la trimestrale

Twitter: la crescita rallenta ancora. Via il 9% dei dipendenti

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Twitter è al nono trimestre di fila di rallentamento della crescita e tutti i suoi pretendenti sono svaniti.

Un altro trimestre di crescita al ralenti per Twitter, che ha annunciato l’intenzione di tagliare il 9% dei dipendenti, circa 350 persone.

Il fatturato del social network è cresciuto dell’8% a 615,9 milioni di dollari, l’incremento più risicato dallo sbarco in Borsa e a fronte del +20% registrato nel trimestre precedente. Nonostante il risultato sia superiore alle attese degli analisti, inoltre, si tratta del nono trimestre di fila di rallentamento della crescita.

Il rosso nel trimestre ha raggiunto quota 103 milioni di dollari anche se gli introiti pubblicitari sono cresciuti del 6% a 545 milioni di dollari.

Il numero di utenti mensili attivi si è portato a quota 317 milioni, in crescita di appena l’1,7% e ben lontana non solo da Facebook (1,7 miliardi) ma anche da Instagram (500 milioni).

Come se ciò non bastasse, sembrano essersi tutti defilati i pretendenti all’acquisto della società: a dare forfait è stato anche il Ceo di Salesforce Marc Benioff che pure sembrava lo sposo più accreditato.

Il management, nonostante tutto, ostenta ottimismo. Il Ceo Jack Dorsey ha evidenziato come il 90% dei ricavi sia ormai generato dall’accesso mobile e spiegato che la nuova strategia varata dopo l’uscita di Dick Costolo sta cominciando a dare i suoi frutti in termini di crescita e coinvolgimento del pubblico, di uso attivo quotidiano, di tweet impression e di tempo trascorso sulla piattaforma.

Quanto a tagli della forza lavoro, si concentreranno principalmente nei settori delle vendite e del marketing, con l’obiettivo di generare un profitto già il prossimo anno.

Le azioni della società, che nell’ultimo anno hanno perso circa il 45% del loro valore, hanno guadagnato il 4,3 negli scambi prima dell’apertura dei mercati, segno che gli investitori danno fiducia agli sforzi di ristrutturazione del gruppo. Attualmente il sito vale in Borsa 12 miliardi di dollari. Per capire l’entità della crisi basti pensare che a dicembre 2013 valeva 53 miliardi di dollari.