Bilancio

Tim, stop all’attività di direzione di Vivendi. Utili in aumento del 25%. Avviata la Cigs per gestire 4.500 esuberi

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Scatta la procedura di cassa integrazione per gestire 4.500 esuberi dopo che il Cda ha preso atto del termine dell’attività di direzione e controllo di Vivendi, finito in minoranza dopo l’assemblea del 4 maggio. Ricavi e utili del gruppo in aumento nel primo trimestre.

Il Cda di Tim ieri, riunitosi per approvare i conti del primo trimestre, “ha preso atto che risultano venute meno le ragioni per considerare Vivendi soggetto esercente attività di direzione e coordinamento su Tim” dopo la vittoria del fondo Elliott, che detiene l’8,8% del capitale, sui francesi, che detengono il 23,9% del capitale, sul rinnovo del consiglio all’assemblea del 4 maggio. Intanto, crescono utili e ricavi del gruppo nel primo trimestre, mentre il gruppo annuncia l’avvio della Cigs (Cassa integrazione guadagni) per gestire 4.500 esuberi in linea con il piano industriale DigiTIM.

Cassa integrazione per gestire 4.500 esuberi

Nella lettera al ministero del Lavoro di cui Radiocor ha preso visione, l’azienda chiede l’avvio della cigs per una durata massima di 12 mesi, presumibilmente a partire dal 18 giugno fino al 17 giugno del 2019. Sarà applicata a un massimo di 29.736 lavoratori che saranno sospesi dal lavoro per un numero medio di giornate non superiore a 26, da distribuire su base mensile nel periodo di applicazione e comunque in linea con i fabbisogni del programma di riorganizzazione. Gli esuberi individuati, alla base della richiesta della Cigs, sono 4.500. Alla fine del periodo di applicazione della cassa, precisa la lettera “è prevedibile il permanere di eventuali eccedenze di personale – in misura pari a 4.500 unità di personale che solo in parte potranno essere gestite con strumenti non traumatici in quanto direttamente collegate a specifici contesti produttivi”.

Tim comunica l’avvio della Cigs

In mattinata la nota dell’azienda sull’avvio della Cigs: “Tim ha avviato fin dal mese di gennaio 2018 un confronto con le Organizzazioni Sindacali per individuare le misure a sostegno del Piano Industriale DigiTIM ed in particolare definire un piano organici coerente con le finalità e i target annunciati – si legge –  Malgrado le numerose occasioni di approfondimento congiunto e le disponibilità manifestate dall’Azienda ad un costruttivo e risolutivo confronto, non è stato possibile raggiungere una soluzione condivisa e adeguata alle sfide di trasformazione dell’azienda; sfide imprescindibili per rispondere efficacemente ai cambiamenti tecnologici e produttivi imposti dal mercato”.

“La necessità di salvaguardare gli obiettivi industriali, unitamente alle esigenze di sostenibilità economica ed organizzativa dei livelli occupazionali, rendono quindi inevitabile da parte di TIM la presentazione al Ministero del Lavoro e alle rappresentanze Sindacali di un progetto di Cassa Integrazione Straordinaria per Riorganizzazione aziendale – si legge ancora nella nota – Tale progetto verrà analizzato e discusso con le Organizzazioni Sindacali nell’auspicabile prospettiva di pervenire ad un accordo in tempi rapidi”.

Sindacati ‘Decisione unilaterale dell’azienda’

In serata è giunta la replica dei sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil“L’avvio da parte di TIM della procedura di CIGS per riorganizzazione per 29.736 lavoratori è l’ulteriore atto di forzatura unilaterale messo in atto dall’azienda – si legge – Una scelta sbagliata che, oltre a non aiutare a risolvere gli indubbi problemi che vi sono, alimenta un clima di lacerazione con i lavoratori, l’esatto opposto di quello che sarebbe utile per superare le difficoltà indotte da uno scenario difficile e complesso quale è quello in cui si trova a doversi misurare TIM”.

“Lo scenario di trasformazione digitale impone un necessario cambiamento di TIM, in questo senso il progetto DIGiTIM è una necessità sulla quale però gravano drammaticamente i colpevoli ritardi e gli errori commessi negli ultimi anni (cambio di tre A.D.) durante i quali sono stati ripetutamente anteposti gli interessi a breve termine degli azionisti a scapito della capacità di innovazione compromettendo in tal modo il futuro industriale dell’azienda – prosegue la nota – Il futuro di TIM riguarda tutto il paese, deve coinvolgere le istituzioni e la politica nel suo complesso e non può essere fondato su modalità unilaterali che non risolvono i problemi ed alimentano lacerazioni e conflitto e su strategie che antepongono alla prospettiva industriale dell’azienda l’utilizzo improprio di strumenti per esclusive finalità di risparmio nel brevissimo periodo”.

 “SLC CGIL FISTEL CISL UILCOM UIL respingono in maniera netta questa scelta da parte di TIM. Occorre ora riaprire un confronto che affronti e risolva positivamente tutto l’insieme delle questioni presenti e riconsegni un clima di ordinarietà delle relazioni sindacali tale da superare il metodo degli atti unilaterali che ha negativamente caratterizzato quest’ultimo periodo”.

