Il quadro

Tim, prima assemblea dell’era Poste. Sul tavolo bilancio 2024, politica di remunerazione e piano di stock option

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Domani l'assemblea di Tim, la prima dell'era Poste salita al 24,81% e subentrata a Vivendi come primo azionista della compagnia Tlc. Sul tavolo ci sarà anche la modifica del perimetro dell’oggetto sociale, in modo da poter vendere più servizi di Poste.

Vigilia della prima assemblea dell’era Poste per Tim. Un nodo di svolta importante, che funge da spartiacque fra la fine dell’era Vivendi e l’inizio di un nuovo capitolo per l’operatore Tlc. La data dell’assemblea è stata posticipata di un paio di mesi rispetto a quella inizialmente indicata per aprile, appunto per digerire il passaggio del testimone tra Vivendi, scesa al 2,5%, e Poste Italiane (24,81% del capitale ordinario, con l’acquisto a febbraio del 9,8% detenuto da Cdp e poi del 15% ceduto dal gruppo francese). 

I punti all’ordine del giorno dell’assemblea

 I punti all’ordine del giorno comprendono l’approvazione del bilancio 2024, la politica di remunerazione, il piano di incentivi e stock option per il management.

Sono previste anche modifiche statutarie, fra cui la riduzione a 11 del numero massimo dei componenti del Cda e la modifica della percentuale di possesso azionario per la legittimazione alla presentazione delle liste. Inoltre, sul tavolo ci sarà anche la modifica del perimetro dell’oggetto sociale, in modo da poter vendere più servizi di Poste aggiungendo fra i campi d’azione anche i servizi assicurativi.

Chi voterà contro avrà diritto al recesso ma a un valore delle azioni già quantificato: 0,2884 euro per le azioni ordinarie e 0,3295 euro per le risparmio, valore medio del prezzo di Borsa negli ultimi sei mesi che al momento attuale risulterebbe molto poco conveniente visto che il titolo viaggia ormai intorno a 0,40 euro, con un incremento del 75% in un anno spinto in primis dall’ingresso di Poste con una quota del 24,81% nell’azionariato.

Sinergie con Poste

C’è da dire che al momento manca ancora il via libera dell’Antitrust all’operazione, che non è arrivato in tempo per l’assemblea di domani.

Da ricordare che Tim e Poste a maggio hanno firmato “un Memorandum of Understanding” per un nuovo contratto, che garantirà a Postepay (Poste Mobile) l’accesso all’infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal 1° gennaio 2026.

Non esclusa la pista iliad

Nel frattempo, non è affatto escluso un ingresso di iliad nell’azionariato di Tim, con un ruolo industriale che potrebbe portare ulteriori sinergie ai due operatori, in ottica di consolidamento del mercato. Se ne è parlato molto negli ultimi mesi.

Cauto ottimismo degli investitori che attendono le sinergie con Poste

Intanto il clima fra gli investitori è di cauto ottimismo, in un contesto geopolitico molto complesso soprattutto dopo l’attacco statunitense all’Iran, che pesa un po’ su tutti i listini. Al netto di Trump, gli investitori sono interessati a capire quale sarà il futuro dell’ad Pietro Labriola, che secondo alcune voci potrebbe essere in uscita con un nuovo ruolo statale già operativo.

Il titolo Tim, secondo alcuni osservatori, è il più sottovalutato del MIB e con il miliardo derivante dall’incasso del canone non dovuto e i 2,5 miliardi da parte di KKR in seguito all’earn out per la fusione fra Open Fiber e Fibercop potrebbe raggiungere persino quota un euro entro dicembre.

Vedremo, quel che è certo è che i rapporti fra Open Fiber e Fibercop al momento sono ancora improntati alla concorrenza nelle aree grigie, in attesa di un accordo per rispettare gli obiettivi di copertura del PNR entro giungo 2026.

Per quanto riguarda le voci di una possibile fusione con iliad, secondo alcuni osservatori con Poste la musica è cambiata. I numeri della Business Unit Consumer potrebbero vedere un netto miglioramento quando i servizi cominceranno ad essere promossi attraverso i circa 15mila sportelli di Poste.       

Tim, non esercizio del golden power su cambio ragione sociale

Intanto, nel fine settimana Tim ha reso noto che in vista dell’assemblea del 24 giugno e, in particolare, in relazione alla proposta di modifica dell’articolo 3 dello statuto sociale, riguardante il perimetro dell’oggetto sociale, comunica che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha trasmesso alla società il provvedimento con cui è stato deliberato il non esercizio dei poteri speciali.

In particolare, scrive la società, “la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha precisato che, pur rientrando la proposta di modifica dell’oggetto sociale nell’ambito di applicazione della normativa Golden Power, sono manifestamente insussistenti i presupposti per l’esercizio dei relativi poteri”.

La relativa condizione sospensiva in merito alla normativa Golden Power, risulta pertanto verificata.

Tim al lavoro con banche su cessione credito atteso dallo Stato per 1 miliardo

Intanto, sul fronte finanziario Tim è in trattativa avanzata per cedere un credito da 1 miliardo di euro che si aspetta di vedersi liquidare dal governo italiano al termine di un contenzioso legale sul canone di concessione del 1998. Lo rende noto al Reuters, precisando che UniCredit e Santander rileverebbero il credito atteso, consentendo a Tim di finanziarsi tramite un’operazione di factoring in attesa che la Cassazione pronunci una sentenza definitiva sul rimborso da parte dello Stato del canone di concessione del 1998, spiegano le fonti.

L’anno scorso la corte di Appello di Roma ha riconosciuto le ragioni di Tim, ordinando allo Stato di restituire l’importo del canone di concessione pagato da Tim nel 1998, più gli interessi maturati, per una somma complessiva che si aggira intorno al miliardo di euro.

Il caso è ora all’esame della Cassazione – che in un caso simile aveva riconosciuto le ragioni di Vodafone a seguito del ricorso del governo.

Nell’ipotesi che la decisione definitiva dovesse risultare sfavorevole a Tim, quest’ultima dovrebbe restituire alle banche l’importo ricevuto e gli interessi maturati.

Ma il rimborso potrebbe andare per le lunghe.

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