Key4biz

Vivendi, ecco cosa c’è dietro al ritorno in Italia

Vivendi

Questo fine settimana gli occhi del mercato resteranno puntati su Vincent Bolloré sulla scia della notizia che il board di Vivendi potrebbe approvare un aumento della quota in Telecom Italia fino al 15% dall’attuale 8,3%.

Possibilità già monitorata dalla Consob che tiene sotto controllo le mosse del finanziare bretone.

Cosa bolle in pentola?

Tredici anni dopo il suo ingresso in Mediobanca, in cui è il secondo maggiore azionista con l’8%, Bolloré ha tutte le carte in mano per avere un ruolo di primo piano anche in Telecom Italia.

Il suo ritorno nelle telecomunicazioni, dopo aver dismesso tutti gli asset nel settore, a partire da Sfr, potrebbe sorprendere.

In realtà le sue mosse sono in linea con il suo progetto: diventare il ‘Bertelsmann francese’ e il champion europeo dei media, sfruttando appieno tutte le potenzialità della convergenza tra broadcaster e provider di contenuti.

La chiave di lettura sta nei mutamenti già in atto sul mercato statunitense, partiti con l’acquisto di DirecTv da parte di AT&T, per 67,1 miliardi di dollari.

Obiettivo il quad play

“Vivendi, che ha già un accordo con Telefonica sui contenuti, ha tutto l’interesse di stringere un rapporto privilegiato con Telecom Italia sul mercato del quad play“, ha detto una fonte al quotidiano economico francese Les Echos.

Anche se i vertici di Telecom Italia ci vanno cauti, l’amministratore delegato Marco Patuano non ha celato ieri di sottolineare che se Vivendi incrementasse la propria quota, sarebbe “bene, molto bene“, perché il core business della società francese “è complementare al nostro”.

Nessun commento invece sulla possibilità di cessione della controllata Tim Brasil, che sarebbe auspicata da Vivendi.

Nei mesi scorsi, l’Ad ha sempre ribadito di considerare quell’asset strategico e che una possibile vendita sarebbe considerata solo in caso di un’offerta generosa.
A riguardo oggi il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, a margine del convegno ‘Last Call to Europe 2020′, ha chiarito senza mezzi termini: “Noi non facciamo scenari sui se o sui ma. Per ora in Brasile continuiamo con la nostra strategia e non prevedo modifiche su ipotesi in base a fatti che non si sono ancora verificati”.
Recchi ha aggiunto anche che al momento il gruppo non ha ricevuto da Vivendi alcuna richiesta per avere dei posti nel Consiglio di amministrazione.
“Non è arrivato nessun input – ha detto – non abbiamo contatti, in genere gli azionisti si vedono nei momenti e nei luoghi predisposti”. Recchi ha inoltre escluso che il patron di Vivendi Bolloré, o dei suoi rappresentanti, possano partecipare al prossimo Cda di Telecom, in programma a Torino il 26 giugno.

Dopo aver chiuso un accordo, non esclusivo, con Sky Italia per la distribuzione dei contenuti della pay tv sulla propria fibra ottica, Telecom Italia potrebbe presto tirar dentro anche Mediaset Premium e magari CanalPlus di Vivendi, alla vigilia dell’arrivo in Italia a ottobre del leader del video streaming Netflix.

Di fronte ai rumor di una fusione tra Wind e H3G, i sostenitori del rafforzamento di Vivendi in Telecom credono fermamente in una rivalutazione dell’operatore tlc italiano e della sua rete in fibra ottica, su un mercato dove il cavo è assente.

E Mediaset Premium?

Resta poi sempre aperta l’opzione Mediaset Premium, per la quale i francesi hanno mostrato sin da subito interesse, per poi rallentare i contatti forse in attesa di definire meglio il ruolo in Telecom Italia.

Ma sulla possibilità di stringere accordi con il Biscione, a inizio mese Bolloré ha commentato: “Amo l’Italia, ma non sono il solo a votare e la metà del consiglio di sorveglianza non crede sia una buona idea“.

Ma come dire, il dado è tratto e niente può essere ormai escluso a priori. Il finanziare bretone non hai mai scartato qualsiasi ipotesi riguardasse l’Italia. Il proprio status di primo azionista di Telecom Italia e i suoi rapporti privilegiati con Silvio Berlusconi, agevolati dal finanziare franco-tunisino Tarak Ben Ammar, amico di entrambi, lo hanno reso oggi un potenziale player di peso nella riorganizzazione del mercato italiano dell’audiovisivo.

A condizione però di convincere i partner italiani che è qui per restarci per un lungo periodo e non per un’incursione veloce e temporanea.

Secondo l’ex presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, Bolloré “ha sempre agito con grande cautela e saggezza in Italia, rispettando le società nelle quali ha investito. Sono sicuro che il suo ingresso in Telecom Italia non farà eccezione alla regola”.

Exit mobile version