“Questa mattina l’azienda ha informato i segretari generali che partirà unilateralmente la richiesta di procedura di cassa integrazione”, ha detto all’Ansa Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom Uil, aggiungendo che “come sempre abbiamo fatto, se sarà confermata la procedura, avvieremo un confronto presso il ministero del lavoro sapendo che come Uilcom abbiamo necessità di entrare nel merito dei punti salvaguardando, come primo obiettivo, l’occupazione”.

“Gli argomenti sul tavolo avrebbero meritato approfondimenti – commenta il sindacalista – rispetto alle proposte dell’azienda sull’utilizzo del prepensionamento attraverso l’articolo 4 della legge Fornero, la possibilità di fare nuova occupazione con l’inserimento di giovani e la riqualificazione insieme all’internalizzazione di attività, oltre alla possibilità di affrontare tematiche riguardanti il secondo livello aziendale”.

Confronto sugli esuberi in stallo dal 13 marzo

Sulla rottura delle trattative fra Tim e sindacati dello scorso 13 marzo sul piano di 6.500 esuberi presentato a gennaio dall’amministratore delegato Amos Genish pesavano l’incertezza del quadro politico, il perimetro della societarizzazione della rete Tim e le voci di nuovi assetti azionari dopo la comparsa sulla scena del fondo Elliott.

Dopo due mesi di stallo in attesa dell’esito dello scontro fra Vivendi e fondo Elliott, e chiusa quindi la partita della governace, la rottura fra zienda e sindacati si ripropone adesso con l’avvio della Cigs.

Contro lo spezzatino del gruppo, in piena bagarre sulla governance fra Vivendi ed Elliott, si erano espressi i segretari di Cgil, Cisl e Uil (Camusso, Furlan e Barbagallo) dando peraltro il loro placet all’ingresso di Cdp nel capitale di Tim come garante dei livelli occupazionali: dipendenti diretti (50mila) e indotto (altri 50mila occupati circa).

I conti del primo trimestre

In precedenza, il Cda di ieri aveva definito gli assetti di governance con la costituzione dei comitati e ha deciso la creazione di uno nuovo, specializzato in istruttoria e monitoraggio dei rapporti con parti correlate. Il nuovo assetto, ha commentato il presidente Fulvio Conti, è “la certificazione del percorso avviato dal Cda verso la trasformazione di Tim in una public company focalizzata nel conseguire i risultati promessi al mercato”. 

Per quanto riguarda i conti, Tim ha chiuso il primo trimestre dell’anno con ricavi a 4,7 miliardi di euro, in crescita del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2017 e un utile di gruppo a 250 milioni di euro in aumento del 25%.

Torna invece a crescere l’indebitamento finanziario netto rettificato di gruppo, pari a 25.537 milioni di euro a fronte di 25.308 milioni di euro al 31 dicembre 2017.

“Solidi risultati trainati dalla performance positiva in Italia e dalla forte crescita del Brasile, a conferma che stiamo raccogliendo i frutti dell’implementazione della nostra strategia DigiTIM”, ha detto l’amministratore delegato Amos Genish, aggiungendo che “In Italia registriamo una crescita stabile dell’ARPU e della base clienti UBB, sia nel Mobile sia nel Fisso, grazie al nostro impegno costante in termini di avanzamento della copertura di qualità, con cui ci affermiamo quali player premium”.

L’Ebitda reported di gruppo pari a 1,9 miliardi di euro (-4,9%) “sconta l’effetto degli oneri operativi non ricorrenti pari a 95 milioni”. I costi non ricorrenti “sono principalmente connessi all’accantonamento a copertura della sanzione da 74,3 milioni” per “la presunta infrazione” della Golden Power, contro cui l’azienda farà ricorso.

In particolare, a spingere il fatturato sono la performance positiva del segmento mobile domestico, in aumento del 4,7% e l’incremento del 3,7% dei ricavi da servizi, per un ARPU in crescita del 4,6%.

Il segmento fisso domestico ha registrato ricavi da servizi retail in aumento del 2,3%, mentre il Brasile ha messo a segno una crescita del 40% dell’Ebitda, a fronte di un incremento del 4,8% dei ricavi.

Genish: ‘Contratto M5S-Lega non preoccupa’

“Durante il primo incontro con il Cda c’è stata una dichiarazione chiara del presidente a sostegno del piano e del management”, ha detto l’amministratore delegato di Tim Amos Genish nel corso della conference call dopo il cambio del board a seguito dell’assemblea. Il sostegno, ha aggiunto, “c’è e sono tranquillo per il futuro e faremo quello che c’è da fare”. Genish ha aggiunto che c’è stato con il board “un confronto sulla strategia. E’ stato un ottimo inizio – ha detto – continueremo in questo modo e sono ottimista per il futuro”.

Nel primo trimestre “abbiamo già raggiunto il 27% degli obiettivi del piano di trasformazione”. ha aggiunto l’ad di Tim nella conference call. “Avremo numeri più interessanti mano a mano che ci addentriamo nel secondo semestre e all’inizio del 2019”.

Nella bozza del contratto di governo messo a punto da Lega-M5S “c’è una parte che riguarda le infrastrutture, ma non abbiamo visto niente di importante sul settore delle tlc e sulla nostra azienda”, ha detto ancora Genish. “Non sappiamo – ha aggiunto – quale politica sarà effettivamente applicata ma è anche interesse del futuro governo lasciare che il mercato si evolva nel modo migliore possibile e permettere che vadano avanti gli investimenti delle aziende per far avanzare le infrastrutture e l’Italia. Non sono preoccupato”.