La leva cutlurale

Il turismo digitale salverà l’Italia? (Prima puntata)

di Gianni Motta Ferilli |

L'idea di usare la leva culturale per promuovere il turismo non basta a convincere i turisti che se arrivano in agosto nelle città d'arte italiane le trovano semivuote, sporche e con pochi servizi attivi ma sempre generose di ladruncoli e profittatori.

Il turismo italiano, croce e delizia di commentatori e analisti, è in crisi anche quest’anno. Colpa del maltempo e della crisi economica che ha colpito un po’ tutti i settori, ma secondo gli esperti, anche dell’incapacità di programmare meglio l’offerta turistica adattandosi real-time ai fattori che influenzano negativamente gli umori vacanzieri. A poco sembrano servire le proposte “soddisfatti o rimborsati” dei geniali gestori rivieraschi romagnoli e le offerte last minute del Trentino, tanto che anche il turismo straniero non basta a colmare le perdite.

L’idea di usare la leva culturale per promuovere il turismo – con i concerti in piazza ed i musei gratis una tantum che però adesso gli over 65 devono pagare – certo non basta a convincere i turisti che se arrivano in agosto nelle città d’arte italiane le trovano semivuote, sporche e con pochi servizi attivi ma sempre generose di ladruncoli e profittatori.
I problemi del turismo italiano vengono da molto lontano e riguardano trasporti inefficienti, soprattutto da e verso le isole maggiori, un’offerta alberghiera poco flessibile e spesso costosa se confrontata coi competitor iberici e balcanici, pacchetti vacanze truffaldini e un’accoglienza non sempre di qualità anche nelle grandi città. E, ciliegina sulla torta, il nostro turismo manca di un’adeguata promozione.

Al netto dello strapotere delle cosiddette OTA, le agenzia di viaggio online, Booking, Expedia o Trivago, le strutture ricettive italiane, anche d’eccellenza,  tranne rari casi, non hanno un’adeguata presenza su Internet e sui social network.

Le cose dovrebbero cambiare con il TdLab, il laboratorio del turismo digitale voluto dal ministro Dario Franceschini ma pensato da un ex consulente di era berlusconiana, Edoardo Colombo, che non pare ancora decollato.

A parte una bella copertina su Internet, il laboratorio nato quattro mesi fa per decreto e che riunisce vari soggetti istituzionali nell’ambizioso tentativo di ridisegnare in chiave digitale il turismo italiano, non ha ancora partorito un’idea praticabile, che però potrebbe arrivare a breve, stando alla roadmap prevista sul sito. Di converso, il tanto criticato portale nazionale del turismo Italia.it è fermo al redesign voluto dal ministro Massimo Bray e nonostante le belle foto e gli articoli ben documentati sulle italiche bellezze, non offre alcuna possibilità di prenotare un posto letto o la sedia di un concerto.

Promuovitalia, l’ente che doveva assistere il governo nel favorire la promozione turistica è stato messo in liquidazione dopo la guerra di carte bollate tra i suoi amministratori e dirigenti, che hanno interessato a più riprese le attenzioni della Guardia di finanza, della Corte dei conti e del Garante della Privacy.

Invece, l’ente che lo controlla, l’Enit, l’agenzia nazionale di promozione turistica, pure è commissariata a dispetto dei risparmi realizzati nell’ultimo bilancio (contestati però dai revisori dei conti), e di una campagna di promozione turistica, “Made in Italy”, oggi ferma per mancanza di fondi ma che aveva ottenuto discreti risultati all’estero dove campeggiava su giornali e cartelloni aeroportuali (http://www.italy.travel/it/). Il numero dei siti dedicati al turismo però aumenta. Se le regioni sono molto gelose della propria autonomia promozionale e qualcuna fa pure bei numeri su Facebook, i siti di carattere nazionale come quello voluto da Bray per l’anno del turismo Italia-Russia sembra dimenticato e non ce n’è uno governativo che parli cinese per i circa 4 milioni di cittadini asiatici attesi per l’Expo2015. Anzi no, uno c’era, si chiamava yidalinihao.com, ma è stato chiuso l’anno scorso, si dice, dopo un assalto informatico, la verità è che non era mai stato finanziato.