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Workshop Tivù. ‘Rai deve sostenere di più l’industria creativa’. Intervista a Vinicio Peluffo (PD)

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Vinicio Peluffo (Deputato PD) ha partecipato al workshop ‘Televisione e sviluppo digitale’ promosso da tivùthink, progetto di tivù s.r.l., la società proprietaria di tivùsat, la prima piattaforma digitale satellitare gratuita.

“Nella nuova concessione alla Rai abbiamo avanzato due richieste precise: sostenere di più l’industria creativa e la produzione nazionale, anche indipendente”, ha dichiarato ai nostri microfoni Vinicio Peluffo, deputato del PD, a margine del seminario Televisione e sviluppo digitale: uno sguardo sulle esperienze europee, un capitolo da aggiungere all’Agenda digitale. Il workshop è stato promosso da tivùthink, progetto di tivù s.r.l., la società partecipata Rai, Mediaset, Telecom Italia, Associazione TV Locali e Aeranti Corallo, costituita nel 2008, e proprietaria di tivùsat, la prima piattaforma digitale satellitare gratuita.

Peluffo ha poi aggiunto: “La Rai deve sostenere l’industria creativa e tutto ciò che nel nostro Paese è stato lasciato indietro, come i documentari, i film d’azione, i cartoni animati”. “Quindi sostegno alla produzione nazionale anche indipendente, poi ci sarà tutto il tempo per normare i diritti con il contratto di servizio, però è chiaro che noi dobbiamo chiedere anche al servizio pubblico, quindi alla Rai, di sostenere l’ampliamento di un mercato con il pieno coinvolgimento dei produttori indipendenti”, ha concluso il deputato del partito democratico.

Ecco l’intervista completa a Vinicio Peluffo (PD)

I temi di discussione dell’incontro sono stati:

  • Il ruolo centrale delle creative Industries (e dell’Audiovisivo) nel contesto dello sviluppo

digitale e della crescita economica e culturale delle Nazioni.

  • Le “Agende Digitali” in Europa e i (pochi) tentativi di dare rilevanza alle industrie dei

contenuti e dell’audiovisivo come motori della digitalizzazione.

  • Il ruolo dei Broadcaster e la ricerca di un ambiente unitario Tv-OnLine.

Durante la tavola rotonda i relatori hanno analizzato ampiamente la capacità dei broadcaster, su scala globale, di trasmettere i contenuti originali all’estero ed è emerso un ruolo marginale di quelli italiani. Sono pochi i titoli made in Italy esportati e quelli più richiesti sono prodotti da Sky e sono le serie Gomorra e 1992. “Una nazione che non investe sull’audiovisivo e sui contenuti originali significa che non fa marketing di sé”, le parole pronunciate da Emilio Pucci,  direttore di e-Media Institute, dovrebbero far riflettere tutti…