella conclusa dall’Agcom, che ha già accertato la sua posizione dominante nel mercato dei media e delle telecomunicazioni italiane in base alla Legge Gasparri, imponendo al gruppo francese di scegliere se diminuire le sue quote in TIM o Mediaset.  Tra l’altro, Vivendi dovrà indicare all’Autorità la sua exit strategy entro il 19 giugno.

Tanta carne al fuoco per Vivendi, ma restano diversi punti interrogativi. In primo luogo, a chi potrebbe interessare Persidera? Vivendi potrebbe già aver individuato un acquirente interessato, che potrebbe anche essere straniero, oppure un soggetto “amico” al quale parcheggiare la società dei mux.

Di certo, l’ipotesi più assurda sarebbe la cessione di Persidera a Mediaset. L’operazione è esclusa, perché ingarbuglierebbe la già intricata matassa in cui si trova Vivendi nel nostro paese.

Ma quel che sembra più curioso è il fatto che soltanto ora la Commissione Europea analizzando la posizione di Vivendi in Tim prenda in considerazione la posizione di Vivendi in Mediaset. Il Biscione di fatto rappresenta il vero nodo da sciogliere per risolvere poi a cascata una serie di dossier al momento congelati, che riguardano ad esempio il polo unico delle torri – che potrebbe coinvolgere in un modo o nell’altro diversi player: RaiWay, EiTowers, Persidera ma anche Inwit – e l’ipotesi di separazione proprietaria della rete Telecom tornata di moda ad aprile.

Elezioni e 700 Mhz

L’impressione è che prima delle prossime elezioni politiche non succederà nulla, tanto più che il duello legale fra Vivendi e Mediaset su Premium andrà per le lunghe.

Per quanto riguarda Vivendi, se e quando otterrà il via libera al controllo di fatto del gruppo TIM la governance potrebbe cambiare, con Arnaud De Puyfontaine che potrebbe assumere la presidenza. Ma la questione sarà risolta soltanto dopo il responso di Bruxelles, che a quanto pare non arriverà prima fine agosto.

Nel periodo che separa l’Italia dalle prossime elezioni, diverse questioni tecniche meritano l’attenzione del Governo in carica, prima fra tutte la transizione morbida della banda 700 Mhz dai broadcaster alle telco in vista del 5G. Una transizione, questa, indipendente dal futuro di Persidera e dall’analisi della posizione di Vivendi in Mediaset da parte della Ue.

 

Il contesto e il nodo Mediaset

Il panorama italiano delle telecomunicazioni e dei media ha bisogno di uscire dall’impasse in cui si trova e che ruota intorno ad un uomo solo, Vincent Bollorè, azionista di controllo di Tim e secondo azionista di Mediaset.

La guerra fra Mediaset e Vivendi non può durare troppo, è necessario arrivare ad un accordo in tempi non troppo lunghi per sbloccare tutta una serie di dossier connessi, che vanno dal polo unico delle torri alla cessione della rete Telecom.

Sembra chiaro poi che nemmeno Tim possa permettersi di rimanere troppo a lungo in sospeso, in attesa dei tempi lunghi della querelle legale fra Bollorè e Berlusconi su Premium.

Tanto più che lo scontro fra Tim e Open Fiber è sempre più acceso e all’orizzonte c’è lo sbarco di Iliad, quarto incomodo ingombrante nel mobile.

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