Dialogo

Tim ragiona sul futuro della rete, tavolo tecnico con Agcom

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Via libera di Agcom e Antitrust all’apertura di un tavolo tecnico con via Isonzo sulla governance della rete.

Tim prende tempo sull’ipotesi di spin-off della rete (ipotesi che affronta con i piedi di piombo pur non chiudendo a priori) e ottiene il via libera dell’Agcom, avallato dall’Antitrust, all’apertura di un tavolo tecnico per analizzare insieme all’Autorità di via Isonzo gli eventuali miglioramenti da apportare all’attuale governance della rete.

Questo in estrema sintesi il risultato dell’incontro di ieri fra l’amministratore delegato di Tim Amos Genish con il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, che ha accolto favorevolmente la proposta di Genish, aprendo così ad un percorso comune per valutare eventuali soluzioni. Un percorso comune incoraggiato anche da Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust.

Resta da capire la tempistica di questa analisi congiunta, che presumibilmente dovrebbe chiudersi prima del prossimo 6 marzo, data fissata per il Cda di Tim in cui è prevista la presentazione del prossimo piano industriale.

Una data che potrebbe di fatto coincidere con quella delle elezioni, prima delle quali comunque non verrà presa alcuna decisione in merito alla rete, anche se l’azienda non potrà certo vincolare le sue decisioni industriali all’esito del voto.

L’obiettivo di Tim è sviluppare con il regolatore un modello di governance della rete su misura per il contesto italiano, senza escludere a priori nessuna soluzione ma senza aderire in maniera pedissequa a modelli di scorporo adottati in altri paesi con risultati negativi, secondo quanto dichiarato dallo stesso Genish due giorni fa a proposito di Openreach (BT) nel Regno Unito e delle esperienze negative in Australia e non troppo rosee in questo senso in Svezia.

La posizione di Tim è chiara: se, dopo il processo di analisi in corso, si dimostrerà che serve l’adozione di un modello più avanzato di separazione di quello attuale per assicurare una maggiore apertura della rete (che peraltro l’azienda giudica già garantito), Tim ritiene che il nuovo modello debba essere “fatto su misura” per l’Italia e condiviso con tutti gli attori principali (Autorità e Istituzioni). In altre parole, come detto, nessuna replica di modelli fallimentari sperimentati all’estero senza fortuna. Cosa significhi tutto ciò resta da capire e dipenderà dagli eventuali rimedi fissati dall’Agcom.

Sempre ieri Amos Genish ha incontrato anche il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, condividendo la proposta avanzata all’Agcom per un tavolo tecnico sulla governance della rete. Genish ha inoltre condiviso con Calenda quanto discusso al Cda del 5 dicembre, e cioè che Tim continuerà a vagliare le diverse ipotesi di miglioramento dell’attuale modello di accesso alla rete per rispondere agli input delle Istituzioni e per creare valore. Prossimo incontro con Calenda a gennaio.

Quel che è certo è che Tim, pur aprendo la discussione, non ha alcuna intenzione di rinunciare a cuor leggero ad avere voce in capitolo sulla sua rete, un asset industriale strategico per il gruppo. Tanto più che un’eventuale separazione sarebbe un’operazione assai complessa dal punto di vista tecnico e finanziario.

Il miglioramento dei rapporti di Vivendi, primo azionista di Tim con il 24%, con governo e autorità è uno dei compiti principali affidati ad Amos Genish. Il clima sembra assai migliorato rispetto a quest’estate, in attesa di dipanare l’altro nodo italiano che riguarda Vivendi, ovvero la disputa con Mediaset per la mancata acquisizione di Premium e la scalata francese definita ostile da Cologno Monzese al Biscione.

Il 19 dicembre è prevista la prima udienza al tribunale di Milano, entro quella data Vivendi potrebbe trovare un accordo con il Biscione sui contenuti che coinvolge Tim. Ma per ora non ci sono novità in questo senso.