Il progetto

Tim, ok a societarizzazione della rete. Proposta in Cda il 6 marzo

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L’amministratore delegato di Tim Amos Genish ha presentato oggi al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il progetto di separazione legale della rete che sarà discusso in Cda il 6 marzo. Sindacati chiedono confronto urgente con Genish.

Via libera al progetto di spin off della rete Tim da parte di Vivendi. Se ne parlava da tempo e oggi l’amministratore delegato di Tim Amos Genish ha presentato al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il progetto per la separazione legale (societarizzazione) della rete Tim, che prevede la creazione di una nuova entità (Netco) che, almeno in una prima fase, sarebbe controllata al 100% da Tim e garantirebbe parità di accesso a tutti gli operatori alternativi. Positiva la reazione di Calenda, secondo cui si tratta di una svolta storica.

Il mercato ha reagito positivamente alla notizia del progetto di spin off della rete Tim, guadagnando fino al 5% a Piazza Affari.

Genish: proposta in Cda il 6 marzo

“Abbiamo presentato – ha chiarito Amos Genish – un’ipotesi di evoluzione volontaria del modello di separazione della rete, risultato dell’importante lavoro di collaborazione avviato con l’Agcom. Si tratta di una proposta che porterebbe alla creazione di un’entità legale separata controllata al 100% da Tim, con un alto livello di corporate governance”. Un confronto che “è stato molto positivo”, ha detto Genish. Il progetto, qualora riceverà i feedback positivi delle autorità e del governo, potrebbe essere portato al board del 6 marzo chiamato ad approvare i conti e il nuovo piano: “Il nostro progetto è portare la proposta al Cda del 6 marzo (due giorni dopo le elezioni ndr)”, ha precisato Genish. Il 6 marzo sarà l’occasione per presentare il nuovo piano industriale e discutere la ristrutturazione del gruppo, che prevede fra 6.500 e 7.500 esuberi in tre anni.

 

Calenda: ‘Dato epocale’

“È un dato epocale – ha detto Calenda – perché di questa cosa si parla da 20 anni e per la prima volta viene presentato un piano razionale, articolato che prevede una societarizzazione della rete”.

“Vorrei ringraziare Genish – ha aggiunto Calenda – che ha fatto un buon lavoro in poco tempo, coraggioso ed ha contribuito a rasserenare il clima con il governo”. Il ministro ha precisato come ci sia ancora “lavoro da fare perché è un percorso che inizia ma per la prima volta c’è un progetto di societarizzazione della rete e per noi è un passaggio importante per avere una rete sicura, aperta e capace di intercettare gli investimenti sulla rete perché è essenziale approfittare delle potenzialità del digitale”.

Ci vorranno diversi mesi prima che il progetto, se si concretizzerà, vada in porto. Particolarmente complesso definire il perimetro esatto della rete (cosa ne fa parte? Quali asset precisamente e quali funzioni?).

Calenda ha aggiunto che il passaggio “indicato da Genish con la società Netco che ha dentro la rete sarà poi presentato al board e a valle del board lavoreremo insieme per prendere tutte le decisioni, ma è comunque un lavoro molto significativo”. Quanto alla possibilità che la governance contempli un rappresentante istituzionale nel board della nuova società, Calenda ha spiegato: “La normativa sul golden power prevede una persona di gradimento nel board di Tim e così sarà anche nella nascente società della rete”.

Decisione in linea con golden power

Lo spin off della rete andrebbe incontro ai desiderata del Governo, che vede con preoccupazione il “controllo di fatto” (secondo la Consob) dell’azionista francese Vivendi sugli asset strategici per la sicurezza nazionale di Tim, fra cui la rete che peraltro è un asset strategico per la stessa Tim che la valuta intorno ai 15 miliardi di euro. L’accresciuta influenza di Vivendi, che detiene il 24% in Tim, ha spinto il Governo ad esercitare i poteri speciali (golden power, contro cui Tim ha fatto ricorso) per controllare gli asset strategici della società (Sparkle, Telsey e la rete). A settembre il comitato ad hoc presso la Presidenza del Consiglio ha stabilito che Tim avrebbe dovuto notificare al Governo il “controllo di fatto” da parte di Vivendi, che peraltro nega di esercitarlo. Di fatto, Tim rischia una multa fino a 300 milioni di euro (pari all’1% del fatturato annuo combinato di Tim e Vivendi) per la mancata notifica al Governo dell’assunzione di controllo sulla compagnia. Il ministro Calenda dal canto suo ha detto che deve capire se l’ammontare dell’eventuale multa ai danni di Tim nell’ambito del golden power possa essere in qualche modo ridotta.

Sindacati: tavolo fermo, chiesto incontro a Genish

I segretari generali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono un incontro immediato con l’ad di Tim, Amos Genish, per avere “una visione chiara sul perimetro aziendale”. Lo riferisce il segretario della Uilcom Uil Salvatore Ugliarolo sottolineando che il tavolo con l’azienda è fermo. Oggi i sindacati non si sono presentati al confronto per fare il punto su piano, esuberi e separazione della rete i segretari nazionali.“Non ci siamo presentati al tavolo – spiega Ugliarolo – perché abbiamo chiesto un incontro urgente a Genish per capire cosa si sta prospettando sul sistema della rete. Anche oggi c’è stato un incontro tra l’ad di Tim e Calenda e noi lo abbiamo saputo dalla stampa. Vogliamo avere una visione chiara sul perimetro aziendale e soprattutto su rete che per noi è fondamentale”.