Il piano

Tim propone 7.500 esuberi e 2mila assunzioni

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Il piano di uscite volontarie e nuove assunzioni è stato presentato oggi dall’azienda ai sindacati. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil: 'Garanzie sul perimetro aziendale a partire dalla rete'.

Tim propone ai sindacati un piano di esuberi, con un massimo di 7.500 uscite volontarie e duemila assunzioni a fronte di solidarietà espansiva nel periodo 2018-2020. Sono queste le cifre che l’azienda sta presentando ai rappresentanti dei lavoratori nell’incontro in corso da questa mattina.

L’azienda avrebbe già accantonato 700 milioni di euro per finanziare il piano che a regime potrebbe portare risparmi annui per circa 400 milioni.

In particolare, si prevedono 4.000 uscite ex art. 4 (cioè prepensionamenti ex legge Fornero) elevabili a 5.000, per i dipendenti che hanno i requisiti, entro il 31 dicembre 2018. Altri 2.500 al massimo sono previsti come esodi incentivati nel triennio 2018-2019-2020, uno strumento che sarà proposto a tutto il personale. Il gruppo inoltre prevede 2.000 assunzioni, per incorporare nuove competenze digitali in azienda, a fronte di una solidarietà espansiva (cioè una riduzione di orario finalizzata a finanziare le assunzioni) di circa 20 minuti al giorno che coinvolgerebbe tutti i dipendenti.

Il piano prevede inoltre la riconversione e riqualificazione professionale interna con conseguente la ricollocazione di circa 3.500 dipendenti.

Sindacati ‘Aperti al confronto ma garanzie su perimetro aziendale a partire dalla rete’

I sindacati, al termine del confronto, hanno diramato una nota congiunta. “Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil a fronte di quanto esposto dall’azienda hanno dichiarato la propria disponibilità al confronto di merito fermo restando la necessità di approfondimenti e risposte adeguate su tutte le tematiche, ivi incluso la strategicità della tenuta del perimetro aziendale a partire dalla rete e livelli idonei degli investimenti atti sostenere credibilmente il piano strategico 2018-2020″.

Per i sindacati “Gli strumenti di esodo volontario, fermo restando i necessari approfondimenti, appaiono in prima analisi insufficienti a garantire un’adeguata tutela del personale coinvolto. In tale contesto di confronto, è imprescindibile riaffermare e condividere risposte positive che, coerentemente con le attuali politiche contrattuali, concretizzino il secondo livello di contrattazione per i dipendenti di TIM.”

“Slc, Fistel e Uilcom nell’evidenziare che molto dipenderà dalla qualità delle effettive disponibilità che l’azienda manifesterà al tavolo, pur confermando il loro impegno ad un confronto serrato, hanno altresì precisato che la grande complessità delle tematiche esposte ed i passaggi democratici necessari non possono essere bypassati da una scadenza imposta unilateralmente dall’azienda, pena il rischio di insuccesso del negoziato con le relative conseguenze”, chiude la nota. In altre parole, le trattative sono complesse e i tempi per chiudere un accordo potrebbero essere piuttosto lunghi.

Piano industriale 2018-2020

Il piano industriale 2018-2020 di Tim sarà presentato dall’aministratore delegato Amos Genish al Cda del prossimo 6 marzo.

Il numero complessivo dei dipendenti Tim è di circa 50mila unità, di queste circa 30mila sono state interessate da contratti di solidarietà terminati l’anno scorso.

C’è da dire che i dipendenti Tim che lavorano alla rete sono più di 20mila e che l’ipotesi di societarizzazione della rete potrebbe tornare in auge a questo punto, dopo i ripetuti dibattiti sul futuro della rete Tim che resta comunque un asset strategico per i vertici aziendali. Non a caso i sindacati chiedono garanzie sul perimetro aziendale.

Quel che è certo è che Tim ha ribadito ieri che intende procedere con le trattative per la costituzione della joint venture con Canal+ sui contenuti. Nell’operazione potrebbe rientrare anche Mediaset.