Ribaltone

Tim, Elliott batte Vivendi e conquista la maggioranza in Cda

di |

Il fondo Elliott vince di misura la sfida a Vivendi per la governance di Tim e piazza 10 consiglieri in Cda. Decisivo l’appoggio di Cdp. Il fondo americano conferma la fiducia nell’ad Amos Genish. Lunedì la nomina del presidente e l’assegnazione delle deleghe.

Il fondo Elliott, che controlla l’8,8% di Tim, ha vinto lo scontro con l’azionista di controllo Vivendi (23,9%) per la governance di Tim. Questo il responso dell’assemblea generale che si è tenuta oggi a Rozzano, dove la lista dello sfidante americano è stata la più votata con il 49,84% del capitale presente, a fronte del 47,18% incassato da Vivendi, e si aggiudica così 10 posti in Cda. Entrano così in Cda gli esponenti della lista Elliott, vale a dire Fulvio Conti, Alfredo Altavilla Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini, Rocco Sabelli. A Vivendi, finita in minoranza, spettano 5 rappresentanti che sono Amos Genish, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo. Fuori dal board resta quindi Franco Bernabè.

Gli astenuti sono stati il 2,38%.

Al voto ha preso parte il 67,5% del capitale.

Pochi interventi, tanti ‘disturbatori’ in assemblea Tim. Al punto che il vicepresidente Franco Bernabè, chiudendo il tempo delle controrepliche, si è sentito in dovere di rimarcare le distanze. Un piccolo socio ha anche parlato di “lobby ebraiche e americane” a proposito dell’ad Amos Genish. “Ci sono stati interventi deplorevoli e inaccettabili anche di tipo antisemita, che non si erano mai sentiti in questa assemblea”, ha affermato Bernabè riferendosi a tali dichiarazioni.

La Cdp, che detiene una quota del 4,78% in Tim, ha votato a favore del fondo Elliott e, vista la vittoria di misura, si è rivelata l’ago della bilancia che ha fatto pendere la vittoria verso gli americani. Fin dal suo ingresso nell’azionariato il mese scorso, la scelta della Cassa Depositi e Prestiti è stata letta come favorevole al fondo Elliott nell’ottica del progetto di scorporo della rete di Tim e poi fonderla con Open Fiber (di cui Cdp con Enel è azionista paritetico). Cdp è entrata in Tim per difendere un asset strategico per il Paese.

Lunedì prossimo è in programma il Cda per la nomina del presidente e l’assegnazione delle deleghe. A meno di colpi di scena, amministratore delegato dovrebbe restare Amos Genish, primo della lista Vivendi ma gradito a Elliott, che dopo l’assemblea Elliott ha ribadito “il pieno sostegno” a Genish come ad di Tim e “all’intero team di manager ed è totalmente allineata con il suo business plan”. “La vittoria di oggi per la lista indipendente manda un segnale forte all’Italia e, oltre a dimostrare che gli investitori impegnati non accettano un governo societario scadente, si apre la strada alla massimizzazione della creazione di valore per tutti gli azionisti di Tim”, si legge in una nota di Elliott.

Nel merito, Elliott ora guarda ad un “dialogo costruttivo e ad una ponderata valutazione delle varie proposte per la creazione di valore da parte del board indipendente di Tim e del management di Elliott incluso il ritorno del dividendo al momento appropriato e la valutazione di alternative che riguardino Netco dopo la separazione legale e la conversione delle azioni di risparmio – aggiunge il fondo americano – Il nuovo board indipendente di Tim – aggiunge Elliott – può ora considerare queste misure e altre senza l’influenza sproporzionata di un singolo azionista”. 

“Ora è una vera public company. Sono soddisfatto”. Questo il commento a caldo di Fulvio Conti, primo nella lista Elliott, accreditato come futuro presidente del gruppo al posto di Arnaud de Puyfontaine.

Dal canto suo, Vivendi ha fatto sapere che non vuole disimpegnarsi da Tim e che “sostiene Genish e la sua strategia industriale 2018-2020 a lungo termine. Saremo molto attenti e vigili affinché la strategia non cambi”, ha detto Simon Gillham, direttore della comunicazione di Vivendi. In merito alla possibilità di dismettere una parte della quota di Vivendi, Gillham ha detto che “siamo un azionista di lungo termine”. Sul fatto che l’amministratore delegato in pectore Amos Genish si dimetta, nel caso di divergenze con il Cda sulla strategia, Gillham non ha commentato. In una nota Vivendi ha fatto sapere che “adotterà tutte le misure necessarie per preservare il valore della compagnia telefonica ed evitare il suo smantellamento”.

Dopo l’esito del voto, Tim ha invertito la rotta in Piazza Affari. Il titolo, che prima del voto perdeva lo 0,8% ora segna un rialzo dell’1,15% a 0,85 euro.

Resta positiva Vivendi (+1%) sulla Piazza di Parigi.

Sul fronte sindacale, dopo l’appello dello scorso 20 aprileSalvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom Uil, ha detto oggi in una nota che “Oggi con il voto in assemblea dei Soci, dopo giorni di grande incertezza, abbiamo finalmente una compagnie azionaria che può guidare il Gruppo Tim – si legge nella nota – Per quanto ci riguarda, la Uilcom Uil prosegue il suo confronto mettendo al centro i circa 50.000 lavoratori attualmente occupati nel Gruppo Tim in Italia ed il significativo indotto che gravita intorno a questa grande azienda”. “E’ quindi necessario che la nuova governance, qualunque piano industriale voglia perseguire e realizzare, mantenga gli attuali livelli occupazionali ed i perimetri aziendali in essere con una rete che venga valorizzata ma che resti interamente all’interno del Gruppo Tim. Siamo – aggiunge Ugliarolo – totalmente contrari ad eventuali disaggregazioni e spezzatini perché la forza del Fruppo Tim è sempre stata quella di essere una unica grande realtà industriale, la quinta azienda privata del Paese. Attendiamo adesso di conoscere a breve l’Amministratore delegato che dovrà condurre Tim e siamo ansiosi di comprendere il modello di business che intende dare al Gruppo”.