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Tv in Italia, nel 2015 lo streaming farà la differenza

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Gli italiani sempre più crossmediali e streamer. Dall’arrivo di Wuaki.tv a Netflix, il 2015 sarà in Italia l’anno dello streaming. Ecco perché.

Partita aperta sullo streaming per il mercato televisivo italiano. Il 2015 appena iniziato segnerà un colpo d’accelerata grazie all’accresciuta propensione degli utenti a consumare contenuti online e all’arrivo di nuovi player dall’estero, dalla spagnola Wuaki.tv all’americana Netflix che per fine anno o per il 2016 dovrebbe arrivare anche in Italia.

I contenuti sono ormai centrali nelle strategie di broadcaster e web company perché sono proprio quelli che faranno la differenza a prescindere dal medium usato e permetteranno di recuperare terreno sul fronte dei ricavi da tempo in calo.

Ma a parte lo streaming ci sono altre sfide aperte.

Sky ha rafforzato la sua presenza sul digitale terrestre. A parte Cielo già attivo sul canale 26 adesso il gruppo che fa capo a Rupert Murdoch ha annunciato a fine anno che trasmetterà anche sul vicino canale 27 che era di Class Editori.

La pay tv Mediaset Premium, rinnovata dal mese di dicembre, prevede un anno alla grande: streaming e app e soprattutto sport visto che partire da metà anno avrà in esclusiva i diritti della Champions League fino al 2018.

E c’è già chi ritiene che l’allargamento di Sky sul digitale terrestre possa aprire la via a un accordo con Mediaset proprio sul fronte dei diritti sportivi.

Cosa succederà? Lo vedremo.

Intanto l’azienda continua la ricerca di nuovi partner da far entrare in Premium e questo mese dovrebbe perfezionarsi l’ingresso della spagnola Telefonica nell’azionariato del gruppo con una quota dell’11% per 100 milioni di euro.

Sky d’altro canto darà una bella sferzata verso la tv online quando la prossima primavera entrerà nel vivo l’accordo con Telecom Italia per la trasmissione dei contenuti della pay tv sulle reti ultrabroadband dell’operatore telefonico.

In tutto questo, altri broadcaster stanno crescendo in Italia come Viacom o Discovery che si è confermato terzo editore nazionale per share: l’8% in più rispetto al 2013.

Da non trascurare poi che il 2015 dovrebbe essere un anno di svolta anche per la Rai, con la riforma del canone e della governance aziendale al quale il governo comincerà a dedicarsi a primavera inoltrata in vista anche del rinnovo della concessione nel 2016.

Ma ciò che farà davvero la differenza sul mercato televisivo sarà la capacità dei player di saper cogliere le esigenze degli utenti.

Gli italiani si confermano un popolo crossmediale. Ormai quasi tutti guardano la tv ma contemporaneamente usano il telefono o il tablet per accedere a internet, specie per interagire con i social network.

Ma è tanto anche l’interesse per l’Ultra Alta Definizione (4K). Sono in tanti, infatti, disposti a compare un televisore più costoso per garantirsi una qualità delle immagini e del suono superiori.

Anche qui, però, lo streaming giocherà un ruolo cruciale.

I produttori al Ces di Las Vegas hanno già annunciato accordi con i fornitori di servizi streaming e con gli studios cinematografici per garantire i contenuti.

E gli italiani, secondo il ConsumerLab di Ericsson, sono già proiettati in questa nuova dimensione. Nel 2014 l’80% degli intervistati ha detto di aver visto contenuti in streaming con regolarità, segnando una crescita di 7 punti rispetto all’anno precedente.

L’offerta in Italia prevede già SkyOnline, Infinity di Mediaset, Chili.Tv e Google Play. Ma a questi si aggiungerà presto Wuaki.tv e forse anche Netflix.

Resta il problema della banda ultra larga che per certi versi è ancora carente.

Ma il dado sembra ormai tratto.

Nel 2015 sarà proprio lo streaming a fare la differenza.